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Tradizione e rivoluzione nel pensiero politico contemporaneo dei fratelli mussulmani

di Dagoberto Husayn Bellucci - 15/09/2009

 

Nella panoramica politica relativa ai movimenti rivoluzionari in terra d'Islam un posto di rilievo merita il teorico egiziano - fra i principali esponenti del movimento dei Fratelli Musulmani - Sayyed Qutb al quale si devono molte delle idee attualmente in circolazione nel Sunnismo ortodosso.

La ricognizione d'analisi su al Qutb risulterà conforme pietra miliare di 'posizionamento tattico' nel quadro strategico-politico della insindacabile 'traiettoria' anti-ebraica determinante gli esiti della 'battaglia finale' tra le forze della Tradizione informale e quelle della Sovversione. La validità analitico-ideologica e l'incisiva influenza avuta da Qutb
nella teorizzazione di una 'imminente' contrapposizione radicale tra le schiere in armi del mondo arabo-islamico ed il nemico dell'uomo ( efficace metafora utilizzata dagli ambienti musulmani per l'identificazione del cancro sionista quale multiforme organizzazione internazionale di spoliazione, sfruttamento e sovvertimento dei valori spirituali nonchè rappresentazione simbolica di un'identità leviatanica sovranazionale, onnicomprensiva e organizzata su basi speculativo-parassitarie mediante lo strumento della Grande Usura capitalistica ) rappresenta un contributo fondamentale nel percorso di milizia rivoluzionaria anti-ebraica e anti-mondialista oltre ad una traccia storico-scrittoria di assoluto valore.

Qutb nasce da una famiglia benestante il 9 ottobre del 1906 a Mùshà un villaggio situato nella provincia di Asyùt nella zona settentrionale dell'Egitto. Dopo aver frequentato le scuole superiori passa, dal 1929 al 1933, alla "Dar al ulùm" (Casa della scienza) un'università che coniuga le tendenze laiche con il conservatorismo religioso della più nota università coranica di Al-Azhar. Nel 1939 Qutb viene assunto al Ministero dell'Istruzione nazionale dove lavorerà sei anni sia come insegnante che in qualità di funzionario attento in particolare alle problematiche sociali del paese: sarà la sua polemica aperta contro il nazionalismo britannico che lo porterà a fondare un giornale "Al Fikr al-Jàdid" (Il Pensiero Nuovo) che diventerà in breve un punto di riferimento per gli ambienti nazionalisti in fermento contro l'influenza inglese nell'area.

