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Star treck e la missione continua dell'imperialismo americano

di Sophia Micic - 03/07/2009

 

È ambientato nel futuro ma il nuovo film di Star Trek è in realtà nostalgico degli anni 60. Sono seduta incollata allo schermo con mio marito e nostra figlia tra di noi. Nello stesso momento vengo riportata indietro nel tempo agli inizi della serie, tra il 1966 e il 1969, quando ciò che avveniva avviene ancora oggi. Ecco cosa successe nell’ambito politico e culturale americano negli anni 60: una storia che va avanti ancora oggi, che si ripete e che non si è ancora esaurita. Nelle ripetizioni, ci sono molti più avvenimenti inventati di quelli che realmente successero. E vista la storia originale, così come la nostalgia per gli anni 60, ciò che sta avvenendo ora è una delle storie più importanti di tutti i tempi. Quindi, cos’è successo nella manciata di settimane precedenti l’uscita del film? Di cosa abbiamo nostalgia? E cosa ci stiamo rifiutando di lasciare?

Non mi ero posta queste domande seduta tranquillamente com’ero a vedere Spock che pubblicamente faceva delle avances un po’ spinte ad Uhura, sussurrandone dolcemente il nome. (Dimenticate l’appiccicoso liquido rosso che essi portavano in una bottiglia, capace di creare un buco nero. La dimostrazione di affetto del vulcaniano è la scena più surreale di tutta la pellicola. Ma a molti di noi piacciono queste incongruenze per tante piccole ragioni che ci fanno apparire ciò che vediamo nello schermo come reale, e per questo le accettiamo incondizionatamente ). No, la maggior parte delle mie paure doveva ancora arrivare. Ma seduta lì, era la prima volta che vedevo il film, ebbi come l’impressione che quello spettacolo riproducesse fedelmente ciò che era successo nei momenti di massima egemonia del potere Americano.

Ho lavorato duramente, come tanti altri d’altronde, per far sì che l’impero americano assumesse uno stile-Obama. Ho lavorato perché uno stato così importante come gli Stati Uniti spinto dalla paura può essere un vero pericolo per il mondo. Paura o speranza sembravano essere le uniche possibilità entro cui scegliere, ed io scelsi la seconda. Ma ritornando al mistero degli anni ’60, per capire il presente, dobbiamo ricordare che la speranza può anche essere un problema. Non è che la nostra cieca fiducia nell’egemonia Americana sta piano piano protestando dentro di noi? Siamo così convulsi nell’essere speranzosi che sembra come se, forse, e dico forse, abbiamo un po’ di paura?

Gli anni ’60, impersonati da James Tiberius Kirk, furono per la maggior parte caratterizzati da una speranza e una forza sempre più frenetiche fino all’esplosione di una fiducia quasi totale. E quanto è visibile questa forte fiducia nel nuovo film!! Questi ragazzi sono i personaggi dei futuri ragazzi di allora, senza essere William Shatner, Leonard Nimoy, Nichelle Nichols e tutti gli altri, solo Kirk rimane una tremenda testa di c..., ma Spock lo sovrasta in fascino. Uhura in questo contesto è più sensuale che mai e segue il suo uomo in tutto e per tutto, è perfino troppo saccente. L’opinione di J. R. Jones, che scrive sul Chicago Reader, è condivisibile: il nuovo film parla in primo luogo degli attori, solo poi e in modo vago della storia e delle idee in sé per se stesse, e non tratta assolutamente gli argomenti di cui le normali pellicole di fantascienza parlano. Ma il viscido liquido rosso è meramente viscido e i tratti del genere sono fallimentari, mentre le rappresentazioni dell’impero recitate dai protagonisti sono reali e spaventose. La nostalgia del film potrebbe essere nuclearizzata dal suo realismo.

