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Roman Polanski ha un sacco di amici

di Katha Pollitt - 07/10/2009

 

Se uno stupratore riesce a sfuggire alla giustizia abbastanza a lungo, il mondo dovrebbe mettergli in mano una biglietto che affermi “uscito di prigione libero per sempre”? Se questa persona fosse Roman Polanski, regista di fama mondiale, un mare di persone famose e dotate di talento ritiene che la risposta sia “Sì”.
Polanski che drogò e sodomizzò una ragazzina di tredici anni nel 1977, a Los Angeles, ammise la propria colpa per poter avere la pena minore relativa al reato sessuale commesso su una minorenne e quindi volò in Europa prima della sentenza.

Ora, 32 anni dopo, Polansky è stato arrestato in Svizzera mentre si recava al Festival cinematografico di Zurigo, e ciò ha sollevato lo sdegno delle stelle internazionali della cultura: Salman Rushdie, Milan Kundera, Martin Scorsese, Pedro Almodovar, Woody Allen, (inserite qui la vostra battuta), Isabelle Huppert, Diane Von Furstenberg e molti, molti altri ancora.

Bernard Henry Levy, che ha assunto il ruolo di leader dei supporters, ha detto che Polanski “forse ha commesso un errore di gioventù” (aveva 43 anni all’epoca dei fatti). Debra Winger, presidente della giuria del Festival cinematografico di Zurigo, portando un cartello rosso con la scritta “Polanski libero”, ha definito l’azione delle autorità svizzere “una collusione filistea”. Friedric Mitterand, il ministro francese della cultura, ha dichiarato che questo ha mostrato “il lato oscuro dell’America” ed ha descritto Polanski come una persona “gettata nella fossa dei leoni per una vecchia storia”. Il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, co-fondatore di “Medici senza frontiere”, ha definito l’intera faccenda “infame”.
Più vicini a casa, Whoopi Goldberg ha spiegato sulla rivista “The View” che il crimine commesso non era stato “stupro, stupro”, ma solo, come sapete, stupro. Ah, quello!

La columnist conservatrice Anne Applebaum, sul Washington Post, ha minimizzato il reato. Prima ha presentato la vera natura del crimine (la droga, sesso anale forzato ecc) e poi ha rivendicato “è evidente che Polanski non era a conoscenza della sua vera età (della ragazza)”. Si parla ma è un’argomentazione disperata. Polanski, che poi ha proseguito con una relazione con una quindicenne, Nastassja Kinski, ha parlato con franchezza della propria predilezione per le giovanissime. (L’editore di “Nation” Katrina vanden Heuvel, che ha cinguettato la propria sorpresa nel trovarsi concorde con la giornalista Applebaum, ha avuto un ripensamento e ha detto: “Sconfesso quanto detto in precedenza in accordo alla Applebaum. Credo che Polanski non dovrebbe ricevere un trattamento speciale. Ora il problema è come far sì che egli sia assicurato alla giustizia. Dovrebbe tornare per scontare la pena? Ci sono altri modi in cui lui può scontare la pena? Nel contempo credo che in questo caso si dovrebbe indagare su una eventuale ripetizione di atti analoghi”).

Sulla pagina di approfondimento del New York Times, il romanziere, poco quotato, Robert Harris, ha ricordato la sua grande amicizia con Polanski, che ha appena finito di girare un film tratto da un libro di Harris, dicendo anche: “Il suo passato non mi interessa”. Questo ci dice parecchio sulla nonchalance con cui egli considera il reato sessuale, ma non spiega perché ciò che potrebbe accadere del caso legale di Polanski sia diventato un argomento di discussione.

