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In Inghilterra città ecologiche tra dubbi e contestazioni

di Virginia Greco - 29/07/2009

Nella campagna inglese sorgeranno entro il 2016 quattro città ecologiche: alimentate da sole, vento e biomasse, si allineeranno ai più alti standard di efficienza energetica e ridurranno al minimo le emissioni di gas serra. Questo il progetto lanciato dal Ministro per le Infrastrutture e il Primo Ministro britannici. Ma le contestazioni sollevate da ambientalisti, comunità locali e oppositori politici sono forti....


 

 

Eco Town
In Gran Bretagna sono state progettate delle città interamente ecologiche. Ma gli oppositori sono molti e le loro ragioni non trascurabili
Se in giro per l’Europa si procede ad edificare abitazioni ad alta efficienza energetica o ad adeguare vecchi edifici ai vincoli posti dalla normativa per la certificazione, la Gran Bretagna punta direttamente alle città ecologiche. Vale a dire interi centri abitati, progettati e costruiti dal niente, caratterizzati da bassi consumi ed emissioni semi-nulle di gas serra.

 

Il progetto, annunciato due anni or sono, è stato fortemente sostenuto dal Primo Ministro Gordon Brown, il quale ha più volte dichiarato che “le città ecologiche aiuteranno a far fronte a due problemi: la scarsità di case da vendere o affittare e l’incidenza sui cambiamenti climatici delle abitazioni a bassa efficienza energetica”.

Questi centri urbani, che annovereranno ciascuno almeno 2500 residenze, saranno costituiti da gruppi di villette dotate di pannelli fotovoltaici, vetri a doppia lastra e sistemi di isolamento, nonché strutture per il riciclo dell’acqua.. I riscaldamenti saranno condivisi e faranno affidamento sulle biomasse e l’energia del sole.

Aree verdi, giardini e parchi-giochi occuperanno il 40% della città. Le auto saranno tutte elettriche e stazioni di ricarica saranno presenti ovunque nel centro urbano. I mezzi pubblici dovranno coprire l’intera area prevedendo un elevato numero di linee e di fermate, sicché ogni abitazione non si trovi a più di 10 minuti di cammino da una stazione di autobus, tram o treno.

 

Gordon Brown
Per Gordon Brown le nuove città dovrebbero essere una risposta alla carenza di abitazioni e ai cambiamenti climatici
L’energia eventualmente eccedente, prodotta sfruttando sole, vento e biomasse, sarà inserita nella rete: ciò consentirà di bilanciare le (comunque esigue) emissioni di gas serra nell’atmosfera, in modo da rendere tali città a impatto ambientale zero.

 

Così descritte, queste “eco-town” sembrano dei paradisi ecologici. Eppure non tutti in Gran Bretagna sono di questo avviso; anzi, le proteste levatesi sono state varie e provenienti da diverse fonti.

Gli ambientalisti, per quanto apprezzassero l’idea di spingere l’edificazione ad alti standard ecologici, hanno lamentato che i siti individuati fossero territori immersi nel verde, lontani da zone urbanizzate: la costruzione di città in tali luoghi significherebbe fare una colata di cemento sulla campagna. Secondo le associazioni che si battono a difesa del territorio, sarebbe più opportuno riqualificare zone già edificate e ristrutturare secondo criteri di efficienza abitazioni pre-esistenti.

C’è chi nutre dubbi anche riguardo alla sopravvivenza della fauna locale.

Le comunità rurali, ossia i gruppi di gente che abitano quelle campagne in piccoli villaggi o residenze isolate, non vedono di buon occhio l’arrivo di centri urbani di maggiori dimensioni. In primo luogo ciò perturberebbe notevolmente il territorio, in secondo luogo provocherebbe il congestionamento delle vie di comunicazione. Varie proteste sono state organizzate proprio dai residenti in tali aree, i quali hanno più volte dichiarato che senza l’appoggio di infrastrutture adeguate, ossia strade, ferrovie, scuole, ospedali, non è pensabile di calare dall’alto interi agglomerati urbani.

Molti hanno fatto notare che alcune delle aree selezionate erano state già proposte in passato come zone edificabili, ma non essendo riuscito a convincere le popolazioni locali seguendo la via “tradizionale”, il Governo ha optato per la soluzione ecologista.

 

John Healey
John Healey voleva realizzare una decina di città ecologiche, ciascuna ospitante 20.000 abitazioni
Di fatto l’idea originaria del Ministro delle Infrastrutture britannico, John Healey, appoggiato da Gordon Brown, era ben più ambiziosa. Egli puntava infatti alla realizzazione di una decina di città ecologiche, ciascuna ospitante 20.000 abitazioni. In seguito alle proteste accorate e insistenti, dopo due anni di concertazioni, sono state estratte quattro località dalla lista di quindici prese in considerazione.

 

Si tratta dei siti per i quali le controversie erano meno accese. Inoltre il Governo ha stabilito un primo passo base che prevede la costruzione di solo 2500 case per città, da consegnare ai futuri locatari entro il 2016. Anche i vincoli sull’efficienza energetica sono stati un po’ ammorbiditi, per cui queste prime case sono obbligate a raggiungere solo il quarto di sei possibili livelli di efficienza energetica ed eco-compatibilità.

“Questo progetto è un’eco-truffa”, ha tuonato il conservatore Grant Shapps, Ministro delle Infrastrutture del Governo Ombra, “molti dei progetti di eco-città proposti sono insostenibili, impraticabili e impopolari, ma Gordon vuole imporli ugualmente, senza rispettare l’opinione delle comunità locali”.

“Ridisegnare radicalmente i piani urbanistici può condurre ad un miglioramento della qualità della vita”, si difende Healey. “Le proposte possono far sollevare opinioni forti, ma il cambiamento climatico affligge tutti noi. Con il nostro impegno per la realizzazione di città ecologiche stiamo compiendo passi per affrontare questa sfida e contribuire alla costruzione di abitazioni sostenibili”.

 

No ecotown
La costruzione di nuove città, seppur ecologiche, ha incontrato molte resistenze in Inghilterra
Anche i Democratici Liberali, in realtà, non sono d’accordo con il progetto governativo. La portavoce per le infrastrutture di tale gruppo politico, Sarah Teather, è infatti convinta che l’iniziativa sia destinata a fallire, in quanto il Governo centrale ha imposto le città ecologiche alle comunità locali, senza dare loro la possibilità di decidere del proprio territorio.

 

Che sarà dunque di queste eco-town? Per il momento tanto Healey quanto Brown sono decisi ad andare avanti con la stesura del piano di costruzione per le prime quattro città. Queste possono far conto sull’appoggio di una parte delle istituzioni locali, quindi probabilmente il Governo riuscirà a portare a segno il proposito. Per ulteriori espansioni o nuove città in altri siti la faccenda appare, invece, più improbabile.

Sebbene sia assolutamente fondamentale orientarsi verso la realizzazione di edifici che si allineino ai più elevati standard di sostenibilità ambientale, ha forse senso progettare a tavolino delle finte-città ecologiche, come grandi villaggi turistici? Un centro abitato non deve nascere naturalmente, con i propri ritmi e la propria storia, dalla volontà e l’organizzazione delle popolazioni locali? Può essere imposto dall’alto, per quanto con le migliori intenzioni?

Forse la via della riqualifica di centri già esistenti, oltre ad essere meno impervia, è anche più saggia. Comunque, staremo a vedere.