Nel 1948 Qutb viene inviato dal governo egiziano negli Stati Uniti per alcune ricerche sul sistema scolastico statunitense: frequenterà il master presso il Colorado State College of Education oggi University of Northern Colorado.
Sarà durante questo soggiorno negli Stati Uniti, durato due anni, che Qutb scriverà il suo più importante volume di critica sociale del sistema occidentale partendo dalle contraddizioni della società statunitense e basandosi su quelli che sono i pilastri, gli insegnamenti e la sociologia islamica: "Al 'adàla al-ijtimà'iyya fì al-Islàm" (La giustizia sociale nell'Islam) sarà probabilmente il suo più importante contributo scrittorio contro le disuguaglianze e il razzismo presenti negli Usa. Da questo testo saranno successivamente estratte analisi che interesseranno anche i successivi contributi teorico-ideologici di Qutb ripresi nei suoi testi del periodo compreso tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta scritti prevalentemente in carcere al Cairo.
Infatti dopo il rientro in Egitto e l'adesione ai Fratelli Musulmani , organizzazione radicale musulmana fondata nel 1928 da Hassan al Banna e principale referente ideologico e politico di gran parte dei movimenti islamici d'ispirazione sunnita del mondo arabo, di cui Qutb diventerà il principale ideologo e ispiratore, Qutb finirà i suoi anni in carcere.
Dopo aver partecipato nel 1952 al colpo di stato del movimento dei Liberi Ufficiali di Muhammad Nagìb e Gamal 'Abd al Nasser che abbatterà la monarchia di re Faruq I, il suo rapporto con Nasser e il movimento da lui diretto si farà dapprima teso ed infine di aperta ostilità. Dopo il fallito attentato contro Nasser, organizzato dai Fratelli Musulmani (che accuseranno il 'rais' di non rispettare i principii dell'Islam) Qutb e parecchi dirigenti dell'organizzazione islamica finiranno in galera.
La dicotomia ideologica e la distinta prassi politica esistente tra Qutb ed i Fratelli Musulmani da un lato ed il nasserismo al potere sarà sostanzialmente quella che verrà ad aprirsi tra Islam e nazionalismo fino a quel momento sinergici in funzione anti-imperialista e anti-sionista.
"Il radicalismo islamico è un movimento politico-culturale - scrive Youssef M. Choueiri (1) - che afferma l'esistenza di un conflitto insanabile fra la civiltà occidentale e la religione dell'Islam. L'Islam è una visione globale e universale che esclude la validità di tutti gli altri sistemi di credenza e di valore, una visione fuori del tempo e non contaminata dai cambiamenti della storia. Le manifestazioni storiche e contingenti dell'Islam sono pallidi riflessi o peggio deformazioni del vero e integrale contenuto della fede. E' per queste ragioni dogmatiche e teoretiche che Sayyid Qutb affermava con una certa sicurezza che "i fondamenti dottrinali dell'Islam erano sfuggiti alla distruzione, nonostante gli incessanti attacchi portati dai suoi numerosi oppositori", fondamenti, ovviamente, giudicati sempre validi e capaci di animare l'azione collettiva di "una nuova generazione di credenti".".
La visione politica di Sayyid Qutb sarà, dal momento della rottura con il regime nasseriano, oltremodo radicale e sarà durante gli anni della prigionia che scriverà due opere tra le più siginificative prodotte dal pensiero politico islamico contemporaneo: "Fi zilal al-Qur'àn" (All'ombra del Corano) e "Ma'alim fi al-Tariq" (Pietre miliari o Idee Guida") che rappresenteranno per molti anni il 'breviario' ideale, sia teoretico che d'azione militante, delle future generazioni di militanti islamici forgiati dai Fratelli Musulmani.
"In verità - prosegue Choueiri (2) - il radicalismo di Qutb è in gran parte una risposta al riformismo islamico e al nazionalismo arabo. E' il tentativo di dimostrare la differenza che passa fra una dottrina autosufficiente e assoluta - l'Islam - e l'affannosa ricerca di una ideologia che prende a prestito da altri contesti culturali idee e concetti, votandosi così inevitabilmente all'insuccesso. Da qui la strenua difesa dell'esclusività e dell'unicità della weltanshauung islamica, e la condanna di tutti i tentativi volti a riconciliare l'Islam con altri sistemi di pensiero. Le idee più radicali di Qutb sono state pubblicate, fra il 1960 e il 1966, in quattro libri: "Le caratteristiche della concezione islamica e i suoi fondamenti" (1960), "Islam e problemi di civiltà" (1960), "Idee Guida" (1964) e l'esegesi coranica dal titolo "Sotto gli auspici del Corano" (1958-1966)".
A livello puramente politico l'opera più importante che Qutb produce è "Idee Guida" per taluni sorta di "Mein Kampf" in versione islamica che produrrà un enorme effetto a livello di influenza e ispirerà gli ambienti religiosi islamici in crisi dinanzi alle vittorie apparenti del nazionalismo panarabista d'ispirazione nasseriana.
Il periodo in cui Qutb scrive i suoi testi appare comunque dominato dalle ideologie laiche di stampo occidentale: gli anni Sessanta sono quelli che vedranno ovunque avanzare all'interno del mondo arabo idee ispirate al nazionalismo, al panarabismo e al socialismo. E' di quel periodo la costituzione tra le fila dei palestinesi dell'OLP di Yasser Arafat che assumerà una dominante ideologia ispirata ai principii del socialismo. In Iraq e Siria di lì a qualche anno sarà invece il partito Ba'ath - laico, socialista e nazionalista - che prenderà il sopravvento ed il potere scindendosi poi in due tronconi che domineranno con Hafez el Assad e Saddam Hussein il panorama politico rispettivamente a Damasco e a Baghdad per diversi decenni.
Infine in Libia, ispirandosi direttamente al nasserismo panarabo egiziano, Gheddafi prenderà nel 1969 il potere cercando - con la pubblicazione del "Libro Verde" - un'improbabile coniugazione di idee islamiche e dottrine laico-nazionaliste moderne.
Rimane inoltre essenziale, nella formazione politica e ideologica di Qutb, la sua direzione culturale di intellettuale e letterato che aderì soltanto agli inizi dei Cinquanta all'organizzazione dei Fratelli Musulmani osservandone e analizzandone il fallimento come movimento di massa mirante alla conquista del potere. Il movimento era, quando Qutb vi aderì, diretto da Hassan al Hudaybi, un giudice di corte piuttosto moderato e privo del carisma appartenuto al vecchio leader e fondatore - Hassan al Banna - che aveva condotto i Fratelli Musulmani come una autentica avanguardia combattente durante le rivolte palestinesi degli anni Trenta e intendeva la politica come arena di scontro tra concezioni diverse nella quale l'Islam avrebbe affermato la sua validità eterna.
Per Qutb, come per al Banna, la politica  doveva essere onnicomprensiva, essenziale, priva di compromessi e fondata sui principi ideologici e la dottrina islamica.  Tale visione del mondo - all'interno della quale situava anche le grandi questioni economiche e sociali che riteneva essere il riflesso di una visione globale del mondo necessaria per affermare un modello organico assoluto - porrà Qutb in rotta di collissione con Nasser, pragmatico, scaltro e che - da politico arrivato a conquistare il potere, considera l'ideologia esclusivamente quale strumento necessario al regime e alla salvaguardia dell'Autorità del nuovo Stato che intendeva costruire sulle basi del suo socialismo nazionale e del panarabismo. Qutb , al contrario, vedeva nell'ideologia un insieme di principii non negoziabili. 
Nell'autunno 1964 Sayyid Qutb verrà rilasciato su pressioni irachene ma la sua libertà sarà di breve durata: il governo di Nasser lo rimetterà in galera nell'agosto successivo con l'accusa di attentare alla sicurezza nazionale e di aver progettato un tentativo di colpo di stato basandosi sui concetti espressi nel volume "Idee Guida" nel quale Qutb lancia la sua condanna irreversibile contro tutti i sistemi politici moderni - anche quelli che intendono utilizzare l'Islam per i loro interessi - accusandoli di rappresentare una moderna "Jàhiliyya" (l'epoca oscura, l'epoca dell'ignoranza precedente l'avvento dell'Islam e la Rivelazione Coranica).
Il governo di Nasser procederà quindi contro Qutb accusandolo apertamente di fomentare disordine e caos. L'accusa difatti rivolta alla società egiziana dal teorico dei Fratelli Musulmani è diretta in primo luogo contro il potere ed i detentori di questo potere: l'autorità (incarnata dal Rais) diviene illegittima e l'accusa di apostasia che Qutb rivolge al potere politico suona direttamente come un'accusa rivolta a Nasser, il "Faraone" come sarà anche apostrofato spregiativamente dai militanti islamisti.
Le accuse contenute nel volume di Qutb sono un durissimo colpo per il prestigio, all'epoca all'apice del successo personale, di Nasser. Qutb sarà dunque sottoposto a processo assieme ad altri sei esponenti dei Fratelli Musulmani. Il processo susciterà un'acceso dibattito all'interno della società egiziana e nel mondo arabo avrà una vastissima ripercussione mediatica. La sentenza emessa contro Qutb ed i suoi collaboratori sarà la pena di morte: il 29 agosto 1966 saranno infine giustiziati mediante impiccagione. Nell'ultimo periodo di reclusione Qutb scriverà un resoconto finale della sua attività all'interno dei Fratelli Musulmani intitolato "Li madha 'adanuni?" (Perchè mi hanno giustiziato?) ultimo atto di accusa contro Nasser e il regime egiziano.
Per comprendere Qutb occorre ricordare l'assoluta validità ed insindacabilità delle Verità Coraniche le quali rappresentano il motore centrale dell'ideologia islamica.
Tutti i principali teorici islamici insistevano sul concetto che l'ideologia rappresentasse il perno attorno alla quale doveva costruirsi e muoversi l'intera società, in particolare nella visione islamica come fosse necessario strutturare qualunque società sui precetti coranici e sulla giustizia islamica. Qutb, come Abu 'Ala Maududi , auspicava la rinascita islamica la quale eliminava tutte le contraddizioni ideologiche ed i compromessi tanto del riformismo islamico della fine Ottocento quanto dei moderni ibridi ideologici nazionalisti e socialisti che attingevano da dottrine estranee alla cultura ed alla civilizzazione araba e islamica.
"L'universo - scrive Qutb (3) - è regolato da una sola legge che lega tutte le sue parti in una sequenza armoniosa e ordinata. Questa disposizione organica e congruente è frutto dell'atto creativo di una sola potenza, l'espressione di un solo Dio. La molteplicità degli esseri, o essenze, conduce ad una molteplicità di volontà, e dà origine a diverse norme e a diversi orientamenti. La potenza è l'espressione reale di un'essenza dinamica, e la legge ne è il segno manifesto. Se non fosse così, l'unità dell'ordine cosmico e la logica del suo ordinato sviluppo sarebbero compromesse e si creerebbe uno stato di disordine.".
I concetti quì compresi sono cristallina oggettivizzazione di una realtà metafisica e metastorica che rappresenta l'irruzione del Divino nella sfera metapolitica: è il Sacro che ordina e determina i meccanismi, le dinamiche, le strutture di riferimento sia a livello individuale che collettivo; ed è il messaggio religioso che si manifesta quale asssoluta e immutabile Verità ordinatrice, insieme legislazione e modello concettuale sul quale modellare l'intera azione sia politica sia economica che sociale.
Qutb ed i militanti islamici sono fermamente convinti della irrinunciabilità di riferirsi ed applicare con fermezza i precetti religiosi: è l'Islam il faro che guida l'attività dell'organizzazione e che sarà il riferimento costante di tutte le successive evoluzioni che interesseranno sia i Fratelli Musulmani che le altre formazioni ad ispirazione islamica (ricordiamo come Hamas sia nata quale sorta di sezione palestinese del movimento di al Banna e che diversi partiti islamici presenti sulla scena politica araba - dall'Ennadha tunisina di Rachid Ghannouchi (4) al F.I.S. algerino - si ispirano alle idee ed alle pubblicazioni di Qutb) che dalla metà dei Sessanti affioreranno nel mondo arabo.
L'influenza esercitata dalle idee di Qutb - che sono un naturale proseguimento ed un'evoluzione del pensiero politico tracciato fin dalla fine degli anni Venti da Hassan al Banna - sarà notevole per tutti i decenni successivi: fondamentalmente Dio è il Creatore assoluto dell'universo e l'essere umano deve seguirne, accoglierne e applicarne le direttive. Queste direttive, le norme divine, sono immutabili, incontestabili e irrinuciabili perchè portano alla formazione di una società equa e alla realizzazione di una vera giustizia sociale che tutti gli altri sistemi di produzione e sviluppo, che tutte le altre dottrine politiche e le altre ideologie, non sono in grado di offrire perchè incomplete e frutto del pensiero umano.
A livello di influenza e impatto sulle società musulmane l'idea del risveglio islamico come inteso fin dai primi anni Venti dai Fratelli Musulmani appare sostanzialmente come una forma di "rivoluzione conservatrice" sul modello di quanto, più o meno analogamente, avvenne in Europa nel periodo compreso tra le due guerra mondiali con il Fascismo. L'Islam politico che si erge a difensore di una civiltà rappresenta difatti un punto di riferimento ideale, welthanshauung e stile di vita, che riporta ad un passato avvertito e rappresentato come sorta di "età dell'oro" alla quale fare ritorno. Sotto molti punti di vista questa volontà di potenza che intende riportare indietro le lancette della storia è, in tutta la sua estensione e multiformità, l'estrema ratio dell'intero pensiero politico islamico il quale, rispetto alla modernità, si pone in netta contrapposizione per quanto concerne i sistemi di sviluppo e le forme di Stato laiche o desacralizzate mentre può tranquillamente aspirare a 'concorrere' sul piano dei mezzi e della tecnologia usufruendo dei benefici della tecnica, delle scienze e del sapere moderni, integrandoli all'interno della forma culturale musulmana - da sempre peraltro capace di inglobare senza deformare qualunque novità (e ricordando come furono gli arabi e i musulmani a rappresentare l'avanguardia di civilizzazione nel periodo compreso tra il IX e il XV secolo prima dell'avvento dell'umanesimo e del rinascimento europei).

