Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La coerenza con i propri valori fa dell'uomo uno Straniero in un mondo di attori mediocri

La coerenza con i propri valori fa dell'uomo uno Straniero in un mondo di attori mediocri

di Francesco Lamendola - 21/09/2009


 

 

Dall'epistolario di Mariano e Alexandra.

Alexandra a Mariano, 26 agosto.

«Quel poco o tanto che mi è dato di sapere di lei, mi porta a vederla come un uomo rispettoso e affidabile che insegue con una tale abnegazione i propri valori, che ciò ne fa una rara bellezza ed allo stesso tempo uno «straniero», una creatura che non si mescola bene nello spettacolo doloroso di attori che cercano disperatamente di improvvisare una parte che non compete loro e che li rende ridicoli, pietosi se non, addirittura, grotteschi e disgustosi.
Il suo libro è un capolavoro di valori, di sensazioni, di silenzi, di colori e di intrecci, in cui il reale sfiora l'irreale; dove si ha comunque la sensazione che il sogno esista ancora, che la speranza non sia vana e che la bontà d'animo e la fedeltà ai propri principi venga premiata un giorno e non sia del tutto inutile.
È come se la mano benevola di Dio, il Bene Supremo, se davvero evocato, sapesse indicare sempre la strada verso la luce, a chi la vuole percorrere.»

Mariano ad Alexandra, 1° settembre.

«Ogni uomo e ogni donna che percorrono la loro strada con fedeltà ai propri valori, sono degli Stranieri sulla terra, e come tali vengono guardati dagli altri.
Colui che cammina sulle strade del mondo senza portare la maschera, appare come una creatura strana e inquietante allo sguardo della massa anonima che, invece, la porta da sempre e non se la toglie mai.
In realtà, ogni essere umano è uno straniero per gli altri: ciascuno ha il suo mistero, ciascuno la sua solitudine, ciascuno rappresenta una domanda cui gli altri non sanno rispondere. Tuttavia, a questo isolamento naturale e, per così dire, ontologico, se ne aggiunge un altro, nel caso delle persone che si sforzano di essere autentiche, di essere se stesse in qualunque circostanza, senza far caso alla direzione da cui soffia il vento: quello creato dall'indifferenza e, non di rado, dalla sorda ostilità di quelli che lei chiama i cattivi attori.
La presenza dello Straniero, infatti, è molesta allo stuolo di costoro, anche se egli non ha fatto torto ad alcuno e, anzi, si sforza costantemente di servire la causa del bene e della pace: perché ricorda loro, inevitabilmente, l'abisso di inautenticità nel quale vivono sprofondati, e, quel che è peggio, nel quale hanno finito, tutto sommato, per trovarsi bene, più o meno come possono trovarsi bene i ranocchi gracidanti che vivono immersi nel fango della palude.
Non importa: quello che conta, è andare avanti per la propria strada, distaccati dal clamore sia delle critiche, sia, eventualmente, delle lodi. È una strada che merita di essere percorsa, perché solo così noi possiamo irradiare quella energia positiva di cui vi è tanto bisogno, e farci tramite e strumento di una forza benevola più grande di noi, che ricerca la nostra collaborazione ed è pronta a sostenerci nei passaggi più difficoltosi.»

Alexandra a Mariano, 5 settembre.

«Sì, è vero.
A volte, comprendiamo le cose essenziali della vita in brevissimi istanti; ma, poi, dimentichiamo e insistiamo nel volerci arrivare per altre vie, commettendo un'infinità di errori, affidandoci alla ragione, alla fretta, ai clichés, alle convenzioni, alle aspettative altrui, o cercando di mantenere delle promesse senza prendere in particolare considerazione gli effetti che rilasciano le energie che ci circondano in questo universo: sulla nostra elle, nel nostro sguardo, sulla nostra anima…
Tutti gli esseri viventi emanano energie, sia del regno vegetale, sia del regno animale; perfino gli oggetti sono trasmettitori di energie e, a seconda del materiale di cui sono composti o delle numerose mani che hanno lasciato su di essi delle tracce indelebili, parlano a noi; per non citare i luoghi intrisi di energie o altro…
Quando una persona decide di ritrovare il proprio sentiero smarrito, ciò non avviene mai per caso: vuol dire che si è resa conto che la via percorsa fino allora non conduceva alla meta, e in lei è maturata l'esigenza interiore di ritornare vicino a ciò che si cela nella sua Essenza più profonda, come alla sua vera dimora…»

