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La censura musicale in Italia nel dopoguerra

di Dagoberto Husayn Bellucci - 08/10/2009

 


"Signor Censore - che fai lezioni di morale
tu che hai l'appalto per separare
il bene e il male, sei tu che dici
quello che si deve e non si deve dire...


Signor Censore - nessuno ormai ti fermerà
e tu cancelli in nome della libertà
la tua crociata
per il bene dell'umanità...

Signor Censore - da chi ricevi le istruzioni
per compilare gli elenchi dei cattivi
e buoni?... Lo so è un segreto
lo so che non me lo puoi dire...

Signor Censore - ma quello che nessuno sa
è che sei tu quello che ci disegna
le città... E poi ogni tanto
cancella quello che non gli va...

Signor Censore - tu stai facendo un bel lavoro
disegni case, strade e piazze
a tuo piacere, prima fai un ghetto
poi lo nascondi con un muro...

E mentre il ghetto si continua ad allargare
Signor Censore - tu passi il tempo
a cancellare le frasi sconce
e qualche nudo un pò volgare...

Signor Censore: tu stai facendo un bel lavoro
la tua teoria e che il silenzio è d'oro
prima fai un ghetto
poi lo nascondi con un muro...

E così mentre la gente continua
ad emigrare, tu sfogli i libri
e passi il tempo a cancellare le frasi
sconce, e qualche nudo un pò volgare..."

( Edoardo Bennato - "Signor Censore" - album "Io che non sono l'imperatore" -
1975 )

"E’ necessario credere
Bisogna scrivere
Verso l’ignoto tendere..."
( Baustelle - "Baudelaire" - album "Amen" - 2008 )


