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L'unità dei traditori della nazione

di Giovanni Petrosillo - 01/09/2009

 
 
Il nostro non è mai stato il Paese della grande tragedia mentre è stato sicuramente, in altri tempi, la patria della commedia (detta appunta all’italiana) divertente e stimolantenella rappresentazione dei
vizi e delle virtù delle “italiche genti”. Oggi, purtroppo, la nostra nazione è diventatala terradella
farsa edella pagliacciata generale.
Al centro del dibattito politico in questi giorni c’è stata la visita a Tripoli del Presidente del
Consiglio Berlusconi per la commemorazione del trattato che ha messo fine alla disputa coloniale
tra l’Italia e la Libia del colonnelloGheddafi, assurto al potere con un rivoluzione nazionale
consumata proprio a danno degli invasori italiani(perché tali eravamo ed è meglio non scordarlo).
Sulla stampa nostrana si è subito scatenatauna diatriba dai toni perentori perché tanto da destra
(soprattutto l’ala finiana, ma anche parte di FI) che dal centro (i soliti “casinisti” dell’UDC)cheda
sinistra (immancabilmente tutta, senza distinzioni “correntizie”e di partito) si sono alzati gli alti lai
dei difensori dei diritti umani e della democrazia, indignati per questavisita ufficiale che avrebbe
legittimato un inveterato e sanguinario dittatore, nient’affatto pentito dei propri misfatti
ultradecennali.
Credo che il climax di questa distorsione “dirittoumanistica” a capocchia sia stato raggiunto
dall’Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci, miseramente finito nelle mani di una ballerina
di salsa e merengue chiamata Conc(h)ita, politicamente conciata proprio male.
Sull’Unità non si bada ad invettivee si sciorinano le ragioni per cui il presdelcons Berlusconi
avrebbe dovuto declinare l’invito libico. L’analisi viene affidata alla penna di Umberto
Degiovannangeli (La diplomazia del gas abbraccia il rais, Silvio e l’ex capo del KGB, L’Unità del
28.08.09) che dall’alto della consueta iattanzaintellettualistica sinistrorsa si chiede retoricamente
comesia possibile barattarela propria dignità nazionale (?) per contratti milionari o per accordi
commerciali. A parte l’ingenuità di questa affermazione che mal si concilia con la disposizione
umana a calarsi braghe e mutande di fronte al denaro(eppure lo sapevano già i latini che pecunia
non olet), il vero corno del dilemmanon risiede in questo aspetto. Il giornalista lo sa benissimo
tanto che, intuendo di non poter polarizzare l’attenzione dei suoi lettori suquesto tema (infatti, a
sinistra, è da qualche tempo che hanno imparato ad apprezzare l’argente il business), cambia subito
registroperaffrontare, in maniera ancora più ideologica, il nocciolo della questione.
Berlusconi è amico di Putin, massacratore di ceceni e squallido spione del KGB, Berlusconi dialoga
con Hu Jintao, recentemente in visitanel nostro paese (in occasione del G8 dell’Aquila al quale la Cina era invitata quale paese osservatore)dal quale è dovuto ripartire in fretta e furia per andare a stanare i “pacifici” uiguri i quali stavano “allegramente”mettendo a soqquadro la capitale dello
Xinjiang(regione accidentalmenteal centrodi delicati equilibri geopolitici e snodo strategicodi risorse energetiche e di pipelines che fanno gola agli Usa).
Hu Jintao è anche il nemico n.1 del Dalai Lama, gransacerdote della libertà sotto paga di CIA,
tanto amato dai nostri “bonzi” di sinistrache hanno sostituito l’esotismo orientalistico e le discipline dello spirito umano al marxismo. Il presidente cinese è anche il primo sostenitore della dittatura Birmana dove risiede e lavora, conto “Stati terzi”, un’altra eroina della sovranità popolare, Aung San Su Ki messa “sotto chiave”da una “crudele” giunta militareche non vuole ingerenze straniere nei propri affari interni.

