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I chiassobond e il paradosso finale

di Marco Milioni - 23/07/2009

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Alle volte pure dai piccoli dettagli ci si accorge che la storia cambia passo. Da mesi si ascoltano analisi altisonanti sul dopo crisi, come se gli effetti della crisi stessa siano già passati. Si sente spesso dire che la politica economica dei grandi del mondo avrà una svolta. Ma difficilmente, con le dovute eccezioni, ho letto sui media main-stream che uno dei grandi temi è il dollaro. Ovvero l'abbandono della divisa statunitense come moneta di scambio globale. In tanti l'hanno scritto, nessuno ormai lo dubita. Il dollaro è stato per sessant'anni uno dei mezzi con i quali gli Usa hanno sbidonato il loro benessere sulle spalle del resto dell'orbe terraqueo. Però l'abbandono del biglietto dello Zio Sam non è una cosa che si può fare dall'oggi al domani. E soprattutto questa exit-strategy potrebbe essere il luogo virtuale, ma segreto, nel quale si disegnano le nuove mappe del potere che verrà. Un potere nel quale i signori della grande finanza e delle banche pretenderanno un posto in primissima fila.
In questo contesto la notizia dei titoli di stato americani sequestrati a Chiasso è indicatore del fatto che la guerra per la definizione del nuovo potere monetario mondiale sia di fatto cominciata. E credo si tratti di una partita grossa per la quale il silenzio pressoché totale della grande stampa risulta fin troppo eloquente. Non si sa ancora se quei titoli siano veri o falsi. Ma la cosa non importa alla fine. Il loro valore di faccia (100 miliardi di euro) è enorme. Circa tre manovre finanziarie italiane. Se si tratta di una truffa, è risibile che si pensi all'operato di qualche ghenga più o meno mafiosa. Se si tratta di una truffa, siamo di fronte al progetto di agenzie che sono emanazione di qualche governo. È già successo in passato che le banche centrali di vari paesi si falsificassero il danaro a vicenda. Tra i tanti i sovietici avevano acquisito grandi doti nel falsificare dollari e sterline. Mai però si era giunti alla notizia di un valore di faccia tanto elevato. Piccola parentesi. Se in questo frangente lo Stato italiano agirà secondo le sue leggi e se si dà credito agli Stati Uniti secondo i quali quei documenti di credito sono fasulli, allora l'Italia avrebbe fatto comunque bingo perché la norma prescrive in questo caso una ammenda pari al 40% del valore di faccia del titolo falso sequestrato. Ma a chi chiederemo il risarcimento se ai due spalloni, in probabile violazione della legge, è stato permesso di abbandonare il Paese? Chiusa la parentesi è comunque certo che se ora le banche centrali cominciano a guerreggiare in questo modo, significa che hanno l'acqua alla gola. E ciò significa che debbono mettersi a fare le falsarie perché i governi di riferimento sono alla canna del gas.
Se invece si tratta di titoli di stato veri, pronti ad essere dismessi dalla banca centrale giapponese, siamo di fronte ad uno scenario altrettanto grave. Perché ciò comporta che il dollaro viene giudicato spazzatura da una delle più importanti banche centrali del pianeta. Il tutto comporta ovviamente un rischio incalcolabile, quello per cui i risparmi di tanti privati in giro per il mondo finiranno al macero. Addirittura si è autorizzati a pensare che il Giappone avrebbe potuto agire conto terzi (Stati Uniti?) al fine di rifilare i titoli Usa, alias debito-credito contratto in dollari, ad ignari investitori fresconi ammaliati a dovere. Insomma un altro collasso finanziario, ben più pesante di quello dell'anno scorso, sarebbe all'orizzonte. Un collasso che è al contempo causa ed effetto di uno scontro sotterraneo tra il vecchio potere Usa e il nuovo che avanza. Cina in primis. Ma c'è un'altra questione da approfondire.
All'interno di questa guerra, reale o virtuale che sia, nessuno tra i big dello scacchiere globale però si è minimamente posto il dubbio se sia il caso di mettere in discussione il peccato originale di tutto quanto il moloch, leggi l'attuale modello di sviluppo. Forse perché non si può chiedere ai tacchini di festeggiare il natale. Ma il modello di sviluppo rimane tuttavia sul banco degli imputati assieme alla cosiddetta modernità: quest'ultima generata dall'industrialismo, sulle cui matrici filosofiche, sempre che esistano, sarebbe interessante approfondire.
E nel medesimo contesto permane pure una macroscopica anomalia di fondo. Le cronache della crisi, sia quelle ad ampio scenario, sia quelle più spicciole, ci portano ad un paradosso finale che non può essere ignorato. Infatti se si ammette che il sistema attuale è l'unico possibile, si evince chiaramente dalla storia degli ultimi 150 anni che tale sistema non possa basarsi che sulla frode, sull'inganno, sulla sperequazione, sulla mistificazione. E che a livello politico, globale e non, la democrazia (rappresentativa) non è che un paravento rispetto ad un sistema iniquo che nel suo conto consuntivo non permette di riportare gigantesche anomalie economiche, sociali, ambientali, di giustizia, di libertà. Di umanità si potrebbe dire. E quindi, sempre usando i parametri della democrazia rappresentativa moderna, tale sistema intriso di sedicente libero mercato, ha forza per essere tale solo se i suoi princìpi fondanti possono essere sistematicamente violati da elite ben circoscritte.
Per dirla in parte alla Marco Travaglio, l'intero sistema è un gigantesco, inumano e storicizzato falso in bilancio. Rispetto ad un rilievo del genere non ho mai sentito una replica efficace da parte dei sostenitori del “contemporary way of life”. Probabilmente perché non hanno argomenti.  Se ne può uscire? Può essere. Ma questa è un'altra storia. C'è solo uno spunto di riflessione da aggiungere. Che non è mio ma di Enrico Rosa, un gagliardo sostenitore vicentino di Movimento Zero. «L'economia ha ragione di essere solo in quanto serve a me e ai miei simili. Ovvero quando essa è funzione di un rapporto fra uomo e uomo. Ma nel momento in cui questa cessa il suo supporto agli individui e alla gente per divenire una astrazione auto-referenziale, io essere umano che me ne faccio? A che cosa diavolo mi serve? Sbarazziamocene».