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Rinascere

di Emilio Michele Fairendelli - 27/08/2009

Tra il  1914 e il 1921 apparve sulla rivista Arya in circa duecento pagine, perlopiù stese da Sri Aurobindo in modalità di scrittura automatica, The problem of Rebirth.

A partire da quel testo vorrei proporre in questa sede, in forma di tracce, alcune riflessioni, base per un contributo più articolato che apparirà altrove:

Rinascere

guida-allo-yogaLa teoria della rinascita o reincarnazione è antica quanto il pensiero e non vi è tempo o cultura umana a noi noti che non l’abbia assunta, declinandola in modi e forme differenti, anche in parte deviando dalla verità essenziale, come nel caso della metempsicosi greca.

La teoria sembra connaturata alla realtà psicologica umana più profonda, nella nostra struttura esistenziale deve dunque esistere un luogo che conserva memoria di altre ere in cui il rinascere e le sue modalità erano conoscibili ed  osservabili sui piani occulti,  dall’esperienza extraordinaria.

Il rinascere continuerà ad abitarci sinchè esisterà l’uomo e si avvicina l’ora in cui questa realtà sarà di nuovo vista e sperimentata da parti profonde di noi, ancora segrete, e poi dall’Anima.

Cosa rinasce

Ciò che rinasce, che prende un nuovo corpo, un nuovo vitale, un nuovo mentale è l’Anima, l’essere psichico secondo la terminologia aurobindiana, governata dal mago supremo,  l’Entità eterna ed immutabile che sta aldilà ed aldisopra di ogni cosa, il Sé (The Self).

Questo è il suo ruolo nel gioco di Maya, il compito cui è chiamata, la Legge che si attua, la modalità con il cui il mondo procede nella propria evoluzione, verso la trasmutazione.

Solo l’Anima, diamante al centro di noi,  rinasce.

Il resto non è che ricombinazione della terra di Adamo, di tante pluralità: il corpo e la sua materia, le fibre sottili del mentale e del vitale.

La personalità umana si scioglie con la morte fisica e non può mai, come si vorrebbe,  sopravvivere e riapparire in altri corpi.

karma-reincarnazioneAlessandro, Mozart, Napoleone, il signor Arena, il signor Cosenza, il signor Nessuno scompaiono per sempre e possono riapparire, larve di vibrazioni mentali e vitali, solo nei salotti dei medium: ciò che resta è il loro apporto, operato sotto la guida dell’Anima e del Sé, alla marcia del mondo verso il Divino.

Occorre fare giustizia di ogni vulgata circa il tema del rinascere.

La suggestione di chi  voglia riconoscere una vita precedente da un segno,  da un incontro,  da un’immagine, contiene quasi sempre un errore fondamentale.

Poiché solo l’Anima rinasce il riconoscimento di un’esperienza di un’altra vita non può che fondarsi sul risentire momenti d’Anima, esperienze che abbiano toccato e si siano svolte a quel solo livello.

Il rapporto con la nostra Anima è velato e intermittente, per la maggior parte degli uomini inesistente.

A volte confondiamo le onde del cuore e del vitale, dei sensi, con Lei, sbagliando.

Avvicinare, svelare la propria Anima: solo da lì il meraviglioso, l’orrendo, l’alto e il basso delle nostre vite passate – e tuttavia ogni istante Opera e Divino!-  potranno essere davvero riconoscibili.

C’è un quadro di Constable, un paesaggio con un gruppo d’alberi, un fiume calmo e poderoso  e una casa, che non riesco a guardare senza disperarmi e cedere a un pianto estremo, di gioia.

La bellezza del quadro, il suo incontro con i miei sensi non sono evidentemente sufficienti a spiegare quanto avviene in me.

Pronunciano il nome Gerusalemme e il mio essere, dal luz alla base della mia colonna sino alla fronte, è attraversato da un brivido profondo.

Posso intuire fatti dell’Anima, accaduti un tempo.

Ma quando saprò?

 

Karma

Il popolo  mostra a Gesù il nato cieco e gli domanda se sono i suoi genitori ad avere peccato o lui in un’altra vita.

La risposta è né lui né i suoi genitori: tutto ciò è avvenuto affinché si mostrassero in lui le opere di Dio.

Qui c’è la verità – quanto chiara e luminosa -  sulla questione karmica.