Queste caratteristiche dell'Islam ci portano a identificare il rapporto che viene vissuto dai movimenti islamici rispetto alla società moderna: condanna inevitabile per le sue derive edonistico-consumistiche, rifiuto dei sistemi di sviluppo capitalistici e comunistici (e più vastamente di tutto ciò che non rientri organicamente all'interno della Shariya=Legge islamica) ma ampi spazi di interazione con i sistemi, i mezzi, gli strumenti e le nuove tecnologie.
"Nell'idea del risveglio islamico - scrive la professoressa Scarcia Amoretti (5) - ci sono più elementi negativi che positivi, almeno nella nostra valutazione (ovviamente noi dissentiamo pur valutando ottimamente quest'analisi ndr). Questa espressione equivale spesso a una volontà di conservazione, se non proprio di reazione. E' un pò come dire che tutta un'area del mondo vuole tornare a forme primitive di civiltà, mette in discussione le grandi scoperte tecnologiche, fa subire una battuta d'arresto all'evoluzione sociale. Viene chiamato in causa il Medioevo, con tutto l'apparato di oscurantismo connesso; e si cerca di dimostrare che i paesi islamici, ancora medievali, intendono per di più rimanere tali. (...) Islam politico significherebbe una teoria islamica, fissa nel tempo, che verrebbe a condizionare e a determinare delle scelte, un progetto e un programma, rigidi, stabiliti in base a uno schema fisso e immobile. (...) Il mondo islamico sarebbe, per così dire, fuori della storia, e  lo sarebbe oggi in modo particolare."
Dobbiamo soffermarci e analizzare attentamente questa analisi - comune del resto al 'sentire' generale che si ha in Occidente delle società islamiche - e svelarne gli errori che sono essenzialmente caratteristici di una "mentalità" che uniforma, o tende inevitabilmente ad uniformare, tutto in funzione di quelli che sono i propri interessi particolaristici: in questo caso l'Occidente intende necessariamente livellare e omologare , riportando sotto i propri contrassegni distintivi e le proprie parole d'ordine, l'Islam e le società musulmane, ricomprenderle all'interno dei suoi meccanismi, immetterle dentro il 'villaggio globale' inserendole giocoforza nelle dinamiche della globalizzazione economica e dei processi di democratizzazione e liberalizzazione esportati sovente anche manu militari.
E ciò rende difficile qualsiasi comprensione della realtà e del 'fattore' Islam. L'Occidente non riuscendo a comprenderne le dinamiche storiche, la direzione politica e sociale, il rifiuto aperto o 'moderato' della modernità che le realtà socio-economiche musulmane de facto determinano con i loro atteggiamenti che non sono affatto di "chiusura" ma semplicemente una naturale reazione a difesa dell'esistente. La modernità , frutto delle scelte in campo economico-produttivo capitalistiche occidentali, viene avvertita come lacerante e destabilizzante e come tale rifiutata. L'idea del risveglio islamico contrariamente a quanto scrive l'autrice rappresenta invece l'affermazione di identità, valori, di una visione etica e morale che, qualora non difese, finirebbero inevitabilmente travolte e sommerse nel mare della modernità.
L'Islam è per sua natura tradizionale e conservatore nè potrebbe essere altrimenti e, ci si permetta, non si capirebbe come potrebbe divenire 'progressista'....L'idea di un compromesso con la società modernità, con la modernità (o modernismo) e con i suoi prodotti è idea tipicamente occidentale che ha investito, deformato e infine distrutto (o quantomeno modificato sostanzialmente) l'idea-base ed i concetti fondamentali di autorità sui quali, per fare un semplice esempio, si fondava l'istituto ecclesiastico e la stessa sovranità dell'Istituzione religiosa cristiana. Nel mondo islamico quest'opzione - quasi inevitabile e avvertita quale diktat imposto dai flussi storici e dalle dinamiche sociali - non sussiste: sfera temporale e sfera spirituale, i due poteri, sono indivisibili. La natura propria della religione musulmana non permette il riflusso nella modernità, la scomparsa dell'Islam quale fattore di sviluppo decisivo, la sua omologazione mondialista.
Al di là di immagini 'medievali' le società musulmani dimostrano vitalità, dinamismo, ampi spazi di interazione con il 'nuovo', con il 'moderno', con ciò che è lo 'strumento' della modernità riuscendo a conservarsi e a mantenere le loro caratteristiche, rifiutando appunto l'etat d'esprits modernisti.
L'Islam politico è semplicemente l'Islam. Perchè, parafrasando il compianto Imam Khomeini- fondatore della Repubblica Islamica dell'Iran e Guida Suprema della Rivoluzione Islamica (una rivoluzione che ha utilizzato tutti i più moderni sistemi tecnologici per abbattere il regime taghuti dello shah) - "l'Islam o è politico o non è" ovvero non esiste, non può esistere nè deve esistere un'Islam apolitico, esterno al telaio istituzionale e sociale delle nazioni, confinato al di fuori dello sviluppo e del dibattito sullo sviluppo. E' questa la principale forza dell'Islam: porsi al centro comunque del dibattito sullo sviluppo e sulle forme che esso dovrà assumere, rendersi perno dell'eventuale direzione di marcia, motore immobile delle dinamiche sociali e politiche indipendentemente da quali siano le 'forme' esteriori assunte dall'autorità.
Anche un'autorità laica, 'modernizzatrice', che intenda coniugare nazionalismo e socialismo o altre dottrine politiche occidentali deve, in terra d'Islam, fare i propri conti con il ruolo inestinguibile e inesauribile dell'Islam, con la sua cultura e la sua civilizzazione che sono - in particolare - anche forme di governo, sistemi di potere, autorità. L'Islam politico dunque non è 'fisso' ed 'immobile': è continuamente in perenne movimento, dinamico, attivo e reattivo.
Laddove l'Islam è al potere - pensiamo alla Repubblica Islamica dell'Iran - l'evoluzione, il progresso scientifico-tecnologico, il dibattito sul rapporto con la modernità e lo studio e l'analisi dei meccanismi di funzionamento delle società moderne sono in pieno sviluppo...uno sviluppo che non è 'progressista', non è 'laico-illuminista', nè 'democratico' secondo le percezioni e le idee occidentali, e soprattutto non consente alla modernità di deformare il tessuto sociale, economico e politico di una nazione autarchicamente inquadrata nella scintillante forma-ierofanica della Teocrazia Shi'ita duodecimana.
Affermare da questo punto di vista che il mondo islamico sia "per così dire, fuori della storia" equivale a non comprendere il 'senso' profondo della stessa evoluzione intrapresa dalle società musulmane a partire dall'avvento della rivoluzione islamica iraniana ovvero da quando è possibile affermare l'evidenza lapalissiana di un autentico "risveglio islamico" il quale scuote dalle fondamenta i vecchi sistemi di produzione, rimette in discussione l'autorità, rifiuta le vecchie ideologie, elimina le influenze straniere e determina una spinta emozionale collettiva verso la riappropriazione della propria identità religiosa.
Identità religiosa che è fondamentalmente dottrina e legge per l'Islam poichè come scrive Choueiri "i fondamenti o i principi basilari non cambiano nè si evolvono: il cambiamento, quando si produce o per necessità storiche o per volontà degli uomini, intacca la superficie delle cose, non è che una increspatura delle onde dell'oceano. L'intelletto umano, per quanto raffinato ambizioso o scientifico possa essere, deve invariabilmente "nuotare nel mare dell'ignoto", dove tutt'al più s'imbatte in "isolotti galleggianti sui quali approda come un naufrago in una situazione di grande pericolo". (...) Un esempio per Qutb è il libro dell'"ateo" Huxley, "Man stands alone" (L'uomo è solo). Secondo Qutb è una pretesa infondata contrapporre la conoscenza scientifica alla verità di fede. Pensare in questo modo degrada l'uomo, il quale non diventa pienamente umano e non trascende la sua animalità, perchè la fede nell'ignoto (al-ghayb) non diventa parte integrante della sua vita e del suo pensiero." (6)