Mariano ad Alexandra, 10 settembre.

«Sono molte le vie che ci si aprono davanti, ma una sola è quella giusta: una sola ci è stata destinata fin dal principio, fin da prima che noi venissimo al mondo. Si tratta di capire quale sia, fra tutte le altre: cosa non sempre facile, perché può essere fra quelle meno agevoli e invitanti, anzi, può presentarsi addirittura ostruita dai rovi e soffocata da una densa vegetazione, che rende arduo il cammino.
E tuttavia un richiamo segreto, irresistibile, ci spinge verso di essa, se appena siamo capaci fare un po' di silenzio nell'anima e di rimanere in ascolto della chiamata.
A proposito di energie: quando ci riportiamo sulla strada giusta, lo sentiamo subito, perché un possente flusso di energia positiva si irradia da essa e fa sì che, se noi appariamo come degli stranieri agli altri, non lo siamo però a noi stessi, lungo la strada che stiamo percorrendo. Anzi, più procediamo, e più ci ritroviamo: è come percorrere all'indietro la strada della nostra vita, ritrovando i nostri passi perduti.
Forse, siamo già stati quaggiù, sulle strade del mondo; forse, abbiamo già percorso queste strade ora polverose, ora fangose, ora soffocate da una densa e quasi impenetrabile vegetazione selvatica; ed è un vago e indistinto ricordo quello che tende a riportarci verso il sentiero giusto, ogni qual volta siamo tentati di allontanarcene.
Forse, anche gli incontri della nostra vita, li abbiamo già fatti in un altro tempo, in un'altra dimensione; ed è per questo che proviamo attrazioni e repulsioni così forti e subitanee, quasi che una memoria assopita si ridestasse dal fondo della nostra anima, chi sa come, in un modo che non sapremmo assolutamente spiegare per via razionale.
E tuttavia ciò accade, e noi sentiamo che non si tratta di casi fortuiti, né di banali coincidenze; ma di qualcosa che riemerge da un tempo e da un luogo misteriosi, che non sono fuori di noi, ma nel nostro stesso io.»

Alexandra a Mariano, 14 settembre

«Quella forza benevola, che guida i nostri passi e ci sostiene nei passaggi difficili, l'ho sperimentata più volte: so che esiste, perché l'ho sentita operare in me a attorno a me. A volte, tuttavia, è come se anch'essa ci volgesse le spalle e chiudesse gli orecchi alle nostre invocazioni d'aiuto.
Quando ciò accade, ci si sente terribilmente soli e abbandonati, come se il sole se ne fosse andato dal mondo; come se avesse nascosto la sua faccia, per non mostrarla mai più. È un'esperienza angosciosa; e, anche se so che si tratta di momenti di smarrimento, vorrei non averla mai fatta».

Mariano ad Alexandra, 18 settembre.