Allerta in tutti i sensi: il genocidio nella nuova pellicola è un gesto casuale. Due interi pianeti vengono distrutti. E non sono di certo due pianeti a caso. Sono Vulcano e Romulus. Ok, lo ammetterò: ero seduta lì aspettando una totale risoluzione dell'intrico e della distorsione temporale nello svolgimento del film. Mi aspettavo veramente che sia Romulus sia Vulcano si salvassero. La distruzione di Romulus infatti, non potrebbe accadere nella realtà, perché sarebbe come vivere nel mondo attuale con la Cina e il Medio Oriente completamente annientati. Giusto? ( forse è proprio così?). Ero sicura che non avrebbero mai fatto finire il film con la riduzione di Vulcano a un cumulo di polvere. Dico, Vulcano?!? Ma è così che il film termina. Il pianeta amico più vicino alla Terra, pensate al Regno Unito, e uno dei più potenti paineti alla pari della terra vengono totalmente distrutti. Siamo l’unica superpotenza superstite nel film. Ma è proprio questo ciò che gli americani vogliono credere?

La trama del film racconta come i protagonisti sopravvivono ad una realtà di devastazione e atroci perdite. Il romulano Nero diventa un terrorista dopo aver visto il suo pianeta e la sua famiglia distrutti. I vulcaniani sopravvissuti sono stoici, addolorati ma stoici, rifugiati: e hanno in sé quella che sembra essere la risposta data dalla pellicola. I vulcaniani sono i sopravvissuti buoni, Nero è invece il cattivo della situazione. Pensatelo come quel tipo di persona che il presidente pensa che noi cattureremo quando già tutte le foto di Abu Grahib saranno rese pubbliche. Certo, non rappresenta in tutto Romulus – fatemi essere chiara su questo punto – ma è comunque il leader di un gruppo pericoloso e atipico. È la quintessenza del terrorista che aspetta solo di essere bruciato.

Ma come si svolge l’atrocità più grande, che dà poi il via a tutta l’azione? Mr Spock, il più anziano nel film, che nella pellicola futura verrà impersonato da Leonard Nimoy, ha compiuto uno “sbaglio” non salvando Romulus dalla minaccia di una supernova. La sua tempistica è stata leggermente sbagliata e queste cose possono accadere solo in una realtà come quella di un film. Triste e tragico, ma noi dobbiamo capire come comportarci in situazioni come queste con calma e maturità.

L’invasione dell’ Iraq è stata sicuramente una di quelle situazioni in cui la calma e la maturità sono indispensabili ora per mettere un po’ di ordine e risolvere questa spinosa faccenda. Tutto ciò acquista un senso solo se si pensa che sia stato un errore proveniente dal cuore dell’egemonia degli USA. Ed è proprio da quel centro che scaturiscono i miti degli anni ’60 e '90, tutti gli Star Trek, e l’America di oggi.

Il mio problema più grande con l’ultimo film è stato capire quanto veramente mi sia piaciuto. È perfettamente familiare, confortevolmente arrogante e deliberatamente deprimente.

Nello svolgersi della vicenda, i giovani e belli Kirk e Spock favoleggiano e scherzano sull’idea di comportarsi in maniera disonesta: questo comportamento potrebbe essere giusto in alcune particolari situazioni, come ad esempio per ragione di stato o per la sopravvivenza (o forse solo per dimostrare la propria abilità ). Al termine della pellicola, affrontando il pericoloso e atipico Nero avendo la capacità di distruggerlo (è comunque messo in un angolo), Kirk offre la possibilità di negoziare.

Ma i nostri eroi si burlano di questo. Spock spinge Kirk a chiedersi cosa stia facendo. Spostandosi dall’inquadratura di Nero, Kirk afferma che lui sta facendo la cosa più logica offrendo un compromesso. In maniera suadente : “Pensavo volessi farlo”. Spock, girato dall’altra parte rispetto all’inquadratura, risponde che non era il momento. È questo lo scherzo che sta avvenendo in Iran, Palestina o Pakistan? I giovani sono di fronte all’inquadratura, al loro nemico, e gioiscono quando il compromesso viene rifiutato e possono liberamente spaccare tutto, come non avevano mai fatto prima.

Tutti sappiamo che prima o poi dovremo finirla di comportarci così. O no?