L'Islam ovviamente non si limita semplicemente a rispondere a quelle che sono le naturali questioni individuali e collettive ma legifera e crea una serie di disposizioni che rappresenteranno i valori di riferimento morali ed etici della società ecco perchè, come rileverà Qutb, la conoscenza fondata sulla fede islamica sarà contemporaneamente metafisica e scientifica. Per Qutb la scienza moderna è relativa e suscettibile di trasformazioni continue: si basa su congetture e calcoli approssimativi sempre invalidati da nuove prove e nuovi calcoli. La Verità Coranica al contrario è immutabile, perfetta e onnicomprensiva.
Accettare l'Islam per Qutb significa accettare qualcosa di eternamente valido, rifiutarlo significa cadere nello stato di "jahiliyya" (ignoranza) e di approssimazione e relativismo nelle quali affondano le società contemporanee senza idee-guida, basi solide, ordinamenti stabili e valori di riferimento insindacabili.
"La jahiliyya - scrive (7) - ha le stesse caratteristiche, indipendente da tempo e spazio. Ogni volta che il cuore dell'uomo è privo di una dottrina divina che governi i suoi pensieri, ed anche di norme legali che regolino la sua vita, la jahiliyya ricompare prepotentemente (...) La condizione di ignoranza in cui si trovano le società contemporanee non è di natura diversa da quella in cui versava l'antica Arabia prima del sorgere dell'Islam (...) L'umanità vive oggi in un grande bordello. Basta dare un'occhiata alla stampa, al cinema, alle sfilate di moda o ai concorsi di bellezza, alle sale da ballo, ai bar e alle trasmissioni radiotelevisive! O osservare la sua folle brama di corpi nudi, posizioni provocanti o affermazioni allusive in letteratura, nell'arte e nei mass-media! A ciò si aggiunga il sistema dell'usura che alimenta l'avidità dell'uomo per il denaro, per il quale l'uomo è disposto a ricorrere a mezzi spregevoli per accumularlo e investirlo, la frode, l'inganno e l'estorsione, magari ammantati di legalità."
Sul piano politico, oltretutto, c'è da sottolineare come questa 'intransigenza' dottrinaria, con la conseguente coerenza tra teoria e azione dimostrata dalla maggior parte dei movimenti islamici, ha cominciato - dalla fine degli anni Settanta - a guadagnare terreno politico, fiducia, popolarità tra le masse arabe e islamiche deluse dai compromessi, dai mezzi risultati, dai fallimenti prodotti dai precedenti movimenti nazionalisti o socialisti dell'epoca nasseriana. L'Islam politico e rivoluzionario ha progressivamente eroso quello spazio d'azione politica dal quale si erano andati costituendo i movimenti nazionalisti. Questa dinamica di sostituzione appare tanto più evidente laddove i movimenti "laici" hanno cercato di normalizzare la loro politica (in particolare in Palestina dove l'OLP ha progressivamente svenduto la causa nazionale accettando infine supinamente gli accordi di Oslo e gli inutili processi di pace con l'entità sionista).
Hamas e Jihàd Islamica in Palestina, i Fratelli Musulmani nel vicino Egitto, il FIS in Algeria hanno pesantemente messo in discussione i principii e le basi sulle quali erano stati creati l'OLP da un lato e i regimi egiziani e algerino dall'altro lato.
In Egitto si è arrivati al paradosso di un collasso economico senza precedenti (provocato anche dalla politica di infitah = apertura economica avviata da Sadat e perseguita dal suo successore Murabak) tenuto in piedi esclusivamente grazie agli aiuti del FMI e dalla 'carità' statunitense e occidentale. Il Cairo, dopo gli accordi di Camp David e la normalizzazione dei rapporti con i sionisti, è diventata la principale alleata nel Vicino Oriente di Washington - indispensabile quanto se non più della stessa Arabia Saudita.
In questa situazione come ha rilevato il giornalista britannico David Hirst "la nuova generazione non sa più se la diga di Assuan sia stata una cosa buona o cattaiva, nè se la guerra del 1956 sia stata una vittoria o una sconfitta, se l'evacuazione degli inglesi abbia avuto effetti positivi o negativi, o se la riforma agraria fosse necessaria per lo sviluppo economico e sociale". Le basi ideologiche del nasserismo ed il suo imponente apparato propagandistico si sono progressivamente erosi non risultando più funzionali nè sul piano interno nè su quello della politica estera del post-Camp David. A ciò devesi aggiungere lo stato di degrado delle istituzioni, la corruzione, il malfunzionamento dei servizi sociali, situazioni di precarietà diffusa, mancanza di lavoro e per le nuove generazioni di un futuro.
"In queste condizioni - scrive Alain Greish (8) su Le Monde Diplomatique - il movimento islamico - largamente finanziato dall'Arabia Saudita e dai paesi del Golfo, incoraggiato in un primo tempo dalle forze al potere e dagli occidentali per lottare contro la sinistra, nasseriana o marxista - è riuscito a imporsi. Ha rimpiazzato lo Stato vacillante, assicurando cure mediche gratuite, istruzione, sussidi ai più poveri. L'adesione di milioni di egiziani - o di algerini - alla sua lotta non significa che essi desiderano vedere instaurare uno "Stato religioso", ma esprime principalmente le loro aspirazioni a una maggiore giustizia sociale e a una maggiore libertà."
In Palestina, dove infine Hamas ha preso il potere a Gaza e avviato un processo di islamizzazione della società, così come nei primi anni Novanta in Algeria, Egitto e in quasi tutti i paesi dell'Africa del Nord i movimenti islamici hanno sostituito nell'ideale popolare i vecchi partiti che avevano condotto le guerre per l'indipendenza nazionale (il Fronte di Salvezza Nazionale algerino ma anche l'idea panarabista nasseriana egiziana). Quando il FIS vinse il primo turno delle elezioni legislative in Algeria nel dicembre 1991 - a meno di un anno dalla crisi-guerra mondialista per il petrolio lanciata dall'amministrazione Bush contro l'Iraq di Saddam Hussein - l'Occidente, le democrazie occidentali, preferirono 'delegare' il regime militare di Algeri alla repressione - con tutti i mezzi - del "pericolo islamista": sette anni di guerra civile, oltre 200mila vittime, un massacro quotidiano vennero giustificati in nome della 'salvaguardia della democrazia' quella stessa democrazia abolita e negata dai militari al potere che - esercitando tutto il loro potere e con il disco verde occidentale - blindarono i dirigenti del FIS, dichiararono fuorilegge il movimento islamico algerino e provocarono l'inizio della lunga crisi algerina.
Ma anche laddove i movimenti islamici non hanno preso il potere - Egitto, Marocco, Giordania - rimane forte la loro influenza e alta la loro popolarità. Questo perchè, "come osserav Ghassan Salam, "gli islamici si sono conquistati la popolarità cercando di applicare il programma che i regimi nazionalisti avevano formulato ma erano stati incapaci di porre in atto". Non è contro la modernità che si sono mobilitati, ma contro il suo surrogato: in Algeria come in Egitto, ceti molto ristretti godono dei mille privilegi delle società del Nord, mentre la massa si dibatte in una miseria senza scampo." (9).
Ai problemi reali, quelli della quotidianità, l'Islam offre soluzioni che il nazionalismo ha solamente teorizzato. L'influenza che è stata esercitata dalle teorie degli ideologi sunniti della "rinascita dell'Islam" è profonda: "chi avesse modo di leggere i testi, che i leader del FIS hanno prodotto in questi ultimi anni, troverebbe - scrive Enzo Pace  nell'introduzione al libro di Choueiri (10) - frequentemente un interessante "gioco degli specchi" linguistico: ciò che dice o scrive Abbassi Madani (leader del FIS algerino) è lo specchio fedele di ciò che ha detto o scritto Sayyd Qutb (...) , il cui pensiero, a sua volta, rappresenta il riflesso speculare di una linea dottrinaria che rimonta al teologo riformatore sunnita Ibn Taymiyya .... (...) Si potrebbe dire, con una battuta, che al collasso dello Stato-Provvidenza che si verifica soprattutto in modo più drammatico nei paesi del vicino Maghreb, una parte della società si rivolge alla Provvidenza di Allah."

