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Le due vite di Consonno, in attesa della rinascita

di Miriam Giudici - 23/09/2009

Nel cuore della Brianza visitiamo Consonno. Un tempo borgo contadino, negli anni ‘60 teatro di una folle speculazione edilizia, ora paese fantasma che attende progetti di riqualificazione, in un’area che ha recentemente celebrato la sua vittoria contro le trivelle che minacciavano il Parco del Curone.



 

Consonno
Sulle pendici del Monte di Brianza, fra gelsi e castagneti e con una splendida vista che spaziava dal Resegone alla pianura, c’era una volta un antico borgo: Consonno
Sulle pendici del Monte di Brianza, fra gelsi e castagneti e con una splendida vista che spaziava dal Resegone alla pianura, c’era una volta un antico borgo: Consonno, un pugno di case e cascine raccolte attorno alla chiesa di San Maurizio, all’unica osteria e a qualche negozio.

 

C’era una volta, ma ora non più. Perché all’inizio anni ’60 fu letteralmente spazzato via, e non da un cataclisma naturale, ma da un cataclisma “umano” che risponde al nome di Mario Bagno, Grande Ufficiale, Conte di Valle dell’Olmo. Una sfilza di titoli la cui eco fantozziana può far sorridere, ma che per gli abitanti di Consonno – ai quei tempi contadini che non possedevano le case in cui abitavano – significò il trauma di un improvviso sfratto e della totale cancellazione del loro borgo e della loro storia.

 

Il Conte Mario Bagno, proprietario dell’Immobiliare che possedeva quasi tutti gli edifici del paese, aveva infatti sviluppato per Consonno un progetto ambizioso: farne un luogo di turismo e divertimento, una “città dei balocchi” brianzola che attirasse visitatori (e soldi) soprattutto da Milano.

 

Concetti come quelli di turismo sostenibile e di rispetto del territorio erano, a quei tempi, evidentemente ancora di là da venire. Eppure, il progetto del Conte era folle anche per gli standard dell’epoca: nonostante alcune prime rassicurazioni sulla volontà di preservare l’integrità del borgo, dal 1962 in poi, nella totale connivenza degli Amministratori, Mario Bagno fa letteralmente tutto quello che gli pare. Demolisce quasi tutto il paese, costruisce strade, spiana alture con la dinamite perché si veda meglio il panorama intorno. Poi costruisce un delirio di edifici – alberghi, gallerie di negozi, balere, fontane multipiano – che si ispirano, in una pacchiana accozzaglia, agli stili architettonici di tutto il mondo: dalla pagoda orientale al minareto moresco.

 

Il tutto secondo i suoi capricci, demolendo e rifacendo a ciclo continuo, senza un progetto, e naturalmente senza rispetto per la morfologia del territorio, senza tenere minimamente in conto i numerosi segnali di allarme che già preannunciavano l’imminente dissesto idrogeologico della zona.

 

 

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Ora Consonno è un luogo estremamente degradato e in rovina
C’è da dire che Consonno “rieditato” come città dei balocchi vive, fra gli anni ’60 e ’70, un certo momento di gloria: molti sono i turisti che vengono anche da lontano per trascorrervi le vacanze, molto il movimento portato dalle celebrità che si esibivano negli alberghi e nei locali; tante persone del posto, che all’epoca dei fatti erano giovani, ricordano con piacere serate spensierate trascorse a Consonno, fra giostre, musica e balli.

 

 

Ma la fama dura poco: come spesso accade per i progetti nati senza uno studio e senza un rispetto del contesto territoriale, la natura ci mette poco a riprendersi ciò che le è stato tolto. E lo fa a volte con violenza. Nel caso di Consonno, la fine dei sogni è segnata da una serie di frane e smottamenti che, favoriti dal disboscamento selvaggio, a partire dagli anni ’70 bloccano le strade di accesso e rendono evidente a quale punto si è spinto il disastro ambientale provocato dagli sconsiderati lavori del Conte Bagno.