Avvezzi ad ascolti musicali "al di là del bene e del male" e 'abituati' a
vorticosi saliscendi sonori (...autentici tapis roulant ritmico-esistenziali a
'scandire' una 'marcia' senza ritorno nella vuota contemporaneità post-
nichilista ...) ci 'dedichiamo' anche alla riscoperta della musica d'autore
italiana nelle sue 'forme' sonore e nella sua articolata varietà di personaggi
che, per ciò che ci 'concerne', hanno rappresentato o continuano a 'disegnare'
'tracce di vita': Luca Carboni, Fabrizio De Andrè, i Nomadi, Francesco Guccini,
Rino Gaetano, Lucio Battisti, il 'sulfureo' Franco Battiato, Cesare Cremonini e
ancora Piero Ciampi, Francesco De Gregori, Edoardo Bennato ma non 'disdegnando'
meno impegnati cantanti o gruppi musicali che - piaccia o meno (...al di là
dell'approvazione e della disapprovazione altrui...come 'sempre'... - hanno
lasciato una loro 'impronta' nella nostra formazione culturale e 'politica'
dall'ironia irriverente e anche malinconica di Giorgio Gaber ( a quella
demenziale degli Skiantos (...perchè è vero "non c'è gusto in Italia ad essere
intelligenti"..), da Pierangelo Bertoli (...il 'vento' non fischia
più...'purtroppo'...nè a sinistra nè a destra...dagli anni di piombo a quelli
di 'latta' ...fino al presente...di merda!...) a Angelo Branduardi (
'menestrello' di vita e 'chansonnier' di ritmi e 'stili' 'andati') non
omettendo qualche Grande d'oltralpe (... su tutti Gilbert Bècaud... ma anche
Dalila...mentre il giudeo Yves Montand (alias Ivo Livi) ve l'ascoltate 'voi' ...
era pure di Monsummano 'questo'...ebreo e pisano...mah...al peggio non c'è
'limite' come si suol 'dire'...) e senza dimenticarci la superlativa Mina e -
per restare al 'femminile' - non trascurando Anna Oxa (...faemina maximae,
superiore 'incedere' palcoscenico e metafisica visione rappresentante la
sensualità e il 'fascino' femminineo...un archetipo della bellezza...
assolutamente superiore e da 'riascoltare' la sua "Senza pietà" ...."Non ci
fermeranno le paludi o la neve/ la tua capitale oramai s'intravede/ giorno dopo
giorno la tua vita cavalco.../ Sono il generale più crudele del fronte/  non
faccio prigionieri e la mia spada è lucente/ terra dopo terra ogni tua fortezza
io assalto...(..) Le mie mani, le tue mani in questa battaglia/ è un agguato a
tradimento in questa boscaglia/ rotolare insieme lungo il fiume dei
sentimenti..." ...perchè l'amore è 'anche', soprattutto,  una 'battaglia' ....
vince il più 'forte'...sempre!), la superba Loredana Bertè, 'qualcosa' della
Pausini, Nada (...la 'gabbrigiana'...ne ha 'azzeccate' parecchie...), le
'armoniche' 'forme' sex-appeal e la sensualità canora di Marcella Bella (..."il
limone non ci va sul pesce"....mah...) 'sconfinando' fino ai britannici Clash e
al loro 'combat-rock'.
Perchè 'dunque' una 'top-ten' della 'musica' (...non necessariamente
'politica' nè obbligatoriamente 'ideologizzata...la musica è musica prima di
tutto...'dopo' può, o meno, essere 'anche' 'politica'...)? Perchè, per quanto
'inerente', possiamo - parafrasando Tiziano Ferro - fare nostre le parole della
sua "Le cose che non dici" (... "Vado controvento o resisto non lo so/ E gioco
a piedi nudi sul fuoco/  E forse un altro assaggio qua (qua)/ Potrebbe anche
piacermi/ Ma investo e non guadagno/  E dopo/  Bendato cado nel vuoto/ A picco
a testa in giù e poi/ Sta quasi per piacermi/ Mi perdo naufragando...." ..)
ovvero nell'affermazione di un'identità siamo 'sufficientemente' 'corazzati' da
rimetterci sempre in gioco...e restare in piedi in un mondo di
rovine...'altrui'.
Ciò premesso occorre sottolineare la 'funzione' sociale, liberatoria e di
impatto, che - per anni , intere stagioni - ha rappresentato la musica
cosiddetta 'leggera' italiana... Il 'problema' è che, dinanzi al 'sound' e alle
'parole in libertà' del tizio-caio-sempronio di 'turno' (..."In quest'epoca di
bassa fedeltà e altissimo volume/ il rumore allucinante delle radio non ci
molla mai/ e quanti cantanti musicisti arrabbiati/ che farebbero meglio a
smettere di fumare/ Brutta produzione altissimo consumo/ la musica è stanca,
non ce la fa più/ e quante cantanti di bella presenza/ che starebbero meglio a
fare compagnia...." 'canta' Franco Battiato...come dargli 'torto'?...) c'era
pure chi ci 'credeva' e prendeva sul 'serio'...anche 'allarmandosi' o
ricorrendo - come vedremo - all'arma censoria... dimenticandosi che, in
'fondo', si trattasse di semplici, 'innocenti', 'canzonette' (..."però a quelli