Influenza profonda e insindacabile soprattutto perchè Qutb partirà dall'analisi e dal rifiuto di tutte le altre forme di governo importate dall'Occidente e delineerà una dottrina politica di lotta conforme ai tempi moderni indicando nella fine del ciclo storico occidentale una delle costanti dalle quali dovrà muovere il militante o il dirigente islamico. Per Qutb l'Occidente è giunto al capolinea: la missione-storica dell'uomo occidentale comincia a venir meno, il suo ruolo di guida planetaria viene messo sempre più in discussione, democrazia e liberalismo perdono ovunque di fascino sopratttutto nelle società del Terzo Mondo.

In questa situazione e in prospettiva per Qutb tutte le teorizzazioni occidentali e le loro realizzazioni pratiche sono destinate a un lento ma inesorabile declino: democrazia, parlamentarismo, socialismo, nazionalismo attraversano crisi profonde. Per Qutb occorrerà salvaguardare ciò che di valido, sul piano delle conquiste scientifiche e tecnologiche, è stato prodotto in questi decenni dall'Occidente ma affidarsi all'Islam per creare "una leadership in grado di conservare e sviluppare l'attuale cultura materiale, prodotta dal genio creativo europeo, immettendo nuove energie, nuovi ideali, nuovi valori capaci di riplasmare i modi di vita delle persone. Solo l'Islam - affermava (11) - possiede questi valori e la saggezza necessaria per rifondare la vita morale dell'umanità.".