Il Cristo distrugge la nozione del Karma come premio o punizione per le buone azioni o per i peccati delle vite precedenti.

leggi-del-karmaQuesta vulgata, tuttora dominante in religioni che muovono milioni di persone come nella mente di newagers spiritualmente arrapati – gli uomini hanno il codino e lo sguardo dolce e smarrito, le donne ampie  gonne a fiori,  a volte anche professionali tailleur, bigiotteria astrologica e lo sguardo sicuro – si propone come la più pericolosa delle falsità, ossia una Verità a cui sia stata impressa una piccola torsione tramutandola in qualcosa di ben più antispirituale del suo contrario.

All’interno di questa concezione del Karma ci sono due errori fondamentali.

Il primo: non è possibile intendere avversità e sofferenza  semplicemente come una punizione ad una colpa: con ogni evidenza esse sono il più grande agente purificatore, il più grande aiuto per l’Anima che lotta per apparire, per trasmutare le cose.

E un grande segno, una grande immagine per chi le incontri nella vita di un altro uomo.

Scrive Aurobindo : Oh Tu che ami, colpisci! Se non mi colpisci saprò che non mi ami.

Il secondo errore: una concezione del Karma dove colpe e virtù vengono punite e ricompensate secondo una legge stabilita inchioderebbe la Manifestazione ad un funzionamento meccanicistico dove non potrebbe più trovare spazio alcuna libertà.

Come si potrebbe in questo caso assegnare alla sofferenza, priva di ogni sua volontà, un ruolo attivo, luminoso, in prima fila nel campo di battaglia nell’esercito  del Divino?

E come sarebbe possibile riconoscere, distinguere il Karma che produciamo da quello che siamo chiamati a vivere e ad agire, che abbiamo scelto di portare?

In verità tutto il gioco di Maya e del tempo  è un gioco di libertà e di forze, dove per noi, allo stato attuale della nostra coscienza, sono chiari solo Colui che regna, il Divino, e la direzione della Redenzione.

Responsabilità

Una concezione spiritualmente vera del Karma non tocca in alcun modo la dimensione della responsabilità individuale.

Nell’ordine morale e spirituale, così come in quello materiale, ogni azione ne genera un’altra, che gli è commisurata e il cui fine è il riequilibrio di un ordine infranto.

Tale legge, che regola la materia dal campo più grossolano a quello subatomico, risplende anche nel campo etico.

Ciò che è importante comprendere è che non saremo noi a pagare le conseguenze delle nostre viltà, delle nostre menzogne, così come a seminare per noi  con il nostro bene il campo del futuro: ne verranno pagate tutte le conseguenze.

Quale Verità non si manifesterà per il mio mentire?

Quale nuovo nato si farà carico della mia indegnità?

Quale uomo sarà felice per il mio cosciente sacrificio?

La comprensione del campo karmico come universale e non individuale rende in realtà ogni nostra azione più grande, più rischiosa, più assoluta, più responsabile, più da amare, con tutto noi stessi.

Ogni azione nobile e giusta e vera, ogni azione contro il Karma che portiamo avvicina l’ora di Dio.

 

Il grande oceano

Noi non conosciamo sino in fondo le regole del gioco di Maya, così come nulla sappiamo del vero volto di Dio, che per noi resta impensabile.

Come guardare la nostra condizione di ora, così imperfetta e disperata?

Perché? Perché, Signore?, vorremmo gridare con il viso al cielo, in un campo a notte alta.

In questo oceano di forze, di impulsi, di riparazioni e di volontà, noi esistiamo.

Non c’è regola, o meglio questa dipende dal nostro essere e da quanto lo condiziona.

Forse le mani così armoniose che ci porgono delle banconote da uno sportello e che inspiegabilmente ci commuovono sono le stesse che vedemmo in un’altra era, appartengono a un’Anima convissuta.

Il viso di una donna che scorgiamo da un treno in partenza, oltre il cristallo, un viso che non rivedremo mai più in questa vita ma che ci colpisce come un dardo forse sarà di nuovo nostro tra migliaia di anni, sotto una stella di Orione.

Agiamo rettamente, alla sommità della nostra coscienza, guardando il cielo, sapendo che sulle più alte cime del Vedanta, comunque e nonostante noi, tutto non può che avvenire così, è già avvenuto e questo avvenire, nel gioco di una imperfezione, di una menzogna che è  processo di Redenzione e dunque Verità, è il divenire del Divino.