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Iran. Ora l’Occidente spera nel “fuoco amico”…

di Ugo Gaudenzi - 06/08/2009

 

 
Iran. Ora l’Occidente spera nel “fuoco amico”…
 

Lunedì si è svolta la cerimonia di investitura e oggi, 5 agosto, il presidente Ahmadinejad giura in parlamento. Salvo le amplificazioni di comodo da parte occidentale delle proteste post-elettorali, che proseguono a far balenare come di massa delle proteste limitate a poche centinaia di persone, la strada che portava al suo secondo insediamento come presidente della Repubblica è ormai più che scontata.
Come appare concretamente anche risolta la recente disparità di vedute tra la Guida suprema Ali Khamenei e il presidente Mahmud Ahmadinejad e i rispettivi sistemi di potere. Il legame tra il rahbar e il presidente non amato da Londra e Washington e dal codazzo coloniale atlantico, resta molto solido.
Ricordiamo come un paio di settimane fa Ahmadinejad aveva nominato primo vicepresidente il consuocero Esfandiar Rahim Mashaei. Ma Mashaei era stato contestato (in particolare dalla fazione integralista sciita dell’Ansar al Hizbollah, della quale è portavoce il giornale Ya Lassarat), perché in passato si era espresso in modo poco severo nei confronti del popolo israeliano, definendolo ”possibile amico” – risolto il conflitto palestinese - degli iraniani. Così Khamenei ne aveva chiesto l’immediata sostituzione anche sulla scorta – si dice – di sette pareri negativi di altrettanti ministri, tra questi il ministro della Cultura Hossein Saffar Harandi. E Ahmadinejad – proprio l’uomo che viene dipinto in Occidente come il “diavolo” che vuole la distruzione di Israele - ha escluso dal governo la personalità contestata per la sua timida apertura a Tel Aviv e comunque ha nominato Mashaei suo capo del personale e suo consigliere particolare, a rimarcare la propria autonomia decisionale.
Un’altra occasione di conflitto al vertice – sempre secondo le immaginifiche notizie diffuse dai media occidentali - sarebbe stata il licenziamento del capo dell’intelligence Mohseni Ejehei. Ahmadinejad lo avrebbe fatto fuori perché Ejehei avrebbe portato un dossier direttamente alla Guida suprema, scavalcandolo. E secondo gli informati (non essendoci più inviati occidentali, immaginiamo da dove provengano tali “informazioni”…) 210 parlamentari su 290 avrebbero sottoscritto una lettera di solidarietà ad Ejehei.
Voci amplificate di disaccordo tra Khamenei e Ahmadinejad, evidentemente tese a incrinare i saldi rapporti tra i due, erano state diffuse anche prendendo a pretesto le aperture del vertice della Repubblica islamica nei confronti dei manifestanti arrestati. E’ stata infatti ordinata la chiusura del centro di detenzione di Kahrizak (per la mancanza di “un adeguato rispetto per i diritti dei prigionieri”) già da alcuni giorni, anche se – dice la stampa “informata” - la direttiva sarebbe stata inizialmente ignorata dai militari che gestiscono il centro, con una larvata accusa al loro manipolatore (sic) Ahmadinejad. Poiché per l’Occidente il presidente iraniano, oltre ad essere l’altra colonna dell’Asse del Male accanto a Chávez, è il Diavolo in persona, a nulla è valsa la notizia che lo stesso Ahmadinejad avesse scritto al capo del potere giudiziario Mahmud Hashemi-Shahrudi, chiedendo di “dar prova del massimo della compassione nel nome dell’Islam verso i cittadini che si sono ritrovati in modo incosciente su questa strada e di liberarli per rendere le loro famiglie felici in occasione dell’anniversario della nascita dell’Imam Mahdi” .
Intanto gli irriducibili candidati più che sconfitti Musavi e Karroubi hanno continuato ad attizzare il fuoco. Dopo la commemorazione delle vittime delle manifestazioni post elettorali a quaranta giorni dalla morte con qualche centinaio di loro fedeli, eseguita scandendo preghiere e leggendo il Corano seguita da un corteo subito sciolto dalla polizia, la nuova protesta, lunedì, nel giorno dell’investitura, ha raccolto ancor meno persone. Un flop totale, per i due oppositori, nonostante gli incitamenti della stampa atlantica. Ora la loro ultima speme è l’insediamento di oggi nello stesso parlamento iraniano, che i “giornali informati” d’Occidente hanno già dipinto come occasione di protesta. Una protesta che i gazzettieri e i commentatori “fondano” sul bacio di rispetto dato questo lunedì da Ahmadinejad non sulla mano, ma – orrore! - sulla spalla di un Khamenei (chissà perché… sorridente).
Ahimè, al ridicolo non c’è mai fine.