Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I simboli e le trasformazioni della libido in Jung

I simboli e le trasformazioni della libido in Jung

di Umberto Bianchi - 24/07/2009

 

I simboli e le trasformazioni della libido in Jung

Un fondamentale capitolo nella comprensione dei meandri dell’animo umano e della loro intima connessione con i motivi religiosi e mitologici che attraversano l’intera storia della civiltà umana, è data da questo testo, scritto nel 1912 da uno Jung ancora intriso di un freudismo, da cui andrà risolutamente a staccarsi proprio in questo scritto. L’intero scritto segue pedissequamente la narrazione onirica di Miss Miller, giovane viaggiatrice americana che, durante una sua lunga crociera sui mari del Mediterraneo annota scrupolosamente impressioni, sogni, visioni, offrendo così a Jung lo spunto per un’analisi che, ben oltre l’intento prettamente terapeutico, porta lo studioso svizzero a conclusioni di ben altra portata. La trattazione parte dalla considerazione dell’esistenza di due tipi di pensiero: quello onirico e quello regolato, di cui il primo, chiaramente riferito al sogno rappresenta il terreno di coltura di quei simboli che, del pensiero umano, rappresentano un fondamentale crocevia, in quanto potenti elementi di sintesi di concetti ed immagini altrimenti non esprimibili. Quello regolato rappresenta, invece, quel pensare verbale che, in quanto tale, è frutto del razionale coordinamento di concetti. L’uno rappresenta un modo arcaico ed infantile di porsi dell’uomo dinnanzi al mondo, l’altro ne è invece il più recente e sofisticato prodotto elaborativo. Allo stesso modo in cui il mondo antico visse per lo più all’insegna del pensiero onirico, il mondo moderno vive quasi esclusivamente delle percezioni del secondo. E da qui entra in gioco il concetto di “libido”, inizialmente interpretato da Freud e da altri autori in un’accezione esclusivamente sessuale, ma la cui connotazione rimane, agli occhi dello stesso Freud, oscura. La libido muove la vita dell’uomo, arrivando a condizionarne il pensiero. Il pensiero frutto di razionale coordinamento di concetti è “in progressione”, quello frutto di una percezione simbolica e sognante è definito “regressivo”. E da queste considerazioni iniziali si giunge ad una serie di fondamentali conclusioni. Se il pensiero onirico è “regressivo”, il sogno è dunque un ritorno all’infanzia ed in tale accezioni i miti vanno considerati come i sogni secolari di una giovane umanità ed i sogni come i miti dell’individuo. Poiché la fantasia sceglie immagini una volta valide e reali, i prodotti dell’inconscio possiedono un’intrinseca comunanza con il mito. Il mito a sua volta perpetua idee dell’umanità attraverso cui le fantasie coscienti esprimono quelle tendenze dell’anima oggidì non più riconosciute. Il mito diviene così lo strumento di elaborazione dei complessi psicologici (etnici) che caratterizzano i vari popoli. In quanto alla base dei momenti e delle tendenze che caratterizzano il pensiero, la libido è soggetta da parte di Jung ad una interpretazione in totale contrasto con quella che, sino ad allora, le era stata attribuita. Da un’interpretazione puramente “descrittiva”, frutto dell’idea che quello di libido sia un concetto frutto dell’assemblamento di svariati elementi (tra cui quello sessuale), si passa all’opinione che la libido sia invece qualcosa di connaturato all’intima natura dell’uomo e per ciò stesso “genetico”. Tale forza la cui valenza è inizialmente circoscritta all’ambito dei bisogni primari della specie (quello alimentare e quello sessuale), va spostando il proprio raggio d’azione ad altri ambiti a causa del divieto d’incesto, ovvero di attaccamento alla protettiva dimensione dell’indistinto collettivo, rappresentato dall’elemento materno. Tale divieto fa sì che energie altrimenti utilizzate, vengano canalizzate nell’edificazione di tutte quelle espressioni di arte e di pensiero alla base dell’umana civiltà. Nello scorrere della stessa narrazione junghiana, la libido andrà perdendo quelle caratteristiche marcatamente sessuali, per addivenire a quell’idea di “elain vital”/”soffio vitale” tanto cara ai pensatori vitalisti “fin de siecle”. Il procedimento