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La crisi si allunga

di G. Duchini - 05/10/2009

       

   I centri studi economici italiani ed esteri impazzano nel fare previsioni sull’andamento del “Ciclo Economico Internazionale;” stando alle previsioni fornite, dopo le rovinose cadute di tutti i Pil occidentali del 2009, si profila una ripresa consistente (si dice) che, in modo figurativo, è simile ad una V; qualcun altro più pessimista pensa ad una W: dopo una ripresa consistente, una nuova recessione; qualche altro, cito letteralmente, “una vasca vittoriana;” e qui non vorrei aggiungere altro alle suggestioni. 

      La previsione ottimistica dell’andamento della crescita a V (secondo il C.S.E.R. “Centro Studi Economia Reale,” ) con riferimento al PIL, in valore reale dell’economia italiana, tornerebbe al livello del 2007 soltanto nel 2014! Così come il livello di occupazione e il tasso di disoccupazione; la pressione fiscale continuerebbe a rimanere elevata, attorno al 43% del PIL, il deficit pubblico scenderebbe sotto il 3% del Pil soltanto nel 2015 e si riporterebbe all’1,5% registrato nel 2007; si   sconta con ciò,  un periodo di circa 6 o 7 anni di stagnazione dell’economia.

     Per quanto riguarda il quadro internazionale, la caduta dell’economia si è arrestata, pur permanendo un forte rischio di ricadute, nel momento in cui si potrebbe innescare nuovamente la fase di ripresa del ciclo internazionale. “Il pericolo è che la ripresa poggi sui medesimi meccanismi e comportamenti che hanno determinato gli squilibri reali nell’economia mondiale­ - eccesso di consumo americano, eccesso di risparmio cinese -  all’origine della precedente crisi…tutti ritengono che la ripresa del ciclo possa o debba essere trainata ancora una volta dalla locomotiva americana.. E questo senza avere ben chiaro il fatto che la precedente crisi ha avuto origine proprio dall’eccesso di consumo, dalla carenza di risparmio, dal deficit delle partite correnti e da un esponenziale accumulo di debito estero americano

   Possiamo aggiungere altre cause della crisi, oltre a quelle indicate dal C.S.E.R., anche perché a questo proposito, la fantasia non manca: 1) recessione provocata dalle crisi bancarie (vedi bancarotta della Lehmann); 2) crisi dai “sub-prime”; 3) Il Fmi non è stato in grado di dare risposte ai paesi in crisi; 4) gli intermediari finanziari  Usa che si sono comprati i “Regolatori Finanziari;” 5) gli improvvisi bassi tassi di interesse (2007-2008) che hanno dato luogo ad un caos finanziario; 6) la rigidità dei cambi; ….

    Insomma, al caos internazionale si aggiunge quello delle idee, tutte rigorosamente economicistiche; anche perché  permane come  ipotesi di riferimento per tutti i guru dell’economia dell’informazione,  un quadro internazionale governato  esclusivamente dagli Usa, ed in cui sono escluse le “ formazioni particolari” cioè i sistemi-paese in via di diventare potenze. Lo stesso rapporto Cina-Usa continua a essere  posto  al centro di ogni condizione di sviluppo per  l’economia mondiale ed il cui equilibrio è destinato a vacillare sempre più, dal pericolo, sempre presente,  di una nuova bolla finanziaria messa in piedi dalle “innovazioni finanziare” in grado di drogare nuovamente il consumo  americano, del resto, i suggerimenti posti dei leader del recente “G20” a Pittsburgh, non sono in grado di impedire la deriva dell’economia, quando si auspica che a fronte di una maggior volatilità dei mercati finanziari si dovrebbero aumentare i capitali (patrimoni) complessivi del sistema bancario mondiale.