Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Guzzanti, lo Hudson Institute, il South Stream e la politica italiana

Guzzanti, lo Hudson Institute, il South Stream e la politica italiana

di Matteo Pistilli - 16/09/2009

Fonte: cpeurasia

Uno dei primi “anti-berlusconiani” a parlare apertamente dell’interesse Usa ad attaccare il Governo Italiano a causa della troppa libertà che si sta prendendo in materia di politica energetica, è stato Paolo Guzzanti (1) che ha messo in risalto come le campagne sui giornali e i media internazionali (anche quelle sulle veline, le “escort” e via dicendo), siano chiaramente pilotate e ispirate dalla posizione ufficiale dell’amministrazione statunitense. Guzzanti cita anche l’ambasciatore americano in Italia Spogli che dice testualmente: “Non siamo certo noi americani che vogliamo vendere energia all’Italia, ma vogliamo un’Italia che non dipenda dalla Russia come una colonia e non vogliamo che la Russia incassi una somma di denaro di dimensioni mostruose, che poi Mosca converte direttamente in armamenti militari”.

È quindi sempre più chiara la preoccupazione di Washington per gli accordi che l’Italia sta portando avanti con Stati e regioni del pianeta che non piacciono agli Usa, in quanto rappresentano un potenziale freno all’odierna egemonia mondiale americana.

Queste preoccupazioni le ritroviamo nel documento dal quale sia Guzzanti, sia la “sinistra” anti-Berlusconi, sia tutti gli oppositori dell’odierna politica estera dello Stato Italiano, prendono le proprie opinioni (riguardo al corridoio energetico South Stream), ovvero il saggio titolato “Security Aspects of the South Stream Project”, ad opera dello Hudson Institute (2). Bisogna dire almeno due parole su questo istituto: classico think-thank conservatore americano, con l’obiettivo statutario di diffondere il libero mercato ed il capitalismo (ossia l’egemonia americana) in tutto il mondo, è finanziato dalle più grosse corporation Usa, come Monsanto, McDonald’s, Microsoft ecc.. Come succede spesso (nel caso per esempio di Freedom House o Reporters sans Frontières (3)) un gruppo di intellettuali capitalisti e liberisti, caratterizzato politicamente, orgogliosamente schierato per l’esportazione di democrazia e globalizzazione, è preso come una fonte di opinione super partes, anche - come detto - dalla sedicente sinistra.

Comunque sia, in questo documento già dall’incipit si capisce il cuore del problema: “South Stream è un progetto congiunto della russa Gazprom e l’italiana Eni per sviluppare un gasdotto che trasporti energia all’Europa”. Secondo lo Hudson Institute questo è un progetto che colpisce quello concorrente e sponsorizzato (controllato) dagli Usa chiamato “Nabucco”, perciò è sommamente negativo. Gli interessi di dominio sull’energia eurasiatica degli Stati Uniti verrebbero messi in pericolo e quindi si “consiglia” ai succubi alleati europei di combatterlo. Fino ad arrivare a proporre l’integrazione della politica energetica europea nella Nato, come sappiamo ‘alleanza’ militare attraverso la quale gli Usa impongono il proprio dominio in Europa ed oltre. Rimandiamo chi volesse conoscere queste opinioni (ripetiamo, di parte) alla lettura del report in questione, ma è interessante notare come in questo ci sia un paragrafo dedicato ai rapporti Russia-Italia, in cui si cita con fastidio la vicinanza dei due Stati con particolare riguardo all’amicizia di Berlusconi e Putin ed addirittura si avanza, in maniera volutamente confusa, il collegamento della morte della spia “anti-Putin” Litvinenko con i negoziati fra il Presidente russo e Romano Prodi, che aveva per primo iniziato la collaborazione per il South Stream e che secondo Litvinenko era un uomo del KGB.

Stessa identica posizione, guarda caso, di Paolo Guzzanti, che della Commissione d’inchiesta sul Dossier Mitrokhin, nel quale si indagava sui rapporti del KGB, fu Presidente e che per questo motivo collaborava proprio con Litvinenko.