"Per l'Islam - scrive Choueiri (12) - si pone una splendida opportunità per rivendicare la leadership del mondo. L'Islam è non solo dottrina religiosa, ma un compiuto sistema sociale e politico, stile di vita e pratica interiore. Il suo risveglio fu in questo senso necessariamente legato all'emergere di un "movimento dinamico" e alla restaurazione della nazione araba che era stata assente dalla scena della storia per molti secoli. La comunità musulmana non era nè una porzione di territorio in cui veniva applicata la shari'à, nè il nome di un popolo i cui antenati una volta vivevano in un ordinamento islamico. La comunità dei credenti era piuttosto un'associazione di persone la cui vita spirituale e materiale era perennemente governata dall'Islam: una nazione di questo genere è stata unica ed irripetibile e non esiste più in nessun luogo del mondo. Per ricollocare l'Islam alla testa delle nazioni della terra occorre un gesto coraggioso e straordinario: eliminare tutte le forme di idolatria e restaurare l'ordine delle cose profane sulle fondamenta sacre. Il successo di questa operazione dunque dipende solo dalla capacità di riscoprire le proprie radici e la propria vocazione all'altezza dei nuovi tempi storici. La vocazione dei musulmani è tutta chiaramente delineata dalla dottrina e dalla metodologia dell'Islam."

E la contrapposizione con tutto quanto non sia Islam diverrà radicale nel pensiero politico - tanto per Qutb quanto per Maududi. Nella sua dottrina di lotta Sayyid Qutb riconosce un ruolo rilevante al concetto del "Jihàd", lo sforzo anche militare sulla strada di Allah. Per Qutb il jihàd dev'essere considerato uno dei primi doveri religiosi per il militante islamico e sostanzialmente il movimento doveva essere considerato come e più di una avanguardia rivoluzionaria sempre pronta all'insurrezione e alla rivolta.

Nel quadro dottrinario di Qutb l'Islam politico e rivoluzionario assumerà i connotati avuti negli anni Venti e Trenta dal marxismo, dal fascismo e dal nazionalsocialismo europei. Come questi infatti l'Islam doveva porsi quale idea-guida e con questi condivideva la stessa ambizione di conquista del potere con ogni mezzo pur differendo da essi nei suoi obiettivi finali. Idee non nuove: lo stesso Abu Ala Maududi riteneva l'Islam un'ideologia rivoluzionaria e , di conseguenza, tutti coloro che aderivano all'Islam erano da considerarsi come una sorta di "partito rivoluzionario internazionale" sul modello di quelli comunisti.

A differenza dei comunisti però la lotta per l'affermazione dell'Islam nella società non è diretta ad un gruppo sociale particolare nè si rivolge a razze, etnie o nazionalità particolari come nel fascismo e nel nazionalsocialismo: l'Islam si rivolge a tutti gli esseri umani incitandoli a unirsi alle fila dei credenti. Il "partito rivoluzionario internazionale" concentrerà tutta la sua attività ed i suoi sforzi per conquistare un potere che dovrà instaurare un ordine più equo e più giusto. Lo scopo di questa battaglia è il disarmo degli sfruttatori e la fine dell'oppressione e il trasferimento del potere nelle mani dei "rappresentanti" (per Maududi 'funzionari') di Dio.

"Spogliata dalla sua retorica rivoluzionaria - scrive Choueiri (13) - la concezione del jihàd di al-Mawdudi equivale ad un putsch ben programmato , sferrato per sostituire un governo con un altro.".

In questa prospettiva che la storia ha dimostrato attuabile (si pensi ad Hamas e al suo "colpo di Stato" nella striscia di Gaza con il quale nell'estate 2007 ha desautorato dei poteri gli uomini di Fatah per assumere la direzione generale degli "affari di Stato" muovendosi proprio come un vero e proprio governo in pectore dello Stato Islamico Palestinese di Gaza) occorre riconoscere una certa similarità soprattutto di pensiero tra la metodologia politica nazionalsocialista e quelle che saranno le formulazioni di Qutb.

Abbiamo altrove rilevato il rapporto simbiotico e le analogie operative esistenti tra Nazionalsocialismo e Islam politico (14) in merito occorre sottolineare l'influenza esercitata su Sayyd Qutb da un volume di Alexis Carrel , "L'homme, cet inconnu" (1935); testo fondamentale della sociologia europea degli anni compresi tra le due guerre mondiali peraltro riferimento valido per altri autori e pensatori islamici anche sciiti fra i quali ricordiamo l'iraniano Alì Shariati e la guida degli sciiti iracheni , martire Mohammad Baqer al Sadr.

"In Occidente Alexis Carrel non è un nome molto familiare, ma nella letteratura islamica le sue idee sulla civiltà moderna, sulla moralità e sulle conoscenze umane sono citate di frequente, ma spesso di seconda mano. Fu forse lo studioso religioso indiano al-Nadawi a farlo conoscere al pubblico musulmano negli anni Cinquanta. Qutb ricavò dalle idee di Carrel una teoria politica radicale. Prima di discutere il libro di Carrel è necessio per ragioni connesse alle sue idee, dare qualche notizia sulla sua carriera. Alexis Carrel studiò all'Università di Lione dove, dopo la laurea in Medicina nel 1900, insegnò anatomia. Più tardi si trasferì al Hull Phsiological Laboratory dell'Università di Chicago. Successivamente, nel 1906, divenne membro del Rockfeller Institute of Medical Research di New York. Lì sviluppò quella che divenne nota col nome di "sutura di Carrel" per ricucire i vasi sanguigni. Per questo ottenne il Premio Nobel per la Medicina nel 1912. (...) Allo scoppio della seconda guerra mondiale Carrel tornò in Francia ed entrò nel Ministero della Sanità francese. Nel 1940 il governo filo-nazista di Vichy lo nominò direttore della Fondation pour l'Etude des Problèmes Humains. (...) La liberazione di Parigi da parte degli Alleati nel 1944 pose fine alla sua carriera: accusato di aver collaborato con i nazisti, fu licenziato e morì in quello stesso anno. Nel leggere il libro di Carrel nel 1959 o nel 1960 Qutb ebbe la sensazione che tutti i pezzi di un puzzle andassero nel loro posto. E per un pò sembrò che la concezione di Carrel e i versetti del Corano parlassero la stessa lingua. Ad esempio, Carrel sottolinea quanto poco si conosca della natura umana, dichiarando: "E' ben evidente che le conquiste di tutte le scienze che hanno come oggetto l'uomo sono limitate e la conoscenza di noi stessi è ancora molto rudimentale". A sua volta Qutb citava alcuni eminenti versetti del Corano per confermare l'opinione di un eminente scienziato: "Però ecco che molti degli uomini negano il futuro incontro col loro Signore. Essi conoscono l'esterno della vita terrena". e "Essi ti interrogheranno riguardo allo Spirito. Tu dì: "Lo Spirito viene per comando del mio Signore. A voi non è stato dato, della vera scienza, se non poco"." (15)

