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Più sicurezza per tutti?

di Marco Proietti - 06/07/2009

C’è una grossa e fastidiosa confusione attorno al disegno di legge sulla sicurezza, e ci si divide tra i facili entusiasmi di chi sbandiera una populista conquista ed i piagnistei dei soliti bastian-contrario che non offrono alternative effettive, ma ciò che appare evidente ad un operatore del settore è la sostanziale incoscienza sia sui reali effetti del pacchetto sicurezza, sia sulla natura fenomeno migratorio che viene affrontato come fosse una malattia per la quale si è trovato l’antidoto tanto agognato. Mettiamo ordine allora. Con l’approvazione del Ddl sulla sicurezza, per altro passato a suon di sediate in Parlamento, il clandestino è reo e rischia una ammenda da 5mila a 10mila oltre all’espulsione, la sua permanenza nei centri di permanenza temporanea è allungata a 180 giorni, il medico avrà il famoso obbligo di denuncia ed infine l’italiano che affitta un appartamento ad un clandestino rischia fino a 3 anni di carcere: questa è in poche parole la parte del Ddl che riguarda il reato di clandestinità ed i suoi effetti collaterali.

pablo-echaurren_fondo-magazineA questo punto,  che vuol dire clandestinità reato?
Assolutamente nulla. Se facciamo un’analisi squisitamente giuridica ci accorgiamo che per postulare l’esistenza di un reato è necessario individuare non solo un elemento oggettivo ed un elemento soggettivo, ma soprattutto il bene o interesse che deve essere tutelato da una possibile violazione esterna; se ad esempio nel furto l’interesse tutelato è la proprietà, che per altro ha rango costituzionale, nell’omicidio il bene tutelato è la vita minacciato dalla condotta del reo che può essere più o meno volontaria: tutto ciò nel reato di clandestinità viene meno, poiché non si capisce cosa si vuole reprimere e cosa si vuole tutelare e garantire. Se parliamo di clandestinità, infatti, non avrebbe alcun senso richiamarci ad un reato poiché già l’essere clandestino ha, come fondamento, la violazione di una norma di legge che nello specifico è la legge sull’immigrazione; è fin troppo evidente, dunque, che ci troviamo di fronte ad un provvedimento populista attuato con il solo scopo di voler vendere fumo alla gente e far credere che le cose possano cambiare.

Cosa può cambiare allora?
Un bel fico secco. Perché il reato di clandestinità ha come effetto immediato una ammenda da 5mila a 10mila euro, e viene da sorridere se pensiamo alle condizioni in cui versa un migrante quando approda in Italia; inoltre è pure fantasia credere che con questa nuova figura criminosa si inizieranno migliaia, e dico migliaia, di processi per comminare una semplice ammenda e un provvedimento di espulsione: in questo modo non si fa altro che appesantire la macchina burocratica del paese e rendere impossibile la gestione di un fenomeno dai caratteri molto ampi e dai confini sfumati.  L’effetto concreto sarà invece, salvo qualche simbolica espulsione, una feroce regolarizzazione di massa a suon di sanatorie poiché è sicuramente più semplice, e più conveniente, regolarizzare migliaia di clandestini (da avviare alle aziende, con stipendi sotto i minimi e condizioni lavorative pietose) piuttosto che intraprendere migliaia di processi ed irrogare una sanzione che non sempre viene rispettata; ciò sembra già essere stato preso in considerazione, perché migliaia di colf e badanti straniere, baristi, muratori e operai, sarebbero costretti a dover abbandonare il nostro paese da un giorno all’altro. In realtà l’unico provvedimento che sarebbe stato necessario prendere avrebbe dovuto riguardare coloro i quali traggono profitto dalla c.d. “tratta degli uomini”, ovvero coloro i quali agevolano l’ingresso nel nostro Paese traendone un chiaro vantaggio economico, ma ciò ovviamente non è stato neppure preso in considerazione poiché l’immigrato è considerato una risorsa, quasi che fosse merce di scambio; se poi era solo l’espulsione che si voleva raggiungere, di certo non è necessaria l’introduzione di una nuova figura di reato.