Declino e spopolamento sono dietro l’angolo: negli anni ’80 Consonno è già un paese fantasma. La “Las Vegas brianzola” si svuota rapidamente, ancora con alcune opere lasciate a metà, nel bel mezzo della loro costruzione.

 

Ora Consonno è un luogo estremamente degradato e in rovina: vi regna un’atmosfera surreale, e non potrebbe essere altrimenti dato il singolare contrasto fra le sue stranissime costruzioni e la vegetazione spontanea che comincia a invaderle da ogni parte. Ha anche un certo fascino, e infatti è particolarmente frequentata da fotografi che si lasciano catturare dalla sua storia unica. Purtroppo, l’altra categoria di visitatori che affolla Consonno si dimostra meno rispettosa: si tratta dei vandali che hanno aggiunto le loro distruzioni alla naturale azione del tempo e dell’incuria.

 

Consonno è quindi un luogo che si può visitare facilmente, ma con alcune precauzioni. Occorre prima di tutto segnalare che tutti gli edifici sono di proprietà privata e recintati: entrandoci si è quindi passibili di denuncia. E anche se la vigilanza è pari a zero e i varchi di entrata sono moltissimi, tutta la zona è cosparsa di macerie, detriti, vetri rotti, metalli arrugginiti: sono parecchie le situazioni di pericolo e, per quanto il posto sia singolare, non è il caso di visitarlo insieme a dei bambini.

 

 

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Tutte le indicazioni su come arrivare e come muoversi una volta a Consonno sono elencate sul sito www.consonno.it
Tutte le indicazioni su come arrivare e come muoversi una volta a Consonno sono elencate sul sito www.consonno.it, che è una miniera di fotografie, video, ricordi e informazioni di ogni tipo sulla storia di Consonno. Ci piace notare anche che questo sito è soprattutto un vero atto d’amore, da parte dell’autore Giovanni Zardoni con il contributo dell’Associazione Amici di Consonno e di tanti privati cittadini, verso una comunità e un pezzetto di natura che sono stati distrutti per sempre da un abuso edilizio davvero “da manuale”, che ben riassume – nel suo essere estremo – che cosa succedeva negli anni ’60 in tante altre parti del nostro Paese martoriato da palazzinari senza scrupoli.

 

 

Anche il futuro per Consonno sembra fosco: si moltiplicano tesi e studi su come recuperare questo luogo, ma il comune di Olginate è piccolo e non ha certo le forze per interventi risolutivi, né sembrano esserci all’orizzonte investitori pronti a mettere mano al portafogli nell’immediato. Tuttavia, è da segnalare come, dopo anni di oblio, negli ultimi tempi si stia risvegliando un certo interesse verso Consonno, testimoniato appunto dal sito che abbiamo citato, da numerosi gruppi e associazioni che organizzano eventi nel paese fantasma, e che cercano di attirare l’attenzione con pubblicazioni, mostre fotografiche, gruppi su Facebook e su Flickr.

 

Negli ultimi due anni si è parlato di lavori per la strada che collega Consonno a Olginate e soprattutto di un Piano di Governo del Territorio che vede confrontarsi il Comune di Olginate e a proprietà di Consonno. E forse in questo momento è di buon auspicio ricordare i recenti successi che sono stati ottenuti poco lontano da Consonno – da parte degli ambientalisti ma anche dei semplici cittadini sempre più consapevoli del valore del proprio territorio – in tema di conservazione del paesaggio nella zona del Parco del Curone, che ha visto allontanarsi la minaccia di trivellazioni per la ricerca del petrolio e sta gradualmente scoprendo una vocazione al turismo sostenibile.

 

Facciamo quindi i nostri auguri agli amici di Consonno che crescono sempre più di numero e stanno contribuendo a far conoscere un pezzo importante, ma poco edificante e forse per questo a lungo rimosso, della nostra storia passata.