Le idee di Carrel , intrise di una profonda critica alla società moderna - tipica di quella "letteratura della crisi" che da Spengler a Guènon passando per Huizinga e Evola aveva interessato i principali pensatori della cosiddetta "rivoluzione conservatrice" europea nel periodo compreso tra le due guerre mondiali - coinvolgevano
direttamente sia i modelli democratici che quelli marxisti, le società occidentali quanto quelle orientali eterodirette dai due imperialismi dell'Occidente e dell'Oriente.
Qutb, riprendendo quanto Carrel aveva analizzato, metteva alla berlina il "mito" dell'egualitarismo e l'ideale progressista che ispiravano sia le tesi di Marx che quelle dei pensatori e filosofi del liberalismo e della democrazia. Tutto l'Occidente per Qutb - come per Carrel - era avviato verso un lento ma inesorabile declino e con esso le sue dottrine menzognere e i suoi prodotti: parlamentarismo, democrazia, liberalismo, uguaglianza fra uomo e donna, la tecnologia applicata caoticamente e in modo ossessivo per gli interessi di una piccola casta dominante, la natura oligarchica delle società, i miti edonisti, il meccanicismo e il materialismo dominanti tanto nell'Occidente capitalista quanto nell'Oriente comunista.

"Carrel, infine, credeva che misticismo, telepatia, chiaroveggenza, intuizione, ascetismo, illuminazione spirituale e ricerca di Dio fossero tutte forme per stabilire un contatto diretto con "la verità ultima". Questi fenomeni, egli dichiarava, sono esperienze reali che devono essere studiate e devono trovare la giusta collocazione in una nuova scienza dell'uomo. Si comprende allora come mai un radicale come Qutb possa definire Carrel un "uomo di grande conoscenza, profonda sensibilità, estrema sincerità e mentalità liberale. Un ribelle che ha contestato la civiltà industriale" (16)

Qutb riconosce l'importanza delle conquiste tecnologiche e scientifiche occidentali, non le rifiuta a priori ma intende inserirle in un nuovo più organico sistema di governo all'interno del quale siano ricollocate al loro giusto posto. L'importanza che avranno le tesi di Carrel su Qutb è indiscutibile considerando che il teorico dei Fratelli Musulmani sul piano sociale auspicava il ritorno all'equità e alla giustizia islamica così come sul piano economico rifiutava i sistemi affamatori dell'usura che dominava l'economia mondiale.

In questa prospettiva si può capire la critica fondamentale riservata da Sayyd Qutb al sistema economico internazionale dominato da quello che per il teorico egiziano era un "potere invisibile" , un'entità sovranazionale che si muoveva come una piovra al di sopra di popoli, Stati e Nazioni.
La teoria del complotto ebraico contro l'Islam prenderà il sopravvento e risponderà perfettamente al 'puzzle' di Qutb. Non nuova, importata dall'Europa, profondamente influenzata dalla letteratura complottista russa (i Protocolli) e dalla pubblicistica nazionalsocialista tedesca l'idea della congiura planetaria ebraica si muove nella storia dell'ultimo secolo spostandosi di nazione in nazione e confermando palesemente quelle che sono le 'tappe' del percorso del cosiddetto Serpente Simbolico disegnato nella sua introduzione alla prima edizione dei "Protocolli" da Sergeij Nilus e straordinaria metafora del viscido 'affioramento' di tendenze tellurico-demoniache dell'elemento ebraico una volta asceso al potere.

Teorie che sono 'conformi' peraltro a verità fattuale come evidenzierà nitidamente Henry Ford: "La finanza del mondo intero - scriverà il magnate dell'automobile americana (17) - obbedisce esclusivamente agli ebrei, le cui decisioni e i cui piani equivalgono a leggi irrecusabili. (...) L'idea principale del trionfo finale d'Israel è familiare a tutti gli ebrei che non abbiano perduto il contatto col loro popolo...(...) ...si arriva alla conclusione che se oggi esiste un programma ebreo per arrivare all'egemonia mondiale, esiste necessariamente per l'aiuto e la cooperazione di un certo numero d'individui che debbono riconoscere un loro capo ufficiale. (...) L'idea di un sovrano ebreo risulta troppo assurda per chi non è in contatto permanente con la questione primordiale. Eppure non esiste nessuna razza che si sottometta con maggior buona volontà all'autocrazia come la razza ebrea, nessuna che più di essa desideri e rispetti il potere. (...) L'ebreo è cacciatore di fortune per il semplice fatto che fino ad oggi il denaro è stata l'unica fonte che gli ha procurato i mezzi di raggiungere il potere. L'ebreo non si oppone ai re propriamente detti, ma a quelle forme di Stato che non ammettono un re ebreo. Il futuro autocrate sarà un re ebreo seduto sul trono di David: su questo punto coincidono tutte le profezie antiche e tutti i documenti del programma di egemonia mondiale."


Teorie peraltro riprese e ampliate, riviste ed aggiornate alla luce degli avvenimenti legati all'instaurazione dell'entità criminale sionista in Terrasanta da Sayyd Qutb e nell'avvento di strutture di potere - politico ed economico - sovranazionali quali l'Onu, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

L'intero sistema economico mondiale, ad Est come ad Ovest, è un insieme di regole inique che servono ad una piccola oligarchia per mantenere il potere e  dominare il pianeta: gli ebrei ovvero i fondatori storici del sistema usurocratico e gli inventori del sistema commerciale e finanziario moderno.
Per Qutb questa aberrazione è il frutto di una plurisecolare azione disgregatrice e sovvertitrice dell'ordine naturale e divino, un delitto commesso contro le leggi imposte dall'Onnipotente agli uomini ed un crimine contro l'intera umanità.
"Liberando l'economia dall'usura, spiega Qutb, si innescherebbe un circolo virtuoso di attività produttive, fondato sulle leggi divine. Non è il capitale, di per sè, la radice del problema; sono piuttosto i metodi e i sistemi di transazione che ne decidono la bontà. Ricollocato il capitale entro una visione globale della vita, l'Islam può recuperarne la sua funzione sociale e produttiva: l'uomo diventa un "fiduciario" di Dio, delegato a intraprendere certe attività e ad astenersi da altre; lucrare interessi in qualunque forma o metodo è proibito in modo vincolante dal Corano. L'usura (riba), come per il paganesimo, può variare nel suo aspetto esterno da periodo a periodo, ma la sua natura resta sempre la stessa. (...) In altre parole il capitalismo produttivo è incoraggiato, mentre l'usura parassitaria è proibita. Nel Corano, in realtà, non si trovano le ragioni addotte contro gli effetti perversi del prestito ad interesse in una società moderna. (...) Non resta quindi altra possibilità di cercare la genesi delle idee di Qutb in periodi più recenti. L'unica fonte che può essere ricordata è costituita dagli scritti di Werner Sombart (1865-1941). Il suo libro "Die Juden und das Wirtschaftsleben" (Gli Ebrei e la vita economica), pubblicato a Lipsia nel 1911, enunciò per la prima volta la teoria delle origini ebraiche del capitalismo, teoria questa che più tardi farà dire a Hitler che l'ebraismo è all'origine sia del capitalismo che del marxismo." (18)

