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L'Europa che non vogliamo

di Emanuele Liut - 06/10/2009

Fonte: sinistranazionale.etleboro

  

Nella soddisfazione generale (sic) il Trattato di Lisbona passa anche in Irlanda con un ampia, e per certi versi inaspettata - data la precedente defaillance che aveva fatto tremare i "buoni democratici"- , vittoria numerica. L'approvazione del Trattato ha come conseguenza, tanto per citare, la reintroduzione della pena di morte per "reati eccezionali"; e rappresenta un passaggio di sovranità al governo centrale europeo: un "governo" distante dai popoli, condizionato da oltreatlantico e dai poteri finanziari transnazionali che già hanno fatto e fanno il buono e il cattivo tempo sopra gli stati. Ora costoro, i nemici dell'Europa, avranno campo ancor più libero.


Cade anche l'Irlanda, ed è un altro "passo avanti" per l'europa dei mercanti. 
Con il 58% di affluenza e con ben il 67% di preferenze i cittadini irlandesi - che avevano messo in crisi nell'ultima consultazione il famigerato trattato – si sono inchinati ai voleri di Bruxelles. D'altronde, era solo questione di tempo, un'altra vittoria del no avrebbe solo rallentato quello che pare, visti i precedenti, un percorso inevitabile: si sarebbe inventato uno stratagemma per rimettere nelle mani del solo parlamento nazionale i destini di una causa così importante quale quella dell'"unificazione europea". Ma perlomeno, se avesse vinto il no, avremmo rallentato ancora un po' questo processo suicida. Ora, invece, manca solo Praga e il peggiore degli incubi sarà realtà: l'europa delle banche, l'europa dei mercanti e degli affaristi avrà campo ancor più libero dalle resistenze degli stati, che già oggi strenuamente si oppongono alle assurde regole di questa unione-oppressione.

Nessuno, naturalmente, discute la volontà ideale di unificare politicamente l'Europa, ma il trattato di Lisbona -questo malloppone da 2800 pagine irto di regole (che il 99,9 % delle persone non leggerà e che non avrà nammeno la capacità di analizzare), e coperto mediaticamente dalle solite buone immagini di un'"europa unita"– è il definitivo suicidio dell'Europa dei popoli,è un'Europa fatta di stati non sovrani. Non stati indipendenti che collaborano, tra pari, a uno stesso destino. No: L'Europa del soldo, del guadagno, l'Europa del sospetto, dell'individualismo ottuso, dell'ingiustizia come regola; in cui nessuno è artefice del proprio destino e si lascia docilmente trasportare dall'onda compiacente di un sistema, che non è un sistema: ma triste e monotono trascinarsi nei bassifondi dell'esistenza, lasciando a questa politica che vive in un altro pianeta decisioni per noi di fondamentale importanza.

Come spiega Paolo Barnard in un suo recente articolo(
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6315): "Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà il sistema giudiziario."

Ma non è semplicemente il trattato ciò che rifiutiamo, quasi che il problema fosse tecnico, un semplice problema di regole formali. La nostra critica va all'assoluta assenza di un fondamento metapolitico, di un fondamento 'spirituale', 'etnico', 'culturale', oltre che 'economico' in un senso nuovamente trasformato. E' l'idea sottostante a questa europa quella che non potremo mai accettare: la totale incapacità di avventura, il triste trascinarsi di vite condizionate dalla paura, la società del terrore, dell'aridità, dell'incapacità totale, e compiaciuta, quasi che la vita non potesse essere altro da questo... relegando nel cantone dei folli chiunque avesse idee più ardite, o semplicemente, più socialmente razionali.
Ma non ci piegheremo, e fossimo anche gli unici, ci opporremo a questa europa "guidata" da burocrati incapaci di spirito e avidi, terribilmente avidi, nel sacrificare alla loro follia numerica le brame di un più alto destino.