in malafede/ sempre a caccia delle streghe/ dico: no! non è una cosa seria/ e
così e se vi pare/ ma lasciatemi sfogare/ non mettetemi alle strette/ e con
quanto fiato ho in gola/ vi urlerò: non c'è paura!/ ma che politica, che
cultura/ sono solo canzonette..." ...'ironizzava' Bennato un trentennio or
sono....).
Era l'epoca del monopolio democristiano sulla Rai (e della successiva
lottizzazione tra i tre maggiori partiti dell'arco parlamentare) : Rai Uno
'bianco' democristiana  d.o.c. ; il Due ai loro alleati socialisti e il Tre -
ma chi se la 'guardava' "Telekabul" di Sandro Curzi ?...comunista integerrimo e
degno di 'plauso' e rispetto...uomo di cultura coerente con la sua visione del
mondo...che non è la nostra... - ai comunisti all'"opposizione" che dovevano -
almeno 'televisivamente' - 'contentarsi' della 'rete' regionale (...del resto
avevano già monopolizzato tutta la cultura nazionale dalle case editrici fino
alle università passando attraverso una capillare occupazione del cinema, delle
compagnie teatrali, della musica...) che, sia detto per 'inciso', aveva almeno
il 'pregio' di 'regalarci' una delle più 'fascinanti', intellettualmente oneste
e preparate telegiornaliste di tutti i tempi...Federica Sciarelli....(...mentre
gli 'italioti' 'all'epoca' 'sbavicchiavano' dietro a Lilli Gruber o a Carmen
Lasorella...quest'ultima incontrata 'laiv' nelle 'banlieus' meridionali della
capitale Beirut in occasione dell'aggressione sionista contro il Libano...) poi
nominata Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana,
onorificenza conferitale dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (...
probabilmente è l'unica cosa sulla quale siamo stati, e saremo mai, 'concordi'
con 'Externator'....il 'picconatore' ...di 'cornicioni'...una delle personalità
più 'diaboliche' della prima Repubblica nonchè fervente
sionista...'decisamente' non abbiamo nient'altro da 'spartire'...).
Un'epoca che la Democrazia Cristiana ha vissuto e 'interpretato' quale
autentico partito d'ordine e di governo, ricorrendo sovente alla censura
televisiva per mantenere (...sarebbe meglio scrivere 'esercitare'...) il
proprio potere e riaffermare la propria 'autorità' (...'delegatagli' ovviamente
dai suoi padroni a stelle e strisce d'oltreoceano che, da De Gasperi a
Andreotti, da La Pira a Fanfani, passando per i Moro, i Forlani, gli
Zaccagnini, i Rumor e tutto il resto della 'banda' scudocrociata dei baciapile
da 'sacrestia'...lorsignori del potere hanno rappresentanto, servito e seguito
fedelmente....quando poi qualcuno 'usciva dalle righe' c'è stato chi l'ha
rimesso immediatamente a 'posto...Moro...Mattei...) come nel caso
dell'"affaire" Beppe Grillo-P.S.I. ....
"Quei sigilli rossi che la Rai applicava su alcuni dischi del suo archivio,
stavano ad intendere che quel disco, quel brano, non doveva essere trasmesso. -
scrive Fernando Fratarcangeli (1) - Era, in pratica, la censura radio-
televisiva che vigilava su questo aspetto. In un governo filo-democristiano
come la televisione di Bernabei, bastava a volte il solo titolo di una canzone,
è il caso di "Una di quelle" di Gino Paoli (1962), per non essere trasmessa in
radio."
Ettore Bernabei, il Catone della Rai-radiotelevisione italiana, per quasi
vent'anni rigido censore dei palinsesti televisivi ed emblema di un'epoca
contrassegnata dal rigido bigottismo etico democristiano - mix di ipocrisia
autolesionista, autoritarismo politico e frustrante infantilismo dinanzi ad una
modernità prevaricante che, a partire dal "68" andava mutando mode e costumi di
un paese retrò, provinciale e provincia dell'"impero" a stelle e strisce dal
quale imitiva malamente usi ed abusi in fatto di cultura e politica, mentalità
e atteggiamenti sociali.
L'America restava, per gli italiani dei Sessanta e dei Settanta, un paese
lontano - non solo geograficamente - e inavvicinabile: eravamo politicamente
considerati dai "padroni" d'oltreoceano instabili e inaffidabili (per anni i
'bulgari' della Nato) e con il più forte partito comunista del blocco
occidentale che 'premeva' per istituzionalizzarsi e approdare a cariche di
governo.
Silvio Berlusconi - con le sue tv e il suo 'savoir fair' da teleimbonitore
'rampante' che dalla provincia dava l'assalto alla "Milano da bere" socialista
dei Pillitteri, De Michelis& compagnia bella - era di là ancora dall'arrivare a
'scombussolare' e rimescolare le 'carte' dei palinsesti televisivi e politici:
l'era berlusconiana (cominciata a livello nazionale dalla seconda metà degli
anni Ottanta e 'agevolata' dall'aiuto-spinta ricevuto proprio dal PSI verso il
cui leader, Bettino Craxi, il Cavaliere di Arcore manterrà intatte stima e
rispetto onorandone la memoria) segnerà anche l'avvento della tv-trash,
dell'affermazione di una sub-cultura d'importazione americana fatta di fiction
e soap-opera, programmi d'intrattenimento che hanno sicuramente rappresentato
la 'carta-vincente' della Fininvest e il successo personale e d'immagine di un
imprenditore 'prestato' successivamente alla politica.
Bernabei, 'censore' targato DC, apparteneva a tutt'altra epoca ed aveva
tutt'altra idea dell'uso 'politico' della televisione pubblica:  direttore nei
primissimi anni Cinquanta del fiorentino "Giornale del Mattino" passò dal 1956
al 1960 alla direzione de "Il Popolo" organo ufficiale della DC.
Fu su mandato di Amintore Fanfani che, nel 1960, venne incaricato di guidare
il servizio pubblico televisivo del quale sarà direttore generale per tredici
anni (dal 61 al 74) prima di passare a dirigere la società finanziaria Italstat
- multinazionale che realizza infrastrutture di ingegneria civile - e finire
inquisito durante la 'tempesta' giudiziaria di Tangentopoli nel corso
dell'indagine sui fondi neri dell'IRI. Da quanto si apparende nella memoria del
p.m. milanese Gherardo Colombo (2): " Italstat controllava infatti due società
che stornavano centinaia di miliardi su conti ombra gli interessi dei quali
fondi venivano poi impiegati in titoli di stato ed avevano in seguito svariati
utilizzi.".
Era questa l'IRI di un certo Romano Prodi altro 'democristiano' d.o.c.
Ed era, quella di Bernabei, una televisione pubblica che rappresentava 'bene'
l'atmosfera 'regnante' nel paese. In una recente intervista rilasciata al
mensile "Vanity Fair" l'allora 'Catone' della Rai  soffermandosi sullo scandalo-
vallettopoli (quello che tre anni or sono 'lanciò' a livello nazionale
Elisabetta Gregoraci, futura consorte di Flavio Briatore, e 'affossò' la
carriera di Monsè ed altre 'signorine-tv') dichiarò: "Vallettopoli a quei tempi
non avrebbe potuto esserci, perchè, allora, c'erano le gemelle Kessler. E
dunque le donne in tivù erano professioniste della rivista, cantanti o attrici
di talento, non ragazzette improvvisate. Noi cercammo le migliori ballerine
d'Europa. Erano eleganti, raffinate, femminili. Facevano sognare senza svelare.
La calzamaglia era strategica. Grazie a essa, l'italiano medio dimenticava la
cellulite, ma gli restava il dubbio su come fossero davvero le gambe delle
Kessler. Quindi, poi, tornava sereno dalla moglie cellulitica. La famiglia era
salva!".
Decisamente c'è, nelle parole di Bernabei, un fondo di verità: abbiamo già
sovente sottolineato che siamo arrivati - e da tempo - all'imputtanimento di
massa (che oramai riguarda obiettivamente anche il 'fu' sesso-forte) e che la
tv - pubblica o privata che sia - del Terzo Millennio rappresenta
un'immondezzaio all'interno del quale passa di tutto e di più ....Non siamo
'Catoni' nè ci interessa esserlo ma rileviamo quanto di 'deteriore' viene
oramai promosso ad ogni piè sospinto da Rai e Mediaset interessate quasi
esclusivamente allo share e ai record d'ascolti che non a proporre una
televisione di qualità (...si 'salva' in 'angolo' qualcosa...ma - francamente -
comprendiamo perchè tanti italiani siano giocoforza stati costretti o abbiano
comunque deciso di 'passare' al digitale...).
Tant'è Ettore Bernabei nella stessa intervista con "Vanity Fair" rileva, a
ragione, che :“Negli ultimi 25 anni, ovunque, si è tentato di fare una Tv
analgesica, priva di contenuti perché distraesse il pubblico e non disturbasse
il manovratore. L’assurdità è che i reality che dovevano essere degli
ansiolitici sono risultati delle droghe e, come le droghe, in una prima fase
esaltano e poi deludono. Infatti la loro stagione è miseramente fallita. Tra la
spettacolarizzazione di tragedie come quelle di Erba e Cogne e il Grande
Fratello boccio comunque il Grande Fratello. Perché è una truffa doppia. Prima
si dà a intendere che è possibile trascorrere sei mesi della propria vita a
cianciare e a stropicciarsi su un divano senza lavorare. Secondo: si fa credere
che sia tutto spontaneo, mentre si tratta di uno sceneggiato di decima
categoria, scritto e interpretato da dilettanti che si improvvisano attori o da
attori falliti” (3).