Avevo più o meno l’età di mia figlia, che ora ha 8 anni, io ne avrò avuti tra i 6 e i 9, quando ho visto per la prima volta con i miei genitori questo telefilm. L’approccio di mia madre con la pellicola mi aiutò decisamente a formare il mio primo punto di vista in merito alla versione pornografica che vidi anni più tardi. Tutto ciò che vogliamo – e otteniamo sia nella versione precedente che nell’ultima pellicola – è ancora e ancora la parola “Jim” pronunciata con così tanto trasporto emotivo da Mr. Spock. Ma tutte le immense possibilità di una nuova politica per quegli anni ’60 fiammeggiavano attraverso la reazione di mia mamma, e io mi mantenni nella traiettoria sopracitata. Tutto negli anni ’60 era suscettibile di cambiamento, ed era come se noi dovessimo preservare quella forza, non farla morire, per capirne sempre di più l’enorme potenziale. Durante la speranzosa esuberanza degli anni ’60, le situazioni di morte e distruzione con cui ci eravamo dovuti confrontare erano ben fisse nella nostra memoria. Gli uomini e le donne vestiti di Spandex erano in televisione, pubblici proprio come la ragazzina che correva nuda nel suo villaggio avvelenato dal napalm. Non mi sono voltata di fronte a quelle immagini, per lo meno in presenza di mamma e papà.

La dubbia arte del nuovo film è un esercizio nel far riemergere la nostalgia degli anni ’60, distruggendo le cose più belle che di quell’epoca potevamo ricordare. E lo fa a nostra insaputa. La risposta totalmente acritica a questo film è stata scioccante. Permettetemi di ricordarvi: fino ad ora, le due fonti di potere che spingono Star Trek sono sesso e potere e la seconda ha inevitabilmente spinto la prima. Nel nuovo film la sessualità fa da contrappunto alla brutalità dell'imperialismo, e non c'è nulla di intelligente a riguardo. Siamo attratti da esse ma si tratta di vuota libidine. Il film parla di forza e di paura e di poco altro.

Il nuovo Star Trek è in tutto Bush: come i tribunali militari a Guantanamo, ma sotto mentite spoglie da pecorella, proprio come….i tribunali militari a Guantanamo ora. Siete capaci di guardare al futuro con speranza conoscendo la situazione? Nulla più del momento in cui le foto di Abu Grahib verranno rese pubbliche spaventa Obama. Ma cosa è successo nelle ultime settimane? Il nuovo film di Star Trek in stile “Guerra al Terrorismo” è diventato di moda proprio nel momento in cui il presidente della speranza ha iniziato ad attenersi agli oltraggi del presidente della paura. Perché entrambi i presidenti hanno paura di ciò che potremmo vedere nello schermo? Non è ciò che farebbero gli iracheni se vedessero le foto di Abu Grahib. Obama, come d’altronde Bush, ha paura di ciò che gli americani potrebbero fare. E qui sta la mia nostalgia (entrambi i presidenti potrebbero condividere questo stato d’animo con me, ma non nella maniera giusta ne sono sicura): noi Americani non siamo idioti se ci permettono di vedere, pensare, sperare e aver paura per noi stessi.

L’impero americano sarà capace di scoprire nuovi mondi? Un amante del nuovo film, decisamente offeso dal mio pensiero al riguardo, potrebbe obiettarmi che i nuovi Kirk e Spock hanno perso i loro genitori nel continuum spazio- temporale del film- Kirk il padre, l’altro la madre – e che io non sono molto rispettosa nei confronti del loro essere ragazzi dicendo tutto ciò. Sì, hanno sofferto troppo, è questo il problema. Giusto? I sopravvissuti buoni hanno visto il loro mondo distrutto e non c'è molto spazio per guardare orgogliosi avanti, per guardare alla giustizia procedurale o a tutti quegli elementi che possano rievocare un che di nostalgia o far venire voglia di ripetere tutto.

Sophia Micic è una Professoressa associata di Scienze Politiche presso la Northeatern Illinois University. La si può contattare all’indirizzo mail: s-mihic@neiu.edu.

Titolo originale: "Star Trek and the Continuing Mission of American Imperialism"

Fonte: http://www.counterpunch.org
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29.05.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ADERLAIS