«Ciascuno, prima o poi, deve affrontare la sua notte; ciascuno deve affrontare l'Ora.
Ma è un errore pensare che, talvolta, ci troviamo del tutto abbandonato: non lo siamo mai. La forza benevola che ci sostiene e ci incoraggia, talvolta si fa sentire direttamente in noi, come se scendesse dall'alto; altre volte, si serve degli incontri che facciamo lungo la nostra strada, e che non sono casuali. Altre volte ancora, essa opera per mezzo di presenze ancora più spirituali, che vegliano sui nostri passi, affinché non mettiamo il piede in fallo, neppure se, nel buio della notte, ci siamo avvicinati fino al bordo estremo del sentiero, affacciato sul precipizio.
Chissà, forse la nostra intelligenza è davvero troppo limitata per penetrare al fondo di un tale mistero.
La gente pensa che l'angelo debba presentarsi come un essere di luce ed essere immediatamente riconoscibile. Ma in genere egli non si mostra a noi con il suo vero aspetto, bensì nei panni di un comune essere umano: un essere umano che ci viene incontro quando siamo maggiormente affaticati, e che ci offre una parola preziosa quando siamo torturati dal fuoco ardente del dubbio e dalla stretta dolorosa di una sete che non si placa.
Può darsi che noi lo abbiamo incontrato più volte nella nostra vita, e che ogni vola avesse un volto diverso: non ci siamo accorti che era sempre lui, perché non siamo stati capaci di vederlo con l'occhio dell'anima, ma ci siamo fermati alla apparenze. Secondo le apparenze, ora era uomo, ora era donna; ora giovane, ora vecchio; ora conosciuto, ora sconosciuto. Ma, in realtà, era sempre la stessa presenza.»

Alexandra a Mariano, 22 settembre.

«Lei ha ragione, caro Mariano. L'occhio del corpo sovente inganna; per questo dobbiamo imparare ad aprire l'occhio dell'anima, e affidarci alla sua facoltà visiva. Quante cose vedremmo allora, che adesso ci sfuggono!…. Siamo come dei bambini che credono di vedere, di sentire, di capire; ma, in realtà, non sanno proprio nulla.
Un uomo che è sempre vissuto nella foresta, ne conosce il linguaggio e sa decifrare ogni segno. Ogni cosa, dalla nuvola al filo d'erba, gli parla: ed egli è in grado di capire se verrà la pioggia oppure il sole; se, lungo il sentiero, sia passato un cervo, oppure un orso. Ma l'uomo di città, trasportato in quella foresta, non vedrebbe nulla, non capirebbe nulla.
Il mondo è pieno di segni, se noi li sappiamo vedere.
Un segno è un messaggio che ci è stato destinato; ma, per vederlo e per comprenderlo, occorre conoscere la lingua in cui è stato tracciato. L'uomo superficiale, il materialista o il razionalista, che crede di poter spiegare ogni cosa unicamente per via razionale, non vedranno mai codesti segni: non li riconoscerebbero neppure se andassero a sbattervi contro; neppure se fossero talmente grandi, da oscurare il cielo.
Un segno, è un dono che ci viene dall'alto. Per poterlo vedere e per poterlo comprendere, occorre che noi ci liberiamo dal nostro modo di pensare ordinario, che facciamo il vuoto nell'affollato deposito dei nostri pregiudizi, e ci affidiamo alla seconda vista.
Quest'ultima, poi, non si sviluppa per caso, ma giunge come un premio, come un'illuminazione, al viandante coerente e fedele, che, vivendo sulla terra come uno Straniero, non si è lasciato distogliere dalla voce della chiamata.
Io credo, Mariano, che alcune persone, in premio della loro fedeltà alla chiamata, ricevano il dono della seconda vista, mediante la quale riconoscono i segni e ne fanno tesoro, per poter procedere più sicure lungo il cammino, e confortate dal pensiero di non essere sole, ma amorevolmente assistite da Qualcosa o Qualcuno che è più grande di loro.
Sì: forse noi eravamo già stati qui, un tempo; ed ora riconosciamo dei segni che già avevamo scorto, e che, per questo motivo, parlano più direttamente alla nostra anima.
Anche gli incontri che facciamo nella nostra vita, sono dei segni: a noi tocca di saperli riconoscere e interpretare.
Le auguro buona fortuna nel suo cammino. I segni le faranno da guida, le presenza le faranno da scorta e terranno i suoi passi lontano dai pericoli.
Che Dio sia con lei.»