Sia detto, per inciso...perchè soltanto "sei mesi"? Per il resto concordiamo
in toto! Comunque a Bernabei interessa poco la triste nomea di "bigotto" e
possiamo anche ammettere che fondamentalmente ha ragione di fregarsene del
giudizio altrui, lui che per anni ha organizzato palinsesti televisivi
'conformi' ai desiderata politici del suo partito, che ha sempre corrisposto ai
gusti e alle esigenze degli italiani-provinciali e che ha retto la direzione
Rai per una dozzina di anni arrivando ad assumerne il pieno controllo sulla
base di una convinzione di fondo: che la televisione potesse essere un mezzo
straordinario per trasmettere dei valori. .
Eppure anche la sua missione di sorvegliante e rigido censore del costume
catodico è infine, com'era inevitabile che fosse, giunta al capolinea: quasi in
coincidenza con la fine del monopolio Rai Bernabei diventerà il responsabile di
un'altra impresa pubblica, Italstat, per poi re-inventarsi un ruolo nella veste
di produttore con la presidenza della "Lux Vide"
In una intervista concessa il 28 luglio 2008 e apparsa sul sito www.tempi.it
Bernabei, ricordando l'Italia della Prima Repubblica, dichiara: «Allora la
politica era un confronto a viso aperto e, soprattutto, avveniva nelle sezioni,
tra il popolo. Ora sono quasi tutti “cooptati”». Uno dei suoi pochi coscritti
sopravvissuti a quell’epoca è il senatore Giulio Andreotti. «Abbiamo sempre
saputo che la pensavamo in maniera diversa, però ci siamo sempre confrontati
lealmente. Come Fanfani, io resto convinto che le situazioni e le persone si
possono sempre migliorare. Andreotti su questo è più sfiduciato, più scettico,
più guardingo». Ha conosciuto personalmente cinque Papi. Ricordi particolari?
«Tanti. Soprattutto la filiale dimestichezza che ebbi con Giovanni XXIII… Paolo
VI lo conobbi per la prima volta nel ’47, quando era ancora in segreteria di
Stato come monsignor Montini… Con Giovanni Paolo II ho avuto un rapporto di
devozione filtrato attraverso don Stanislao… Benedetto XVI lo ho conosciuto
quando era al Sant’Uffizio… E poi ho sempre frequentato la segreteria di Stato.
Dove vado tuttora». 
Intervista nel quale sottolinea una sequenza anche coerente di un percorso di
vita: "Per Ettore Bernabei non esiste sequenza della vita da cristallizzare,
rimpiangere o proiettare in “un domani migliore”. Passato, presente e futuro
sono una cosa sola, dove tutto si tiene nell’orizzonte della fede cristiana.
Non c’è neanche da discutere a Chi appartenga l’ultima parola. Uomo sano di
cuore e di mente, il prode Ettore non si sottrae a nessuna domanda. Siamo in un
altro mondo rispetto a quello che lo vide protagonista da granitico
democristiano, braccio destro di Fanfani, anima della Rai modernizzante, uomo
di immenso potere pubblico. Adesso che la vita gli ha già dato tanto, ti
aspetteresti di registrare qualche succoso aneddoto. O le memorie di un saggio
all’ombra di un devoto Te Deum. E invece guizza nell’iride grigio-azzurra il
lampo di un Dies Irae, il sorriso sornione che pregusta la fine di un’epoca."
(4)

