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Afghanistan: il fallimento della politica anglo-americana nella regione

di Fabrizio Legger - 31/08/2009

 

La rielezione del fantoccio filoamericano Kharzai alle recenti elezioni politiche afghane, non rappresenta certo un segnale di svolta per il paese. Semmai fa capire, ancora una volta, che in Afghanistan “non si muove foglia che la Casa Bianca non voglia”. Ma è ormai è chiaro a tutti, anche ai ciechi, che la strategia messa in atto dagli invasori britannici e statunitensi in Afghanistan, all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001, è miseramente fallita. L’invasione e del paese e l’abbattimento del brutale regime talebano non hanno certo portato la pace nella regione. Anno dopo anno, la guerriglia talebana e la resistenza ramata dei pashtun (il 55% degli afghani) hanno segnato il passo, costringendo le truppe occidentali a guida americana ad esercitare solo il controllo delle grandi città, mentre l’intero Sud del paese è in mano ai talebani (appoggiati da buona parte della popolazione). Gli USA stanno pagando un prezzo altissimo per questa guerra, sia economico che militare, Nel solo mese di luglio sono stati uccisi ben 41 soldati americani, 20 quelli caduti nel mese di agosto. Anche la Spagna, l’Italia, la Danimarca, la Norvegia e gli altri paesi europei che hanno seguito gli Usa in questa folle corsa all’occupazione dell’Afghanistan hanno pagato un alto prezzo in termini di vite umane dei loro soldati. Inoltre, gli obbiettivi che le truppe Nato e della coalizione internazionale sotto guida Onu si proponevano, non sono stati raggiunti: la coltivazione dell’oppio non è cessata, le donne sono ancora prigioniere dei burqa, gli jihadisti di Al Qaeda continuano a flirtare con la resistenza talebana. Intanto il presidente americano Obama ha aumentato il numero delle truppe Usa nel paese e ha chiesto agli alleati occidentali di incrementare gli impegni militari. Una vera assurdità, dal momento che, proprio sul campo, gli stessi generali americani hanno affermato che non riusciranno mai ad annientare la guerriglia talebana, dal momento che questa può contare sugli appoggi di buona parte della popolazione di etnia pashtun e sui proventi della vendita dell’oppio. Inoltre, neppure la presenza delle truppe internazionali ha impedito l’afflusso di volontari musulmani che, attraversano le frontiere di Iran e Pakistan affluiscono quotidianamente in Afghanistan. E allora? Siamo evidentemente in una situazione di stallo. Cosa fare per risolvere la questione afghana? Innanzitutto, ritirare tutte le truppe occidentali e sostituirle con truppe della Lega Araba, solo rigorosamente musulmane, ovviamente sotto bandiere Onu. Poi, riconoscere i movimenti talebani più radicali (compreso quello guidato dal Mullah Omar) come interlocutori politici e avviare serie trattative di pace tra questi e il governo di Kabul. Questi potrebbero essere due primi passi per una seria e reale pacificazione del Paese. Perché una cosa è certa: finché gli Usa e le truppe occidentali resteranno in Afghanistan, i Talebani potranno continuare a sbandierare la causa della Jihad e della Guerra Santa, cosa che invece sarebbe assai più difficile fare per costoro se, nel paese, come forze di interposizione internazionale, ci fossero soltanto soldati musulmani dei paesi della Lega Araba. Inoltre, senza il Mullah Omar e il suo movimento guerrigliero, non si può fare la pace. Occorre perciò che i governanti di Kabul lo riconoscano come rappresentante politico, per indurlo a trasformare il suo movimento militare in un partito politico che possa legalmente prendere parte alle elezioni. Si tratta di cose molto difficili, è ovvio, ma senza queste non è pensabile pensare di pacificare l’Afghanistan. La strategia adottata da Obama è pessima, deludente e assurda: non è inviando altri trentamila o cinquantamila marines in Afghanistan che si può pensare di annientare i Talebani, che sono ben radicati tra la popolazione, combattono in maniera altamente motivata e dispongono di risorse finanziarie ingenti per acquistare tutte le armi che occorrono loro per proseguire la guerra, che per loro è una guerra santa. Non è battendo su questa assurda strada che Obama può pensare di risolvere la “questione afghana”! Se non conosce la storia, vada a rileggersi come sono andate a finire le tre guerre anglo-afghane combattute tra il XIX e gli inizi del XX secolo, e vedrà che con la sola opzione militare non otterrà nulla. L’Afghanistan è un paese islamico, e se sul suo suolo devo starci dei soldati stranieri, questi devono essere soldati islamici.
Gli USA, con l’Afghanistan, non c’entrano proprio un fico secco! La presenza di truppe occidentali sul territorio afghano non fa altro che rendere più forti i fanatici della Jihad e gli xenofobi islamici che vogliono a tutti i costi lo scontro di civiltà con l’Occidente!