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Appello all'Italia da Nicholas Stern

di Andrea Bertaglio - 13/07/2009

L'economista Nicholas Stern lancia un appello all'Italia, presidente di turno del G8 e poten-ziale leader politico-economico nella lotta ai cambiamenti climatici e nel settore dell'effi-cienza energetica e delle energie rinnovabili. Ma siamo sicuri che verrà accolto da una classe dirigente che ritiene le cause del surriscaldamento globale non affatto imputabili agli ultimi due secoli di industrializzazione, produttivismo e consumismo ai massimi livelli?


 

 

Desertificazione
I cambiamenti cliamtici stanno causando una crescente desertificazione. Anche in molte zone del sud Italia
Nicholas Stern, Presidente dell'Istituto di Ricerca Grantham su Cambiamenti Climatici ed Ambiente della “London School of Economics and Political Science”, economista e autore nel 2006 della celebre “Stern Review on the Economics of Climate Change”, rapporto commissionato dal governo britannico per valutare gli effetti (drammatici) dei cambiamenti climatici sull'economia mondiale, ha recentemente lanciato un appello al governo italiano, notoriamente e tristemente sordo ad ogni tentativo di prendere in seria considerazione il fatto che l'attuale caos climatico sia dovuto all'attività umana.

 

L'enorme quantità di gas serra riversati in atmosfera sta creando molti problemi non solo alle popolazioni di tutto il pianeta, ma anche alle loro economie. Nonostante il clima ter-restre sia e sarà sempre soggetto a fluttuazione col susseguirsi delle ere, la quantità di dios-sido di carbonio ed altri gas serra in atmosfera ci sta facendo rischiare di aumentare la tem-peratura media terrestre di oltre 5 gradi nell'arco dei prossimi decenni, raggiungendo in que-sto modo livelli mai visti nel corso degli scorsi 30 milioni di anni.

E se si considera che il “grado di probabilità” che vi saranno gravi danni alle popolazioni e all’economia è molto elevato nel caso in cui si superassero i 2° gradi nella temperatura media globale, possiamo solo immaginare che cosa potrebbe succedere.

Questo mese, l'Accademia Nazionale dei Lincei, assieme alle accademie scientifiche nazionali di Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Giappone, Messico, Russia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti, ha pubblicato una dichiarazione congiunta che evidenziava che "i cambiamenti climatici stanno avvenendo ad un ritmo molto più rapido di quanto precedentemente stimato" e che "la necessità di un'azione urgente per contrastare i cambiamenti climatici è ormai fuori discussione".

 

Nicholas Stern
Nicholas Stern, autore di "Un piano per salvare il pianeta"
L'Italia si trova particolarmente esposta a questo tipo di rischi, basti pensare a fenomeni quali l'innalzamento del livello del mare (immaginiamo cosa succederebbe a Venezia, per esem-pio), la desertificazione (già in corso in alcune aree del sud), o le migrazioni che, a causa degli stessi problemi di cui sopra anche in altre aree del globo, porterebbero milioni di persone a trasferirsi in Europa e appunto (anche se spesso solo come prima tappa) nel Bel paese.

 

L'Italia, tuttora una delle maggiori economie al mondo, ha una grossa fetta di responsabilità riguardo a tutto ciò che concerne i cambiamenti climatici. Non solo perché è uno dei mag-giori produttori di gas serra (causa elevato livello di motorizzazione e di industrializzazione), ma anche perché in questo preciso momento si trova a presiedere il cosiddetto “G8”, il grup-po dei cosiddetti “grandi” che, in teoria, dovrebbe fungere da esempio anche per le altre na-zioni.

Infatti, durante la prossima conferenza sui cambiamenti climatici organizzata per dicembre dalle Nazioni Unite a Copenaghen, l'Italia ha, come presidente di turno dei Paesi più indu-strializzati, l'occasione storica di portare ad un accordo internazionale che possa ridurre le emissioni di origine antropica, oltre che ad una serie di misure che possano promuovere politiche che si basano su dati approvati dall'intera comunità scientifica e su principi economici che abbiano un senso.

 

L'appello di Lord Stern, apparso di recente su La Repubblica, chiede esplicitamente all’Italia di assumere un ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, avendone tutte le possibilità e le potenzialità. Il patrimonio naturale ed ambientale della nostra penisola, unito alle competenze tecniche e tecnologiche che di sicuro non mancano, potrebbero infatti portare l'Italia a fare dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili un'opportunità non da poco, per non parlare del recupero di credibilità a livello politico che ne deriverebbe.

Se oltre ai gossip su Villa Certosa e su feste di compleanno si trattassero sui media questi temi, se piuttosto che inceneritori, infrastrutture inutili e centrali nucleari si iniziasse a valorizzare le proprie valide aziende e risorse naturali, il nostro Paese oltre a trarne un enorme beneficio di immagine, rivestendo un ruolo chiave a livello internazionale nella lotta al caos climatico e potrebbe fronteggiare realmente l'attuale crisi economica ed occupazionale.

 

Un piano per salvare il pianeta, di Nicholas Stern
Nonostante gli avvertimenti di Stern e di molti altri, l'Italia continua a perseguire politiche irrazionali nel campo delle Co2
Il nuovo libro di Stern, “Un pianeta da salvare”, non descrive probabilmente nel mi-gliore dei modi la situazione, visto che quelli da salvare siamo semplicemente noi stessi, più che un pianeta che andrà avanti anche senza di noi. E chi non dovesse credere (come il no-stro governo!) ai cambiamenti climatici, dovrebbe pensare a quanti benefici si potrebbero trarre dall'abbandono delle fonti fossili di energia: indipendenza energetica, riduzione di inquinamento e conseguenti “epidemie” di cancro e malattie varie, fine (o riduzione) di guerre ed occupazioni di altri Paesi e conseguenti attacchi terroristici (o presunti tali), diminuzione dei flussi migratori dovuti alle guerre ed alle occupazioni di cui sopra, e molto altro.

 

Che i poteri forti “petroliferi” non vogliano che ciò avvenga è ovvio, ma che governi come quello italiano li supportino costantemente a discapito della maggior parte dei suoi cittadini, è qualcosa che dovrebbe diventare al più presto un brutto ricordo della storia.

Ma sarà così? Nonostante gli appelli di Stern, quelli di un’importante fetta del mondo econo-mico e di quello intellettuale, nonché quelli di una sempre crescente quantità di “persone comuni”, sembrerebbe di no.