Insomma, Berlusconi funge da mediatore degli interessi geostrategici, alimentati a “gas”, di questo asse del male che attraverso una “temeraria”politica del “tubo”vuole stringere d’assedio il mondo.
E tutto ciò (parole del giornalista) “contro gli Usa e buona parte dell’Unione europea”. Ecco dove si voleva andare a parare, perché “notoriamente”gli Usa sono degli agnellini che si limitano ad esportare la democrazia e i diritti civili nell’interesse esclusivo dell’umanità, senza ricorrere mai
alla forza. E’ ovvio che il pennivendolo dell’Unità non è in grado di andare oltre questo rivestimento ideologico(ma sarà davvero in buona fede?) che avvolge la strategia imperiale americana, molto più aggressiva e violenta di quella di altri paesi che puntano a rendere il mondo geopoliticamente più equilibrato nei suoi rapporti di forza, ancora troppo sbilanciati avantaggio della superpotenza Usa. A meno che non si voglia davvero credere che la guerra in Iraq sia stata fatta per liberare quel popolo da un dittatore sadico e feroce, a meno che non si sostengaseriamente che la guerra in Afghanistan è fattaper liberare il mondo daAl Qaedae dal terrorismo islamico, a meno che non si voglia darcredito a chi sostiene che la prossimala guerra in Iran impedirà al regime degli ayatollah
di entrare in possesso della bomba atomica con la quale tenere sotto scaccogliinfedeli (per questo,
del resto, c’è già il Pakistan alleato degli Usa)ecc. ecc.
Casualmente però si viene a sapere che anche nel resto d’Europa non si va tanto per il sottile quando si tratta di petrolio e di danari. Pare, difatti, che la Scozia, su pressione degli inglesi, abbia
rilasciato il presunto attentatore (dichiaratosi sempre innocente) di Lockerbie, Abdelbaset al-Megrahi, per concludere un affare piuttosto redditizio. Uno scambio petrolio contro prigionieri politici per favorire la britannica British Petroleum e anche la Shell, con tanto d’intervento diplomaticodel Principe Carlo in persona.
Insomma, a sentire Degiovannangeli i traditori della “civiltà”saremmo noi italiani mentre chi si contorce in affari sottobanco, contrattando la liberazione di presunti terroristi per ottenerne vantaggi commerciali, rappresenterebbe il bene e il valore della democrazia.

Questa merda servile l’Unità farebbe bene a dichiararla apertamente, mostrando ai suoi lettori quale
funzione antinazionale stia svolgendo. Non possiamo essere noi di questo piccolo blog a spiegare
loro come va il mondo,ma qualche consiglio possiamo pur dispensarlo.
La Libia ha un’importanza vitaleper l’Italia. Si ribadiscecontinuamenteche dobbiamo diversificare
i fornitori per non dipendere dagli approvvigionamenti diun solo paese. Ebbene la Libia dispone di riserve per 44 miliardi di barili di petrolio e di 6,5 mld di tonnellate di gas. L’Eni, d’intesa con l’impresa di Stato Noc e con la russa Gazprom ha avviato programmi di prospezione e di sfruttamento di queste risorse che sono indispensabili per colmare il nostro fabbisogno energetico.
Ma non solo di gas e petrolio si tratta…
La Finmeccanica eil fondo sovrano libico (Lia) hanno firmato un protocolloper sviluppare una cooperazione strategica in Africa e Medio Oriente, nei settori dell'aerospazio, dei trasporti, dell’energia ecc. ecc.: giro d’affari 20 mld di euro.
L’Impregilo, da anni in Libia, è impegnata nella progettazione e nella realizzazione di infrastrutture e opere di urbanizzazione: giro d’affari 20 mld di euro.
Certamente non tutti questi fondi finiranno alle imprese italiane, ma dipendesse dagli stolti
“umanitarismi” dell’Unità non arriverebbe nemmeno un cent.
Gli scribacchini dell’Unità, corsari dell’antiberlusconismo “senza se e senza ma” imparino a fare i
conti e a discernere l’odio per il Cavaliere dall’interesse nazionale, soprattutto allorquando si fanno
sponsorizzare e foraggiare da capitani della finanza della peggior specie(quelli che prendono la
tessera n.1 del partito o quelli che si mettono in coda per votare alle loro primarie), cioè dagli
uomini che appena mettono le mani su qualche impresa(rilevata dalloStato a prezzi di favore)la trasformano in merda, uscendone comunque con le tasche piene.
Purtroppo il servilismo di sinistra supera le barriere nazionali e si organizza in una vera e propria internazionale dei traditori. Solo per citare l’ultimo caso, il quotidiano francese Libération, giornale fondato da J.P.Sartre, ha raccolto le doglianze dei decerebrati democratici di casa nostra (dopo che il capo del governo aveva sporto querela contro Repubblica) e si è messo a pubblicare le famigerate “dieci domande”di D’Avanzo. Come dire, la madre degli imbecilli è sempre in cinta e non importa in quale nazione risieda…

Se vogliamo che l’Italia diventi realmente un paese libero da intromissioni straniere dobbiamo mettere i sinistri alla porta. Sono stati loro i primi a dire che si vergognano di vivere in Italia. Bene, allora, premuriamoci di accompagnarli al confine(non al confino, purtroppo non ne abbiamo le
forze altrimenti lo faremmo), paghiamo loro un biglietto di sola andata per l’estero senza possibilità di ritorno. E’ questo il primo passo da compiere per ridare all’Italia la dignità perduta.