Un abominio giuridico
Sicuramente da quanto appena citato si può facilmente evincere che i problemi non verranno risolti ma solo scansati, in attesa che si presentino nuovamente elevati a potenza; per chiarire ancor di più l drammaticità della situazione, generata da una profonda ignoranza questo è sicuro, è sufficiente pensare all’aborto giuridico che stato creato con l’introduzione per i medici di denunciare i clandestini che chiedono soccorso presso le strutture ospedaliere. Tralasciando discorsi sul diritto alla salute perché è fin troppo ovvio come concetto, è sufficiente evidenziare un piccolo passaggio riconosciuto dal nostro ordinamento: nessun medico può avere questo obbligo, e ciò è riconosciuto come una forma di tutela non solo per la professione ma anche per le indagini penali; il punto più divertente se vogliamo è che tale obbligo non esiste nemmeno nel caso di un affiliato ad una cosca mafiosa che chiede, ad esempio, di essere soccorso dopo uno scontro a fuoco. E’ uno dei tanti paradossi del nostro Paese.
L’altra contraddizione riguarda gli affitti agli immigrati. Si è preso un provvedimento mirato a colpire chi lucra con l’affitto di appartamenti a clandestini, ma non si è detta nemmeno una parola sui milioni che vengono spesi per costruire “quartieri dormitorio” chiaramente destinati a cittadini non italiani.

L’immigrato è il cattivo
A tutto questo si aggiunga una distorta immagine che Destra e Sinistra ci forniscono sull’immigrazione. Tralascio sermoni infiniti che richiederebbe uno spazio immenso, mi limito ad alcune affermazioni di concetto per mettere in luce che la situazione è l’esatto opposto di ciò che ci viene rappresentato; iniziamo con il dire che l’immigrazione non è un problema bensì un fenomeno, per altro che esiste da millenni e che può trasformarsi in un problema nel momento in cui, divenuto di massa, non è facilmente controllabile. La situazione attuale ha portato la Sinistra ad affermare un concetto di bieco pietismo, quasi sia un dovere o un obbligo concedere asilo politico dimenticando che il nostro ordinamento riconosce la possibilità di concederlo, e che quindi resta una mera eventualità; la Destra ha trasformato tutta la questione girando la frittata dal verso che preferisce ed ha cavalcato l’onda del (sacrosanto) malcontento popolare: malcontento che appare però generato non tanto dalla presenza dei clandestini quanto alla permanenza di una grossa area di illegalità, una zona franca che prescinde da etnia, religione, e che i cittadini vogliono recuperare come proprio diritto. Un diritto alla legalità. La morale della favola è che si è affrontato un problema estremamente delicato con una leggina arrabattata alla meglio, priva di un valido fondamento giuridico e totalmente anti-tetica alla nostra tradizione storica e giuridica senza fare i conti con i conseguenti e nefasti effetti che ne sarebbero scaturiti; si gioca con le sorti di tanti uomini e ci si dimentica che, da un lato, vi è il popolo italiano che vuole difendere il proprio bagaglio culturale e storico, dall’altro lato vi è una eterogenea massa di persone che fugge dai propri paesi in cerca di condizioni di vita migliori, che in Italia non ci sono.

Il sugo della storia
Il reato di clandestinità, con tutto ciò che ne segue, è da eliminare il prima possibile dal nostro ordinamento. Dopo i nefasti effetti della Bossi-Fini, che ha di fatto legalizzato la tratta degli schiavi affermando che “se ci servono 100 immigrati ce li andiamo direttamente a prendere” e tutto ciò con la scusa della regolarizzazione, il reato di clandestinità non farà altro che peggiorare la situazione e si colloca nel lungo elenco dei provvedimenti inutili che i vari governi di Sinistra e di Destra hanno preso su questo argomento. Per poter porre realmente un freno al flusso continui di genti che premono ai nostri confini, è sicuramente necessaria una nuova considerazione del mondo del lavoro e soprattutto è necessario abbandonare l’idea dell’immigrato quale risorsa per le industrie italiane; l’immigrato in Italia trova difficilmente uno spazio lavorativo (che non c’è neanche per gli italiani) e quando ci riesce lo fa a condizioni economiche estremamente basse quale diretta conseguenza della infinita fornitura di manodopera a basso costo che tali paesi possono fornire: ripeto ancora che l’unica soluzione adottabile è sviluppare lo scambio di conoscenze tecnologiche con i paesi di origine degli immigrati e fornire loro, direttamente nel proprio luogo natio, quanto necessario allo sviluppo. Ovvio ciò comporterebbe una rivoluzione economica e sociale che i poteri forti non hanno intenzione di attuare poiché contraria ai loro interessi.

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