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Spiegando la disconnessine della produzione da qualsiasi altra referenza o finalità sociale

di Stefano Serafini - 24/08/2009

Spiegando la disconnessine della produzione da qualsiasi altra referenza
o finalità sociale (la crescita economica come mito diretto e fine a se
stesso), Jean Baudrillard scriveva nel 1976:

"E' lo stadio dei programmi spaziali, del Concorde, dei programmi
militari in tutte le direzioni, dell'inflazione del parco industriale,
delle attrezzature d'infrastruttura sociali o individuali, dei programmi
di formazione e di riciclaggio, ecc. Bisogna produrre non importa che
cosa, secondo una coazione a reinvestire a tutti i costi (e non in
funzione del saggio di plusvalore). In questo _planning_ riproduttivo,
il capolavoro promette d'essere l'anti-inquinamento, in cui tutto il
sistema "produttivo", è in procinto di riciclarsi sull'eliminazione dei
propri rifiuti - equazione gigantesca con un risultato nullo - e
tuttavia non nullo, dato che con la "dialettica"
inquinamento/disinquinamento si profila la speranza d'una crescita senza
fine." (J. Baudrillard, _Lo scambio simbolico e la morte_, cap. 1, § "Il
denaro", I; trad It. di G. Mancuso, Feltrinelli, 2007(4a), pp. 34-35).

Se vi è ancora qualcuno "di sinistra" così ingenuo da credere alla
propaganda della Green House mondialista (o magari da strapparsi le
vesti contro di essa, in nome delle "fasi"), è perché negli ultimi
trent'anni leggeva l'Unità, Il Manifesto e Paperino?