Più che "Dies Irae" dovremmo parlare, casomai, di fine di un mondo: perchè se
da un lato l'ondata destabilizzante e sovversiva - pure 'marxisteggiante' e
contrassegnata da un'innegabile influenza ebraica (si pensi a Herbert Marcuse e
ai suoi scritti su l'uomo ad una dimensione che tanto influirono ed ebbero una
vasta popolarità nel periodo in questione o all'intera "scuola di Francoforte"
, neo-marxista e sostanzialmente giudaizzante fucina di 'pensiero' filosofico
"alternativo" ...di cui ricordiamo qualche nome...giusto per nulla togliere al
"made in Israel": Leo Lòwenthal, Franz Oppenheimer, Theodor Adorno (alias
Wiesengrund dal cognome paterno), Max Horkheimer, Friedrich Pollock, Eric
Fromm, Franz Borkenau....fatevi voi la 'ricerchina' on-line e vedrete a quale
razza apparteneva la stragrande maggioranza dei filosofi di "Francoforte" (5)
vero e proprio feudo israelita e centrale di decomposizione/sovversione
ideologica nella Germania post-bellica) - sessantottina e i successivi anni di
piombo avrebbero rovesciato e stravolto tutti i valori etico-morali di
un'Italietta alla perenne ricerca di una sua identità è altrettanto vero che,
all'epoca in cui esplose la "contestazione studentesco-operaia", la Chiesa
aveva già sostanzialmente 'abdicato' al suo ruolo-guida e 'ospitato' le tesi
moderniste del Concilio Vaticano II.o che tanta responsabilità avrebbero avuto
nel successivo declino di un'istituzione che, almeno fino a quel momento, si
presentava e veniva avvertita a livello d'opinione pubblica generale come
"infallibile" e "indiscutibile".
 Era un mondo dunque che andava scomparendo e quanto sarebbe 'emerso' con il
"68 e dintorni" non rappresentava nient'altro che l'affioramento di tendenze
tellurico-demoniache inarrestabili...il nichilismo avanzava e con esso ogni
sorta di niente, soprattutto quello televisivo-musicale che avrebbe ridotto
l'industria musicale, per anni, a vero e proprio immondezzaio pubblico.
La censura musicale nell'epoca Bernabei (la caratterizziamo con il principale
'censore' ma sostanzialmente attraversa tutto un trentennio di storia
italiana...dai primi anni Cinquanta fino ai primi Ottanta) o sotto lo scudo
crociato fu severa e, come spesso accade in queste circostanze, al limite del
ridicolo e dell'assurdo.
Tra le prima canzoni a finire nelle maglie della censura come scrive Fernando
Fratarcangeli ci sarà "La Pansè" , canzone-macchietta, scritta da Gigi Pisano e
Furio Rendine in cui il noto fiore divenne un'allusione sussuale e che
Beniamino Maggio cantò per primo al Teatro Diana di Napoli ( "Ah che bella
pansè che tieni/ che bella pansè che hai/ me la dai? me la dai? me la dai la
tua pansè...") e arrivando fino al boom dell'industria musicale nel periodo
attorno alla metà degli Ottanta.
Fratarcangeli (6) ricorda alcuni casi-limite e scrive: "Tra questiu, va
ricordato "Papaveri e papere", canzone scritta da Mario Panzeri, Nino Rastelli
e Vittorio Mascheroni e presentata nella seconda edizione del Festival di
Sanremo, quella del '52, da Nilla Pizza (...) Canzone nella quale alcuni
politici intravidero proprio nei "paperi" i notabili della Democrazia
Cristiania, partito allora alla maggioranza, e nei rossi "papaveri" i comunisti
che stavano prendendo il sopravvento sugli allora definiti "forchettoni" ("La
papera al papero disse: papà, pappare i papaveri come si fa? Non puoi tu
pappare i papaveri disse papà!"). In Italia il 78 giri di "Papaveri e papere"
vendette settantacinquemila copie che divennero cinquecentomila in Inghilterra.
In Cina, invece, "Papaveri e papere" la suonavano le bande che accompagnavo i
funerali. In Italia nella campagne politica successiva se ne diffusero
cartoline e manifestini, dando così al brano una popolarità ancor maggiore."
Ma non era solo per motivi squisitamente politici che la censura entrava in
azione, anzi la maggior parte delle occasioni in cui i brani venivano censurati
fu sempre o quasi sempre per motivi legati alla morale.... "A chiudere il
decennio Cinquanta in tema di censura ci pensò, involontariamente, la brava
Julia De Palma, interpretando, sempre sul palco del Casinò di Sanremo, edizione
'59, il brano "Tua"...I censori videro nell'interpretazione della De Palma una
carica sensuale fuori dal normale e quindi provocatoria (...'poveretti'...se
avessero visto Shakira nell'ultimo video "The Woolf", Britney Spears o
Christina Aguilera...per non parlare di Madonna chissà che avrebbero 'ordito'
pur di interrompere le 'trasmissioni'...ndr)...(...) Quattro anni dopo, in
piena estate, ad agosto, un 45 giri fu 'dannato' dai censori prima ancora che
arrivasse stabilmente sul nostro mercato. Il brano si intitolava "Christine" ed
era cantato da un personaggio che a tutt'oggi è rimasto celato nell'anonimato
(si parlò di una famosa cantante internazionale): Miss X. A suonare il piano
nel disco, tra una domanda ammiccante ("What's name?") e una risposta da parte
della ragazza ("I'm Christine") che anticipavano risolini e amplesso simulato
per il testo (si fa per dire) di Leslie Bricusse, c'è Don Jaime De Mora y
Aragon personaggio molto in vista nell'hight-society e conosciuto allora anche
come Fabiolo. Iniziò così il ciclo delle canzoni a sfondo sessuale (poche per
la verità!) che sfociò, nell'estate '69, nel caso più clamoroso quello di "Je
t'aime...moi non plus" della coppia Jane Birkin e Serge Gainsbourg. In realtà
il brano era stato registrato due anni prima, nel 1967, dallo stesso Gainsbourg
con l'allora compagna Brigitte Bardot e arrangiato da Michel Colombier, ma poi,
un pò per evitare il rischio della censura (che puntualmente arrivò!) un pò per
coincidenza con la fine della loro storia sentimentale, si preferì non