E che farà del resto dire a Qutb che tutta l'economia mondiale moderna era in mano all'ebraismo così, allo stesso modo, che il comunismo sia "uno dei movimenti ebraici, organizzati per diffondere l'ateismo" (19). Sulle orme dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion per Qutb tutte le moderne teorie , dal darwinismo al freudismo fino al marxismo non sono altro che piani e dottrine ispirati da elementi ebraici che mirano "a realizzare i terribili piani sionisti che intendono distruggere i valori spirituali dell'umanità" (20).

"Qutb spiega che il capitalismo occidentale è completamente basato sul prestito ad usura. - scrive Choueiri (21) -Tutte le classi principali - operai, industriali, uomini d'affari, dirigenti d'azienda, proprietari d'immobili e proprietari terrieri - lavorano come prestatori d'opera in favore dei banchieri. Controllando l'emissione delle azioni, i depositi e le disponibilità liquide gli istituti di credito determinano l'ammontare dei prestiti da concedere a questi gruppi sociali e i tassi di interesse da imporre. Quindi l'aspetto più sinistro del capitalismo non è solo il modo in cui la finanza internazionale sfrutta intere nazioni e governi,  ma "la classe particolare" che orchestra tutta l'operazione. E' questa classe di usurai che diffonde la corruzione, incoraggia la pornografia, favorisce la prostituzione, la diffusione dell'alcool e della droga. Qutb mette in evidenza come la maggior parte dei banchieri o dei finanzieri del mondo sono ebrei. Basta leggere, aggiunge, i "Protocolli dei Saggi Anziani di Sion" per rendersi conto delle strategie messe in atto dagli ebrei per dominare il mondo (*). Questa concezione del capitalismo, nella quale si possono chiaramente distinguere echi del Mein Kampf di Hitler, non altera il rapporto di mutua comprensione fra Qutb e Carrel. Ciò che evidentemente li distingue ancor più è la meta finale che i due autori indicano alla fine del processo della creazione di una nuova società. Per Carrel era il Cristianesimo, per Qutb l'Islam. Con una differenza però non di poco conto: mentre per Carrel il peccato della società moderna è la violazione delle leggi della natura, per Qutb esso è la violazione delle "leggi iscritte da Dio nel cuore delle sue creature". In questo senso l'Islam può alle stesso tempo appropriarsi delle "scienze dell'uomo" e parlare dell'uomo in termini trascendenti. Per cui mentre il nazismo svaluta l'uomo storico pensando al superuomo, il radicalismo islamico lo esalta: l'essere umano è il punto di congiunzione fra religione e scienza."

Analisi insindacabile che, a distanza di oltre quarant'anni dalla scomparsa del pensatore egiziano, trova riscontro totale nel disastro ontologico, materiale e spirituale delle società occidentali moderne.

Note -

1 - Youssef M. Choueiri - "Il fondamentalismo islamico" - ediz. "Il Mulino" - Bologna 1993;

2 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;

3 - Sayyid Qutb - "Fi Zilal al Quran" - cit. , vol. IV, pp. 2373-2374;

4 - Ràchid Ghannouchi (Balhama (Tunisia) 1941) è considerato il principale ideologo del radicalismo islamico tunisino. Dopo aver studiato i primi rudimenti di teologia islamica presso la Zaytùna di Tunisi - il principale centro di studi islamici del Nord Africa dopo l'Università di Al-Azhar al Cairo) Ghannouchi a metà anni sessanta sarà in Egitto affascinato dal panarabismo nasseriano e successivamente in Siria dove si avvicinerà ai movimenti islamici. Come molti altri intellettuali arabi sarà la sconfitta del 67 che lo avvicinerà all'ideologia radicale islamica nella sua versione salafita fortemente influenzata dal wahabismo saudita. Nel 1968 in Francia si laureò in filosofia quindi iniziò a militare nella Tablìgh-e-Jamaà organizzazione musulmana vicina alle tesi di Qutb e Maududi. Sul finire degli anni settanta fondò a Tunisi il Movimento della Tendenza Islamica 'Haraqat-al-Ittijah-al-Islàmì ma finirà presto in carcere (1984) e successivamente verrà condannato a morte (1987) dal regime laico tunisino. Amnistiato assieme a molti altri esponenti dell'MTI Ghannouchi prenderà parte alle elezioni legislative dell'aprile 1989 presendandosi alla guida del suo nuovo movimento il Partito della Rinascita (Hizb' al-Nahda) e ottenendo il 14,5% dei consenso. L' "Ennahda" come viene chiamato il partito sarà sciolto d'ufficio due anni più tardi e dichiarato fuorilegge. Ghannouchi dal 1991 vive rifugiato a Londra.

5 - Biancamaria Scarcia - "Il mondo dell'Islam - L'attualità alla luce della storia" - editori Riuniti - Roma 1981;

6 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;

7 - Sayyid Qutb - "Fi Zilal al Quran" - cit., vol. 1 , pp. 510-511;

8 - Alain Gresh - articolo "Quando l'Islam minaccia il mondo..." da "Le Monde Diplomatique" - traduz. in italiano e pubblicaz. su "L'Internazionale" 22 Gennaio 2004;

9 - Alain Gresh - articolo citato;

10 - Enzo Pace - introduzione a Youssef M. Choueiri - vol. cit.;
11 - Sayyid Qutb - "Ma'alim fi al Tariq" - cit. , pp.98-101;
12 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;
13 - ibidem;
14 . si consultino , tra gli altri, i nostri articoli: "La Germania, il Nazionalsocialismo e l'Islam" al link informatico:  http://dhb.altervista.org/historia.htm e "I Protocolli dei Savi Anziani di Sion nel mondo arabo e islamico" pubblicato in data 31 Luglio 2007 sul sito www.italiasociale.org ;
15 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;
16 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;
17 - Henry Ford - "L'Ebreo Internazionale"  - ediz. di "Ar" - Padova 1971;
18 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;
19 -  Sayyid Qutb - "Fi Zilal al Quran" - cit. vol. II , p 1087;
20 - Sayyid Qutb - "Fi Zilal al Quran" - vol. IV , p. 1959;
21 - Youssef M. Choueiri - op. cit.;
(*) -  la citazione è dal volume di Qutb "Al Islam wa Mushkilat al-Hadara" - pp.98-102 - 147-149 e 179-180;