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L'ONU accusa Israele: crimini di guerra

di Luca Mazzucato - 21/09/2009


 
Un mese di bombardamenti, guerriglia casa per casa, millequattrocento palestinesi e tredici israeliani morti: la Striscia di Gaza, già duramente provata da guerre ed embargo, ridotta ad un cumulo di macerie fumanti. Una commissione d'inchiesta dell'ONU, guidata da un giudice “ardente sionista”, ha raccolto prove inconfutabili contro l'establishment israeliano. L'accusa ufficiale potrebbe portare all'incriminazione internazionale dei leader politici e militari israeliani: Ehud Olmert, Tzipi Livni, Ehud Barak, Gabi Ashkenazi e dei comandanti che guidarono l'attacco contro Gaza l'inverno scorso. Ma l'amministrazione Obama ha preso le distanze dalla commissione, perché troppo critica con Israele.

A capo della commissione d'inchiesta ONU sui fatti di Gaza è un giudice americano dalle credenziali a prova di bomba. Si tratta del sudafricano Richard Goldstone, che presiedette i tribunali internazionali sul genocidio in Ruanda e in ex-Jugoslavia e, più recentemente, sulle vicende del Darfur. Nell'editoriale pubblicato giovedì sul New York Times, Goldstone difende le conclusioni della sua inchiesta e lancia un appello ad Israele e ad Hamas affinché perseguano i propri criminali di guerra. Nel caso in cui le due parti trascurino di farlo, Goldstone si appella ai governi del pianeta perché diano corso giuridico alle accuse: “I governi occidentali hanno di fronte una sfida, perché hanno spinto per perseguire i criminali in posti come il Darfur, ma ora devono fare lo stesso con Israele, un loro alleato e uno stato democratico.”

I risultati dell'inchiesta sono estremamente dettagliati e contengono i nomi dei civili massacrati e le precise circostanze in cui i crimini di guerra sono avvenuti. Goldstone non ha poteri di polizia, ma rimbalza la palla ai diretti interessati, chiedendo ad Israele di perseguire i soldati responsabili dei massacri e a Hamas di processare chi lanciava i razzi Qassam e Katyusha contro le città israeliane. Si rammarica inoltre della mancata collaborazione di Israele, che ha anzi cercato in tutti i modi di ostacolare i lavori della commissione, vietandone ad esempio l'ingresso nel proprio territorio.

La reazione dello stato ebraico è stata immediata e, come di consueto, durissima. Il ministro degli esteri Lieberman, beffardo, denuncia come “la commissione non si sia fatta minimamente confondere dai fatti.” Ma l'accusa di anti-semitismo sbandierata dal governo israeliano, questa volta fa un buco nell'acqua. Il giudice Goldstone, infatti, è un grande amico d'Israele e fervente sionista. Sua figlia, in un'intervista in ebraico alla radio dell'IDF, ha fatto notare come la presenza del padre nella commissione ne abbia semmai addolcito di molto le conclusioni!

Con la fine ufficiale della “guerra globale al terrorismo” di George W. Bush, la mano libera di cui Israele ha goduto per otto anni potrebbe segnare il passo. Molti sono i segnali diplomatici che fanno presagire a dei cambiamenti. Con i risultati ufficiali della commissione Goldstone in mano, l'imminente Assemblea Generale delle Nazioni Unite potrebbe portare ad un grosso imbarazzo per lo stato ebraico. Il fronte dei paesi islamici e in via di sviluppo ha tra le mani un documento ufficiale in cui si descrivono dei crimini di guerra perpetrati da militari e politici israeliani.

Tel Aviv è sotto accusa anche riguardo al suo arsenale atomico. Al recente meeting dell'Agenzia Internazione per l'Energia Atomica (AIEA), per la prima volta in diciotto anni è stata affrontata la questione dell'arsenale nucleare israeliano. Con un voto a grandissima maggioranza, gli ispettori nucleari hanno espresso “preoccupazione riguardo le capacità nucleari d'Israele, e le minacce alla sicurezza in Medio Oriente sollevate dalla proliferazione nucleare.” L'agenzia, sotto forti pressioni per via del programma nucleare iraniano, ha deciso di affrontare a carte scoperte la decennale politica di ambiguità nucleare israeliana. Il voto è stato possibile per il cristallizzarsi dell'inedita alleanza tra paesi islamici e paesi in via di sviluppo, contro gli Stati Uniti e il suo alleato di ferro mediorientale.

Nonostante le accuse di crimini di guerra e le denunce sul suo arsenale nucleare, però, il supporto incondizionato degli Stati Uniti ad Israele pare tuttavia continuare, nonostante il recente disaccordo sul congelamento degli insediamenti illegali in West Bank. In questi giorni di fine estate, dopo il fallimento della missione dell'inviato della Casa Bianca Mitchell, che non è riuscito ad ottenere alcuna concessione né dai palestinesi né dagli israeliani, Washington non pare avere ancora un'idea precisa di cosa fare riguardo al processo di pace. L'amministrazione Obama, dopo aver aspettato alcuni giorni in silenzio, ha infine criticato i risultati della commissione Goldstone, perché troppo faziosi contro Israele.

Resta da vedere se l'opposizione americana sarà sufficiente per fermare eventuali incriminazioni internazionali contro quegli israeliani che ora, ufficialmente, sono stati dichiarati criminali di guerra. In risposta, alcuni commentatori israeliani si chiedono provocatoriamente se Obama permetterà a Goldstone di indagare anche sulla guerra in Afghanistan, dove i bombardamenti americani stanno facendo continue stragi di civili. Come a dire: se gli americani compiono incessanti massacri in Afghanistan e in Iraq, allora perché se Israele attacca Gaza per tre settimane tutto il mondo protesta?