Tutto ciò ci fa porre l’attenzione anche su altre affermazioni di Guzzanti: dopo aver accusato Prodi e Berlusconi di essere “russi”, definisce la stessa Russia un regime “fasciocomunista”, probabilmente per evocare un opposto del liberal-capitalismo, in altre parole l’egemonia anglo-americana che tanto piace a Guzzanti; dopodichè si lancia in ricostruzioni storiche piuttosto discutibili, sulla Seconda guerra mondiale eccetera, fino a citare l’affare Moro ed affermare come in realtà non erano gli Usa a temere Moro, che anzi appoggiavano. Questo ci porta a riflettere su come gli Stati Uniti siano dal 1945 presenti nella politica italiana, non da ultimo grazie alla minaccia delle più di 100 (cento) basi militari sul nostro territorio, e su come abbiano coltivato intere classi politiche; infatti se già dagli anni 70 la “sinistra” era su posizioni filo-americane (pensiamo che  addirittura il Partito Comunista accettò la NATO e si allontanò dalla Russia Sovietica, ossia dal campo geopolitico “orientale” verso la sottomissione agli USA), oggi troviamo quella stessa sinistra e quegli stessi ex-“comunisti” in posizioni anti-comuniste, liberiste, ma soprattutto dichiaratamente filo-americane (questo nel Partito Democratico, ma anche negli altri partitini di tutta la “sinistra”). Addirittura, l’abbandono del Partito Comunista Italiano per trasformarlo nel Partito Democratico della Sinistra (PDS), avvenne senza dolore, e ciò conferma che la metamorfosi dei dirigenti e di molti militanti andava avanti da molto tempo. Tutto ciò venne formalizzato dopo il periodo di “Mani pulite”, che al di là degli avvisi di garanzia-spettacolo che dovevano soddisfare la voglia di “nuovo” e di ‘forca’ che alberga nel popolino, consistette in una plateale aggressione Usa al nostro Paese, sia nella sua classe politica, sia nella sua struttura profonda economica-finanziaria ereditata nelle sue linee essenziali dal (ufficialmente, per motivi di ‘etichetta’) deprecato Ventennio, sia nella sua società, che di lì in poi doveva incamminarsi verso il modello del melting pot. 
È bene ricordare che dopo il “crollo dell’Urss” l’Italia veniva a perdere importanza geopolitica, quindi una classe dirigente abituata a giocare coi piedi in due staffe (per ricavare un minimo di sovranità) venne fatta a pezzi, consentendo così, grazie alla connivenza dei nuovi politici (al cui confronto gli Andreotti e i Craxi paiono dei giganti), la privatizzazione di vasti settori di importanza vitale (che ancora procede perché non tutti, al di là della facciata, sono d’accordo). Non è un caso che intorno a quegli anni sia avvenuta prima la nascita del citato PDS e, subito dopo, la trasformazione dell’MSI (già tentata a suo tempo con la “Destra Nazionale”) in Alleanza Nazionale: il Movimento Sociale Italiano, il partito del camaleontico Gianfranco Fini, che si è distinto nella storia d’Italia per essere collegato spesso ai progetti dei servizi segreti italiani e quindi americani; non c’è da stupirsi quindi se oggi Fini e la “sinistra” si ritrovino dalla stessa parte, dal momento che è la parte sostenuta dai loro padroni di sempre ovvero gli USA.

Se gli Stati Uniti non vedono di buon occhio le manovre di politica estera del Governo italiano, considerandole pericolose per la loro egemonia (in declino), ecco subito attivarsi in Italia quelli che da sempre sono collegati ai poteri anglo-americani... Checché ne pensino costoro, bisogna invece sostenere senza indugi la collaborazione con Stati che marciano, nelle diverse parti del pianeta, verso il conseguimento della propria sovranità, per la costituzione di un multipolarismo da contrapporre all’unipolarismo globalizzatore statunitense; multipolarismo che, a dispetto delle costruzioni ideologiche come quelle dello Hudson Institute, è già in cammino, come i sempre migliori rapporti fra Venezuela, Iran, Russia, Cina stanno a dimostrare, e come ha sottolineato proprio il Presidente del Venezuela Chavez affermando in Russia: “Il futuro spetta a Venezuela, Siria, Bielorussia, Iran, Italia e Russia”, confermando con questo l’importanza che l’Italia può rivestire nel cambiamento degli equilibri in atto (4).

***

1) http://www.paologuzzanti.it/?p=1093

2) http://www.hudson.org/

3) http://www.cpeurasia.org/?read=29564

4) Degna d’interesse è la ‘passerella’ del presidente bolivariano al Festival del Cinema di Venezia, durante la quale ha rilasciato dichiarazioni di tenore opposto a quelle che, contemporaneamente, il nuovo ambasciatore americano Thorne dettava alla stampa ‘italiana’: http://www.cpeurasia.org/?read=33164 Quanto all’Italia va detto che il ‘banco di prova’ decisivo sarà il suo atteggiamento verso la questione del “nucleare iraniano”.