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La ripresa? improbabile e precaria

di Paolo De Gregorio - 02/09/2009



Operai e abusivi di sinistra, affratellati con padroni e banchieri, fanno il
tifo per una ennesima ripresa capitalista della economia, senza essere capaci
di guardare oltre il proprio naso e fermare la vera emergenza della distruzione
ambientale e della sovrappopolazione.
Tutti si affidano alla speranza di uscire dalla crisi e il più piccolo
segnale di rallentamento della stessa viene subito speso in termini di
ritrovato ottimismo.
Ma nessuna crisi globale è mai uguale alle altre, quella attuale non è
ciclica, ma strutturale, in quanto si sono affacciati ai mercati internazionali
nuovi grandi produttori in grado di produrre merci di tutti i tipi, anche di
tecnologia avanzata, sottraendo ai paesi occidentali, in maniera definitiva,
segmenti di mercato importanti, anche in settori come l’acciaio e il petrolio.
Non solo, ma a livello finanziario gli USA, e anche l’Italia, hanno un debito
pubblico fuori controllo, mentre un paese come la Cina ha riserve di 2.000
miliardi di dollari (molti investiti in buoni del tesoro Usa che, se fossero
disinvestiti improvvisamente farebbero chiudere l’America per fallimento e
bancarotta).
Naturalmente il peso dell’interscambio USA-CINA non rende conveniente fare
questo passo, ma la novità è che parte del surplus di bilancio cinese è già
usato per acquistare molte imprese e materie prime in tutto il mondo e, a
shopping avvenuto, nulla nell’economia mondiale sarà come prima.

Però questa redistribuzione della ricchezza e dei mercati, in cui l’Occidente
risulta perdente, accentua enormemente il processo globale di distribuzione
delle merci, con il grande inquinamento che ne deriva, e con il problema che l’
infernale meccanismo si può fermare in ogni momento per la diminuita capacità
di acquisto e di consumo di milioni di persone.
Nel mercato se uno vince c’è anche chi perde in modo direttamente
proporzionale.

Di fronte a queste storiche e galoppanti novità gli Usa e L’Europa non hanno
messo in campo una nuova strategia e anche il verbo più usato, che è sperare,
ci rivela che non si affidano alla razionalità e allo studio della realtà
La sola mossa, parziale, capace di cambiare le cose, è la scelta di Obama di
investire centinaia di miliardi di dollari nella riconversione energetica con
le rinnovabili, che è un gigantesco passo in avanti verso l’autosufficienza
energetica degli USA, che presto potrebbero constatare che tutte le loro
flotte, i loro eserciti, le 900 basi militari sparse nel mondo per difendere
gli interessi petroliferi e commerciali non servirebbero più a nulla e quei
mille miliardi di dollari che costano ogni anno, se investiti nel proprio
paese, risolverebbero tutti gli attuali problemi.
Gli Usa possiedono anche un territorio che, in proporzione al numero di
abitanti (300 milioni) è in grado di dare una larga autosufficienza alimentare,
e questo ostinarsi al dominio militare e alla globalizzazione dei mercati, che
li vede perdenti anche sui campi di battaglia, appare come una ossessione
patologica, che non ha niente a che fare con la democrazia e con il senso
comune.

Comunque lo scenario da contrapporre al mondo come lo conosciamo ora, che
continua a proporre solo l’aumento del PIL e gli interventi militari, e non
pone rimedi risolutivi per l’ambiente e la sovrappopolazione, è quello della
SOSTENIBILITA’, in cui ogni nazione lavora per mettere in armonia il numero
degli abitanti con le proprie risorse alimentari.
I soldi meglio investiti non sono quelli che aumentano la produzione, ma
quelli che vengono usati per offrire a tutte le donne, gratis, mezzi
contraccettivi che facciano diminuire le bocche da sfamare.
 
Affermo con certezza assoluta che vi sono due potenti entità che impediscono
questo razionale cammino, le religioni e i teorici capitalisti dello sviluppo
infinito.
Qui bisogna cominciare a puntare il dito contro le religioni (islamica e
cristiana) e bisogna lavorare per una nuova politica che decide al posto del
liberismo, e si lavori dovunque per una autosufficienza energetica ed
alimentare.
I responsabili delle catastrofi prossime venture sono oggi al potere, sta a
noi cacciarli ed indicare l’alternativa.