Io non intendo farlo. Capisco che Polanski ha vissuto numerose tragedie nel corso della sua vita, che ha fatto dei film terrificanti, che ha 76 anni, che un documentario del 2008 sollevò la questione circa la imparzialità del giudice (Vedere”Bill Wyman in Salon” , anche, per un persuasivo smantellamento di questo caso.) Io capisco anche che la sua vittima, che ora ha 44 anni, dice che ha dimenticato Polanski e che desidera che il caso sia abbandonato (archiviato) perché ogni volta che se ne torna a parlare lei viene di nuovo trascinata nel fango. Di certo è ciò che ora sta succedendo. Sul Huffington Post, Joan Z. Shore, una fan di Polanski, che si autodefinisce co-fondatrice di “Women Overseas for Equality” (Belgio), scrive: “La modella tredicenne ‘sedotta’ da Polanski gli era stata affidata dalla madre che voleva che lei entrasse nel cinema. La ragazza avrebbe compiuto poche settimane dopo, i 14 anni, età che era considerata adatta per il consenso sessuale in California (Adesso può darsi che sia addirittura fissata a 13 anni!)”.
In realtà, nel 1977 l’età del consenso in California era di 16 anni. Oggi è fissata a 18 anni, ad eccezione di situazioni di sesso nelle quali una delle persone non abbia 18 anni e l’altra abbia solo tre anni di più. La visuale panoramica – e cioè che Polanski fu la vittima di una ninfetta e della sua intrigante mamma – si trova dovunque in Internet.

Il fatto: Ciò che avvenne non è qualche cosa di fumoso, vago, del genere lui ha detto/lei ha detto secondo lo stile “sesso cattivo” di Katie Roiphe. Un uomo, adulto, di 43 anni prese una ragazzina di 13 anni sola, l’ha fatta bere, le ha dato del quaalude, e, dopo avere controllato la data delle sue mestruazioni, l’ha stuprata, due volte, mentre lei si ribellava; si sottomise, come disse poi al gran Giurì, “perché avevo paura”. Questi fatti sono indiscutibili –ad eccezione di Polanski che ha più volte messo in ridicolo l’intera vicenda (potete leggere la trascrizione del gran Giurì Qui ). Gli fu permesso di ammettere la sua colpa per ottenere una condanna più lieve, come fanno molti stupratori, per evitare alla vittima il trauma di un processo con intervento e pubblicità da parte dei media. Ma ciò non significa che noi tutti dovremmo pretendere che ciò che accadde sia stato qualche cosa come un misto di libero spirito bohemien. La vittima ha impiegato anni per riprendersi.
Il Fatto: nel Febbraio del 2008 il giudice della Corte Suprema Peter Espinosa decise che Polanski poteva contestare il suo giudizio. Tutto ciò che deve fare è rientrare negli Stati Uniti e sottomettersi alla legge. Perché questo non sarebbe corretto? Perché mai sarebbe chiedere troppo volere che un regista di fama mondiale, con un enorme seguito di amici potenti, ma che appena regolarmente condannato per un reato sessuale è volato all’estero, debba passare attraverso lo stesso regolare processo come chiunque altro?

Questo farebbe infuriare quelle star della letteratura che si battono all’infinito per la dignità umana, per i diritti umani ed anche per i diritti delle donne (almeno quando sono musulmane) e tuttavia non ritengono che ciò che Polanski ha fatto sia uno stupro, o non ne tengono conto perché lui, dopo tutto è Polanski, un artista come loro. Che alcuni di questi strenui difensori siano delle donne è particolarmente sgradevole. Non si rendono conto che così facendo sottoscrivono argomentazioni che scaricano la colpa sulla vittima, minimizzano lo stupro e si fanno in quattro per scagionare colui che lo ha compiuto? Errore di gioventù, poter avere sbagliato la sua età, giovane sporcacciona, una madre che voleva far fare carriera: è questo ciò che vogliamo che la gente creda quando un uomo di mezza età è un predatore al massimo grado?

Il diffuso sostegno per Polanski mostra il peggio della fatua elite liberal culturale. Possono anche creare grandi film, scrivere bei libri e dipingere meravigliosi quadri, possono anche avere un sacco di belle e nobili idee umanitarie, in astratto, in merito a tutti i principi e a tutti i diritti: uguaglianza davanti alla legge, ad esempio. Ma in questo caso, essi sono soltanto esponenti della cultura della classe bianca, dei fans del movimento afro-americano non violento che negli anni 70 si esprimeva attraverso l’arte, che seguirono R. Kelly e Chris Brown, e dei supporter sportivi che automaticamente sostengono i loro favoriti quando vengono accusati di picchiare le mogli e di stuprare le cameriere degli Hotel.
Non meravigliatevi se mezza America li odia.


Fonte: www.thenation.com
Link: http://www.thenation.com/blogs/anotherthing/479379/roman_polanski_has_a_lot_of_friends
1.10.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLA BOZZINI