pubblicare il brano. Quando a scandalo concluso, la Philips francese immise il
disco dell'originaria versione sul mercato in tutta Europa,..., l'effetto "Je
t'aime...moi non plus" era affievolito, pertanto se ne accorsero in pochi
compresi i terribili censori....(...) Insorsero, in quella estate 69, le
femministe che vedevano nella canzone i soli gemiti della Birkin ...(...) Come
era facilmente prevedibil, nacquero subito plagi e imitazioni, di queste
canzoni "sospirose"  e a sfondo sessuale. (...) Di conseguenza, la censura
affilò maggiormente le armi ed ogni canzone venne attentamente esaminata, oltre
che per il contenuto anche frase per frase. Strano a dirsi, saranno le  nostre
"primedonne" della canzone a esserne maggiormente colpite. A Mina viene
censurata, tra le altre, "L'importante è finire" (1975) ....poi, solo un anno
dopo, c'é "Nuda" composta appositamente per lei da Don Backy (...) , oltre al
filmato in prima apparizione (poi corretto al secondo passaggio) di "Ancora
ancora ancora" a causa di una sensualità visiva notevolmente erotica secondo i
censori. (...) Qualche anno prima, comunque, Mina decisamente la più censurata
delle nostre primedonne aveva dovuto reincidere la sua "Se telefonando" (1966)
poichè la prima versione del testo recitava: "La tua mano sulla mia..." (mia
cosa!?) cambiato poi in "le tue mani sulle mie"... (...) Alla prima Mia Martini
vengono "oscurate" ben tre canzoni al suo nuovo debutto (il dopo Mimì  Bertè):
"Padre davvero" (1973), rapporto non proprio idilliaco tra padre e figlia..."
Amore..amore un corno!" (1971) e il tema del suicidio affrontato in "Le lacrime
di marzo" (1971) , queste ultime due scritte da un giovane Claudio Baglioni. A
Ornella Vanoni si mette il veto ad "Angeli e diavoli" (1973) brano-cover (...)
racchiuso nell'album da "Ornella e altre storie" reo della frase "Ho amato due
uomini che, come il cielo e l'inferno, sono stati per me, uno l'artista l'amore
faceva, il camionista invece scopava..." , oltre a "Non sai fare l'amore"
(1975) (...) e quella "Albergo a ore" (1969) cover di "Les Amants d'un jour" ,
successo di Edith Piaf, che parlava di un doppio suicidio... A farne le spese
censorie, naturalemente, anche le altre versioni del brano, quella di Gino
Paoli, di Marcella e di Herbert Pagani. Strano invece il discorso censura
legato a Patty Pravo. Si lasciano libere sia "Pazza idea" sia "Pensiero
stupendo" entrambe a parlare di un amore a tre, e si censura "Mai una signora"
(1974) che parla di un aborto. "Radio" a trattare un amore saffico e rimasta
fuori dal disco stesso, l'omonimo, "Mai una signora" (1978), brano che
contiene, almeno nelle intenzioni, riferimenti precisi alla Democrazia
Cristiana di allora, in un momento in cui l'onorevole Moro viene sequestrato
dalle Brigate Rosse. Rimanendo in tema Pravo, inconcepibile, è stato prima
ancora, nel 1966, il divieto d'ascolto dell'innocuo testo della sua "Ragazzo
triste" che parla di libertà. Loredana Bertè colse il primo significativo
successo discografico con "Sei bellissima" (1975) non prima però di aver
cambiato una frase del testo ( "A letto mi diceva sempre non vali più di
niente" cambiato poi in "E poi mi diceva sempre non vali più di niente"). Da
ricordare che solo un anno prima il suo album d'esordio "Streaking" (1974)
mostrava in una copertina-poster realizzata dall'art-work Luciano Tallarini una
Loredana senza veli, completamente nuda.... (...) Cambiare un passaggio del
testo e ristampare il 45 giri in una successiva versione è toccato anche a
Fiorella Mannoia; il brano è "Rose" (1974). Una prima versione diceva "Lui che
se ne fa della tua verginità" cambiata poi in "Lui che se ne fa della tua
ingenuità". Curiosa invece la censura a riguardare una Gigliola Cinquetti
versione "acqua e sapone". In piena campagna divorzista nel cui referendum
popolare si doveva votare per un "sì" o per un "no" , la cantante veronese
partecipò al Gran Premio Eurovisivo della Canzone proponendo un brano dal
titolo "Si" , scambiato dai censori come una precisa indicazione al voto. In
questo caso, oltre ad offuscare la diffusione radio del brano si spostò di
qualche mese anche la differita della manifestazione europea.  (...) A doppio
senso, ma ugualmente 'bollinate' dai censori Rai, canzoni come "Filodiffusione"
(1979) del cantautore sardo Benito Urgu (...) o "Motel" (1977) di Gino
Bramieri...oltre a varie altre provenienti dal repertorio dei goliardici
Squallor. E i nostri cantautori? Non è stato facile neanche per loro affrontare
lo scoglio censura: dal Modugno che si vide bocciare una sua canzone del tutto
innocente per il solo titolo "Nuda", ritenuto scabroso, a Fabrizio De Andrè per
il quale richiederebbe un servizio a parte per i tanti e insormontabili
'paletti' opposti alla sua Arte dalla commissione di censura. Al più sensibile
dei nostri cantautori, Sergio Endrigo, la censura intervenne per "Teresa",
brano colpevole di contenere nel testo frasi quali "Teresa, non sono mica stato
il primo, neanche l'ultimo lo sai".... Noto il veto censorio che venne
applicato a "4 Marzo 1943" di Lucio Dalla (1971 titolo originale "Gesù
Bambino") per le considerate oltraggiosi frasi "per ladri e puttane" e "bevo
vino e bestemmio" ....  (...). ...da ricordare la censura che colpì
pesantemente l'album concept "Terra in bocca" (1967) dei Giganti in stile
progressive a trattare il tema dell'omertà, della mafia e quella politica,
ancor oggi incomprensibile, di "Dio è morto" (1967) dei Nomadi, la cui
diffusione venne vietata alle frequenze radio nazionali ma non in quelle della
Radio Vaticana, i quali responsabili sicuramente avevano compreso meglio al
contrario della commissione di censura Rai." (7)

