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Mezzi di sussistenza

di Gustavo Duch - 27/08/2009

 


Sostenendo che ciò che andava bene per una nazione non necessariamente doveva andar bene per un’altra, Gandhi mise in discussione l’introduzione di alcune tecnologie. “La meccanizzazione va bene quando le braccia sono poche per realizzare il lavoro previsto” affermò all’epoca. Alcuni decenni dopo, la sua seguace e connazionale Vandana Shiva, difendeva gli stessi principi: “Quando la mano d’opera è scarsa e costosa, le tecnologie che sostituiscono i lavoratori sono produttive ed efficienti. Quando la mano d’opera è cospicua, la sostituzione dei lavoratori è improduttiva perché conduce alla povertà, alla perdita e alla distruzione dei mezzi di sussistenza”.



Ebbene, se pensiamo alle tecnologie che sostituiscono lavoratori e lavoratrici, le monocolture agricole e del bestiame sono quindi, da questo punto di vista, tra le cose più improduttive ed inefficienti. Alcuni esempi. Senza allontanarci dall’India, nello stato di Kerala la monocultura di cocco impiega annualmente una persona per ogni ettaro per 157 giorni. Nello stesso posto una coltivazione mista di cocco, papaya, mango e altre verdure darà lavoro, negli stessi giorni, a sei persone. Nell’altopiano del Deccan, nel sud dell’India, trasformare la coltivazione di terreni non irrigati, dedicati al sostentamento locale, in piantagioni di eucalipto dedicate all’esportazione, presuppone (oltre alla perdita di sovranità alimentare) la perdita annuale di posti di lavoro pari a 250 giorni a persona per ogni ettaro.

Spostandoci in Ecuador, i calcoli sono molto simili. Un ettaro di manglar naturale [zona litoranea tropicale dove crescono le mangrovie, ndt] permetteva a dieci famiglie di vivere degnamente di pesca e raccolta di molluschi. Con l’installazione di vasche per l’allevamento di gamberetti risulta, in una vasca di 100 ettari, esserci lavoro per solo quattro persone. In Uruguay, 100 ettari di buona terra coltivabile dedicata alla coltivazione familiare, offre mezzi di sussistenza e sostentamento a 35 famiglie.
Se lo riconvertissimo (così come si fa) in canna da zucchero per combustibile, avremmo lavoro per dieci persone. Se coltivassimo (così come si fa) soja per mangime per l’Europa, rimarremmo con due posti di lavoro e se piantassimo (nuovamente) eucaliptos, una sola persona sarebbe più che sufficiente.

Oggi quello che risulta “tecnologicamente avanzato” è pensare di avvicinarci ai ritmi e al rendimento della natura stessa.

Gustavo Duch, collaboratore della Universidad Rural Paulo Freire

Fonte : www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=90233
18.08.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA DAMMACCO