Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I «nuovi» profitti delle banche

I «nuovi» profitti delle banche

di Joseph Halevi - 23/07/2009

  
 
La notizia che alcune grandi banche statunitensi hanno dichiarato profitti di eccezionale ampiezza non implica che il sistema bancario stia diventando più disponibile all'erogazione di credito per facilitare le imprese in difficoltà. Al contrario, le società finanziarie si stanno allontanando dal credito e si concentrano invece in attività lucrative interne ai meccanismi speculativi. Con la crisi che pervade il sistema delle imprese sono tornati di moda i titoli spazzatura e altra robaccia simile ed è su questo tipo di terreno che vengono individuate possibilità di guadagni speculativi. Un'azienda vera che non riesce a vendere non può che avere una copertura limitata delle proprie passività.

Fino a che punto possono infatti essere sottoscritte passività aziendali che derivano dall'accumulo di camice, piatti, pentole e auto invendute? In definitiva la copertura può continuare solo se lo Stato incamera la produzione invenduta, come ben fece notare oltre 47 anni fa James Meade, un economista di Cambridge nonchè premio Nobel. Invece le passività (liabilities) finanziarie delle banche rappresentate dalle cartacce senza valore sono state sottoscritte dallo Stato in forma illimitata. Inoltre, fatto candidamente ammesso da Ben Bernanke in una rarisssima intervista televisa concessa alla Cbs lo scorso marzo, i «prestiti» della Banca Federale alle banche private per rifornirle di liquidità altro non erano che delle erogazioni simili allo stampare moneta.

Citiamolo perchè Bernanke svela i meccanismi con cui nel corso della crisi sono state non solo salvate ma anche arricchite le banche. Alla domanda dell'intervistatore se gli aiuti della Fed fossero finanziati dai soldi dei contribuenti Bernanke risponde: «Non sono soldi delle tasse. Le banche hanno dei conti con la Fed esattamente come lei ha un conto con una banca commerciale. Quindi per prestare a una banca noi usiamo semplicemente il computer per incrementare la grandezza del conto che la banca ha presso la Fed. È molto più simile a stampare moneta che all'erogazione di un prestito». Nell'intervista il governatore della Fed annuncia che tale sostegno, tramite l'emissione di moneta direttamente nei conti delle banche, continuerà fintanto che perdureranno condizioni di fragiltà finanziaria.
Con una tale illimitata copertura delle passività, cosa impossibile per le aziende industriali, la ricerca di guadagni speculativi diventa un gioco soprattutto considerando che il salvataggio e l'arricchimento delle banche è avvenuto con una strategia diretta a rafforzare la concentrazione finanziaria. La Goldman Sachs, ad esempio, si è vista sollevata da tutte le perdite della società assicuratrice Aig, le cui passività sono state assunte dal governo. Tuttavia malgrado il clima istituzionalmente favorevole alla concentrazione bancaria e ai giochi speculativi contro il credito per gli investimenti, molti dei profitti dichiarati sono dovuti a operazioni una tantum, quale la vendita da parte della Bank of America della sua quota nella China Construction Bank.
La realtà della crisi in corso si manifesta anche nelle dichiarzioni dei dirigenti di tali istituti i quali sostengono che i profitti forniranno da cuscinetto per le perdite che si stanno accumulando nel campo dei credito al consumo dato l'aumento del numero delle famiglie i cui debiti vanno in protesto.

La crisi attuale, nel cui ambito i comportamenti delle istituzioni finanziarie hanno avuto un ruolo aggravante, sta producendo un effetto opposto a quello della crisi del 1929-32. Allora venne creata la Federal Deposit Insurance Corporation con ampi poteri di intervento e di nazionalizzazione che portò ad una separazione tra mercato azuonario e sistema bancario commerciale. Oggi gli stessi colpevoli vengono rafforzati con le grandi multinazionali della contabilità finanziaria e le inaffidabili e squalificate agenzie di rating, incaricate di stilare le riforme stesse.
Non vi è un ritorno all'economia reale. Quest'ultima sta in Cina, il resto è un sottoinsieme del capitale finanziario che determina in forma preponderante sia le politiche correnti che le regole istituzionali.