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Monoteismo e politeismo

di Michele Fabbri - 13/07/2009

La distinzione fra “credenti” e “non credenti” è da sempre fonte di infiniti equivoci; assai più indicativa per gli orientamenti esistenziali è la differenza fra monoteismo e paganesimo. A questo tema è dedicato il libro di Raffaele Pettazzoni Monoteismo e politeismo, che raccoglie una serie di saggi scritti da questo importante studioso. Pettazzoni (1883-1959) si può considerare come uno dei fondatori della storia delle religioni a livello accademico. In un’Italia profondamente segnata dallo scontro culturale fra Chiesa Cattolica e Massoneria, Pettazzoni elaborò un percorso di ricerca originale mirato a individuare i fenomeni salienti nella percezione del sacro, al di là di visioni strettamente confessionali o ispirate a settarismo ideologico.

Il merito di Pettazzoni sta nell’aver contestato il paradigma culturale dominante secondo il quale il monoteismo sarebbe il risultato inevitabile nell’evoluzione delle forme religiose. Naturalmente le divinità delle religioni più diverse possono presentare analogie, ma non è detto che se ne debba desumere necessariamente la prefigurazione del Dio biblico. Pettazzoni, infatti, ritiene che il monoteismo si formi come negazione delle altre divinità a vantaggio del Dio unico e delle sue pretese etiche: dunque un fatto culturale decisamente traumatico. Pettazzoni quindi suggerisce l’idea che il politeismo sia la forma naturale di approccio al sacro, mentre il monoteismo tende ad assumere i tratti di una forzatura.

Il monoteismo, a sua volta, presenta notevoli differenziazioni al suo interno. Prima di tutto, oltre ai monoteismi abramitici, esiste anche il Mazdeismo che si è diffuso in area persiana; il Cristianesimo, poi, si è alquanto differenziato da Ebraismo e Islam per il culto dei santi così vario e articolato che lo rende per certi aspetti simile al paganesimo.

Molti studiosi ottocenteschi partivano dal presupposto che il monoteismo fosse la forma del sacro per antonomasia e si affannavano a far coincidere il Dio della Bibbia con gli “esseri supremi” dei popoli primitivi: questa teoria veniva definita “monoteismo primordiale”. Inoltre già nei primi anni del XX secolo, Pettazzoni notava acutamente come il deismo illuministico e lo scientismo ottocentesco fossero il naturale sviluppo di quest’idea del monoteismo come forma definitiva e invariabile del sacro.

Monoteismo e politeismo raccoglie anche saggi molto interessanti sulle religioni dei misteri, sulle religioni nazionali, sulle dinamiche psicologiche della conversione che hanno portato il Cristianesimo a una straordinaria diffusione.

Infine il volume ha un’appendice con gli ultimi appunti di Pettazzoni che contenevano ipotesi di ricerca per studi che l’autore aveva intenzione di portare avanti, studi spesso ispirati alle opere di Mircea Eliade.

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Raffaele Pettazzoni, Monoteismo e politeismo, Medusa, Milano, 2005, pp.224, € 22,00.