attraverso cui si esperisce a questa definitiva e traumatica rottura con il materialismo freudiano, è frutto di una serie di tappe che vedono il formarsi della coscienza, attraverso un costante moto di emancipazione dell’umana individualità dalla onnicomprensiva dimensione materna, resa in questo ambito una metafora della dimensione dell’indistinto collettivo. Nella descrizione di questo processo, Jung si avvale del mito, sia esso frutto delle proiezioni individuali di Miss Miller, che delle espressioni delle culture dei vari popoli. E così le vicende di Chiwantopel (eroe sognato dalla Miller, il cui nome e le cui vicende ci riportano all’alveo culturale mesoamericano), si vanno via via intersecando con le mille vicende mitiche di cui Jung rende edotto il lettore e che qui subiscono un’innovativa interpretazione. Nello sfregamento per l’accensione del fuoco si vede così innestato un procedimento di natura libidica, onanistica, che inizia con lo spostare l’accento da una finalità puramente sessuale ad un’altra più ampia e creativa. Ed ecco che, in soccorso del lettore vengono tutte quelle vicende mitiche incentrate sul fuoco ed il suo mantenimento, da Prometeo, a Mitra, passando per la stessa vicenda cristiana. Il sorgere del primo nucleo della coscienza all’insegna dell’irresolvibile dualismo tra la parte mortale e quella immortale di quest’ultima, in una perenne ricerca dell’immortalità, offre il fianco alla leggendaria immagine di Assuero, l’ebreo errante, omologa a quella dell’arabo Al Hadir, a quella del mesopotamico Gilgames, spesso accompagnate da immortali guide o, esse stesse immortali (come nel caso di Assuero ed Al Hadir) sino arrivare ai gemelli Dioscuri o agli Ashvim di area indo iranica ed altri ancora. Il processo di graduale emancipazione della personalità umana è segnato da momenti di ascesa e discesa, da cui la personalità uscirà sicuramente rafforzata. L’inghiottimento nel ventre della balena, caro ad un’infinità di miti, al pari delle vicende legate al carro solare, nel suo continuo cadere e risorgere dalla profondità delle acque dell’Oceano, sono in tal senso indicative. Lo stesso combattimento contro il drago, sia esso Echidna e Tifone, o la mesopotamica Tiamat, o la lotta di Sigfrido contro Fafner ed altri ancora, ci riportano all’idea della lotta per l’affermazione dell’individualità. Al termine di questo percorso sta il sacrificio dell’io, fondamentale per il passaggio dall’incosciente età dell’infanzia, alla più completa età della maturazione, al cui apice dovrebbe stare l’individuazione. La morte e risurrezione dell’egizio Osiride, del tracio-ellenico Zagreo, l’impiccagione rituale del nordico Odino all’albero della vita, la crocifissione di Cristo, il sacrificio tauroctono di Mitra, la morte del frigio Attis e tanti altri ancora, ci riportano a questo motivo, ulteriormente supportato, per quanto riguarda Osiride, Attis, Odino e Cristo, dalla presenza di un albero-palo, simbolo di ordine e fecondità universali, a cui questi ultimi vengono appesi o a cui vengono associati o immedesimati, come nel caso di Osiride e di Attis. Se la lettura junghiana fa sì che ogni episodio mitico possa rivestire più valenze allo stesso tempo, offrendo in tal modo un’innovativa interpretazione della mitologia, il vero rivolgimento operato dallo studioso svizzero sta nell’interpretazione della libido e di tutti i fenomeni ad essa correlati, quale l’incesto che, in questo ambito abbiamo già visto acquisire la funzione di metafora dell’umano attaccamento a quel senso di primordiale immedesimazione con la con la specie e con l’intera biomassa in generale. La traumatica rottura con Freud determinerà, in tal modo, la nascita di una psicologia delle razze e dei popoli, tutta incentrata sulle immagini collettive di cui questi si fanno portatori, attraverso le grandi narrazioni mitopoietiche, i cosiddetti archetipi. Ben lungi dal rimanere confinata nell’arido campo delle scienze esatte, la psicologia analitica junghiana, attraverso i continui studi del proprio fondatore, rappresenterà il tentativo di fare della dimensione dell’inconscio l’inusuale vaso comunicante tra la quotidiana dimensione dell’umano e l’eterea sfera del sovrannaturale.