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La politica di Obama? Sul solco di Bush...

di Mattia Ferraresi - 16/07/2009


Pare che infine Barack Obama si sia deciso a fare le pulizie generali. Le rivelazioni del capo della Cia, Leon Panetta, fornite al mondo a mezzo New York Times arrivano dritte al punto: la putredine accumulata per otto anni nei corridoi della Cia, negli armadi del Pentagono, nelle fosse comuni di talebani scoperte in Afghanistan e nelle molte tecniche illegali per combattere il terrorismo - dalle extraordinary rendition al waterboarding passando per Guantanamo - viene finalmente rimossa. 
L'ex vicepresidente, Dick Cheney, è l'ipostasi del male, colpevole di aver tenuto il Congresso all'oscuro dei dettagli torbidi della lotta al terrore. E' lui l'imputato reale e simbolico di un processo retrospettivo che il segretario della Giustizia, Eric Holder, è "propenso" (secondo la sua definizione) ad affidare a uno special prosecutor, un magistrato speciale.
Nonostante Obama dica di voler "guardare al futuro"; ma se anche ci si concentrasse soltanto sul presente ci sarebbe già una mole di lavoro sufficiente. Sugli scenari di guerra Obama aveva promesso una svolta netta rispetto al passato. Avrebbe chiuso Guantanamo, fermato le intercettazioni illegali e ripristinato l'habeas corpus frantumato dall'Amministrazione Bush. Per ora queste promesse sono state mantenute soltanto negli articoli del New York Times e della stampa liberal, fino a precipitare, con un'eco meccanica, in quelli di Repubblica, che ieri parlava di una "Cia buona" che si sta insediando grazie a Obama in opposizione alla "Cia cattiva" di Bush. Ma di una svolta nei fatti neanche l'ombra.
Meno di due settimane fa Obama ha inviato quattromilacinquecento marine in Afghanistan, nella turbolenta provincia di Helmand. Nonostante i toni indulgenti della stampa, i proiettili di quei marine non uccidono meno di quelli dei marine di Bush e, politicamente, l'invio di nuove forze è perfettamente in linea con il "quiet surge" annunciato da George Bush il 9 settembre dell'anno scorso. 

I soldati in Afghanistan rispondono agli ordini del generale Stanley McChrystal, nominato dall'Amministrazione Obama al vertice dell'International Security Assistance Force (Isaf). "Il presidente Obama e i suoi generali stanno cambiando strategia. La loro nuova dottrina mette in primo piano la protezione degli afghani rispetto all'uccisione dei guerriglieri", scrive Time. Nell'intervista alla prestigiosa rivista, McChrystal dice che i 134 mila soldati autorizzati sono una forza troppo piccola e ce ne vorrebbero un numero simile a 600 mila per avere la situazione sotto controllo.

Considerazione in linea con la lettera e lo spirito delle operazioni ordinate da Bush. E del resto McChrystal si è guadagnato la fiducia in Iraq agli ordini del generale David Petraeus, l'uomo del "surge" voluto da Bush. Lui era a capo della task force 6-26 che scovò e uccise al Zarqawi nel 2006, e gli uomini della sua unità furono messi sotto accusa per gli interrogatori estremamente duri di Camp Nama. Cinque ranger sono stati condannati per questo. L'unità speciale di McChrystal è, insomma, la responsabile dei fatti per cui ora l'opinione pubblica vuole mettere al rogo Dick Cheney.
 Obama non sta mantenendo le sue promesse ma allo stesso tempo riesce a dare l'idea opposta. Il presidente ha proposto di prolungare la detenzione a tempo indeterminato per i criminali più pericolosi detenuti a Guantanamo e in altre prigioni di massima sicurezza, idea bollata come "incostituzionale e contraria ai valori americani" dal senatore democratico Russ Feingold e avversata da molti commentatori di sinistra, ad esempio l'ultraliberal Rachel Maddow.
 Contravvenendo ai suoi stessi ideali di trasparenza, Obama ha esercitato il suo potere per tenere segreti una serie di documenti dell'Amministrazione Bush sulle tecniche di interrogatorio e sulle strategie di intelligence. A questo ha pensato il New York Times,che citando Leon Panetta grazie a fonti anonime del Congresso - un Congresso sempre più in rotta con Obama, nonostante la supermaggioranza democratica - ha svelato i piani malvagi orditi (e secretati) da Bush e Cheney.
Obama sta usando il suo credito psicologico per mettere in scena, al riparo da scandali, una rupture di maniera, una politica del "new" (negli articoli di Time sull'Afghanistan l'aggettivo ritorna come un'ossessione) che si avvale degli stessi mezzi, delle stesse strategie e persino degli stessi uomini dell'Amministrazione repubblicana.
Ieri l'ex capo della Cia, Mike Hayde, ha detto che né Cheney né nessun altro gli ha mai impedito di riferire al Congresso sulle operazioni di controterrorismo. Ma, si cautela la stampa liberal, di uno della "Cia cattiva" non ci si può fidare.