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La Comunità di Sant'Egidio va in gita ad Auschwitz

di Miguel Martinez - 16/09/2009

Da più di vent'anni, l'enigmatica Comunità di Sant'Egidio  - nata da una lontana scissione da Comunione e Liberazione - organizza costosissimi incontri/spettacoli interreligiosi, a forte visibilità mediatica. Questi eventi offrono molte immagini interessanti: qui presentiamo alcune tratte dall'ultimo incontro svoltosi l'8 settembre.

Ciò che può mettere insieme preti cattolici, lama tibetani e imam è un misto di saporiti pasticcini e insipide banalità, condite con grandi dosi di sentimentalismo. Nonché una sorta di comunanza di mestiere, che fa sì che i protagonisti, per quanto pittorescamente vestiti, si somiglino anche fisicamente.


Quest'anno, l'incontro si è svolto a Cracovia, ed è culminato in una gita ad Auschwitz. Confermando ancora una volta la nostra tesi della funzione particolare che è stata assegnata allo sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale: cioè di evento sacro fondante dell'Occidente (ma vista la tendenza onnivora dell'Occidente, anche del mondo), recintato da tabù la cui violazione, in molti paesi, porta direttamente in carcere.

Auschwitz è quindi il luogo sacro di questo evento, sito della sua eterna ripetizione, e sede di culto unico e universale.


L'evento sacro si pone a un grado superiore a ogni divisione - tra destra e sinistra, tra credenti e non credenti, tra le singole religioni. In questo rituale, le singole religioni assumono una funzione del tutto nuova: sono pittoreschi portatori intercambiabili della bontà, dispensatori di sorrisi e di emozioni materne. In questo non sono soli - il linguaggio dei politici e dei media, tutto basato sul Grande Luogo Comune che unisce, sull'inviolabilità del sistema socio-economico, sui buoni sentimenti, è in sostanza lo stesso.

Questa rottura con i ruoli ben più complessi che le religioni hanno sempre avuto, assume una forma opposta alla rottura, avvenuta negli anni Sessanta e Settanta, dei preti operai. I cattolici del dissenso riconoscevano i conflitti, cercavano - in maniera un po' grigia e protestante - di farsi austeramente massa, respingendo tutto uno stile religioso che proveniva dal passato.


Il santegidismo invece esalta la pseudo-tradizione, come i pro loco quando fanno indossare a ragionieri e commesse costumi fantasiosi che i loro avi non si sarebbero mai potuti permettere.

Infatti, il nulla umanitario alla Sant'Egidio è ricoperto di colori, uno sfoggio caleidoscopico di turbanti, crocifissi e tonache stiratissime. Nonché di giacche e cravatte degne di una sfilata di giovani bancari.