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Guinea Equatoriale: la dittatura dell’orrore

di Fabrizio Legger - 20/07/2009

 


Fucilazioni e terrore nella peggiore tirannia africana

Dopo gli aspri scontri tra ribelli insorgenti e militari dell’esercito equatoguineano, avvenuti nel febbraio di quest’anno in diverse zone di Malabo, la capitale, la situazione generale, in Guinea Equatoriale, è decisamente peggiorata. Il brutale dittatore Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ha inasprito il pugno di ferro con cui tiranneggia questo piccolo paese dell’Africa centrale (ex-colonia spagnola, ricchissimo di petrolio, alleato di ferro della ex-amministrazione Bush nella guerra mondiale al terrorismo) dando carta bianca agli uomini delle sue milizie per annientare chiunque sia anche solo minimamente sospettato di essere un oppositore al suo nefando regime. Il dittatore ha affermato che i ribelli che hanno attaccato la capitale sono guerriglieri nigeriani del Mend, ma si tratta di una colossale menzogna. I ribelli erano equatoguineani (come è stato poi confermato dall’esame dei corpi dei ribelli uccisi negli scontri a fuoco) e si è trattato del primo grande segnale dato dalla popolazione al suo tiranno: la dittatura di Obiang Nguema è diventata così crudele e così insopportabile tanto che ora alcuni esasperati hanno deciso di impugnare le armi e di ribellarsi. Non resta altro da fare ai giovani equatoguineani che non vogliono rassegnarsi a vivere schiavi di uno dei peggiori dittatori africani. Alcune fonti sostengono che questi fantomatici ribelli siano dei soldati disertori che con tale spettacolare azione hanno cercato di indurre la popolazione alla ribellione, altre affermano che si tratta di gruppi di civile che, esasperati dalla tirannia, sono riusciti a procurasi armi e hanno dato inizio alla guerriglia, appoggiati in questo dai guerriglieri del Mend. Si tratta di scenari entrambi possibili. Una cosa però è certissima: il popolo della Guinea Equatoriale (composto in prevalenza da bantu, bubi e fang) è stanco di decenni di dittature mostruose. Prima quella del filosovietico Macìas Nguema, dal 1972 al 1979, che faceva bollire vivi nella pece i suoi oppositori politici. Poi quella del nipote Teodoro Obiang Nguema, al potere dal 1979, che si è rivelato un despota crudele e spietato quanto lo zio (sembra che in trent’anni abbia fatto uccidere quasi quarantamila persone). Questo sanguinario tiranno vive rinchiuso nel suo palazzo di Malabo, protetto da una temutissima guardia presidenziale composta da mercenari marocchini. Il suo regime è di fatto  a partito unico, perché ogni forza o movimento politico che provi a fare un minimo di opposizione viene brutalmente soffocato nel sangue. Tutto è sotto il ferreo controllo del regime, a incominciare dalla stampa e dalla tv, che non fanno altro che tessere panegirici del tiranno, il quale vive in un lusso smodato. Il Paese è straricco di petrolio ma il popolo della Guinea Equatoriale vive nella più nera miseria, in quanto tutte le risorse sono fagocitate dal clan tribale del presidente e dalla sua corte di vili servi, pronti ad eseguire ogni suo esecrabile ordine. Teodoro Obiang Nguema vive nel terrore di essere ucciso e ogni anno spende milioni di dollari per la sicurezza e per rendere sempre più efficienti e temute le sue agguerrite milizie. Nonostante queste sue ossessioni, nel febbraio di quest’anno, come ho detto, è sorto un nucleo di opposizione armata alla dittatura, opposizione che le ferocissime repressioni non sono riuscite a stroncare. Ma come ha potuto sopravvivere così a lungo la dittatura dell’orrore di Obiang Nguema? Innazitutto, perché il regime è sostenuto (economicamente) dalla Exxon, che controlla il 70% delle risorse petrolifere del Paese e che è quindi più che mai interessata a mantenere al potere il dittatore, affinché non si modifichi uno status quo per essa così lucroso. Poi c’è il fatto che, in politica estera,  a partire dal 2001, il dittatore ha messo a disposizione degli Usa l’intero paese per la guerra globale al terrorismo. In questo modo ha potuto usufruire di ingenti aiuti americani che ha opportunamente utilizzato per rendere ancora più saldo il suo regime. Quello di Obiang Nguema è il regime dittatoriale peggiore del Continente Nero: il tiranno e le sue milizie hanno potere di vita e di morte su tutti i cittadini e chiunque non si uniforma ai voleri del despota va incontro a morte certa. Ma la ribellione del febbraio scorso ha segnato una brusca svolta: di fronte a tanto orrore e a tanta cieca violenza, alcuni gruppi di equatoguineani hanno deciso di ribellarsi e di insorgere, perché se proprio si deve morire, tanto vale morire combattendo. Intanto, si è appreso che anche Obiang Nguema è stato colpito da una grave forma tumorale che potrebbe essere mortale. Forse, con la scomparsa del despota, l’intero popolo della Guinea Equatoriale troverà il coraggio di insorgere e di liberarsi una volta per tutte da una orrenda dittatura di cui  è schiavo ormai da troppo tempo!