E poi ancora Antonello Venditti ("A Cristo" 1974) , Claudio Baglioni ("Notte
di Natale" 1970) , Lucio Battisti ("Dio mio no" 1971) , Gianna Nannini ( "Morta
per autoprocurato aborto" 1977), Le Orme ("Fabbricante di angeli" 1973),
Charles Aznavour ("Quel che si dice" 1972) Ron ("Il gigante e la bambina" 1971)
e molti altri sono i cantanti incappati nelle 'maglie' della censura Rai....tra
questi anche Piero Ciampi che, come 'dimenticarlo', in "Adeus" 'lascia' il
'segno' ...pronunciando per ben 37 volte un sonoro "vaffa..." all'amata che non
ricambia il suo amore.
Tante storie quelle collegate alla censura musicale...che arrivano fino ai
novanta , Marco Masini potè tranquillamente cantare la sua "Vaffanculo" mentre
a Rino Gaetano fu fatto obbligo di togliere un "coglione" dal testo della sua
"Spendi spandi" e tralasciando 'capolavori' musicali quali quelli presentati da
Carmen Villani, Nadia Cassini ( "A chi la do stasera"....tutta un
'programma'...) fino ai 'mugulii' erotici e agli amplessi in diretta da Radio
Radicale di una giovanissima Ilona Staller alias Cicciolina...poi ...
parlamentare nella legislatura 1987-92....
Probabilmente l'elezione in parlamento di Cicciolina, eletta tra le fila del
Partito Radicale transnazionale transessuale trans tutto e il suo contrario,
rappresentò un 'segnale'...Un 'segno dei tempi': l'Italia era entrata a pieno
diritto nella 'modernità'....
Che dire dulcis in fondo a 'chiusura' di un articolo dedicato alla 'censura'
musicale applicata dalla Rai di Bernabè e della Democrazia Cristiana?
Probabilmente che farà sorridere i più aver letto quali e quanti testi e autori
ne siano caduti 'vittime' e quanto demenziali fossero i criteri di 'selezione'
applicati ....
Noi, inguaribili "assertori del nulla" e 'avvezzi' alla decadenza circostante
non possiamo che sottolineare come "lunga sarà la fine" (...Franco Battiato...)
e restando alla "finestra", ad osservare una società ed un mondo senza 'senso'
e senza direzione,  ci 'permettiamo' di fare nostra "Xverso" di Tiziano
Ferro.... 'merita' ed è ...'conforme' ad un percorso di 'milizia' esistenzial-
politico che viene da 'lontano'....
"Il mio sguardo sa difendersi
ma muore dalla voglia e
oramai Lo sai
Tutto il giorno e anche la notte
Il tuo pensiero è qua e mi fotte e
Oramai Lo sai
Ora su
Ora giù
30 gradi Fahrenheit il tuo profumo
scotta
parli tanto parlo troppo
e adesso trova il modo e fammi stare zitto
fammi stare zitto

Il fatto è che tu sai cosa cerco
Collo spalle mento
Sono un bastardo cronico
Stringimi forte
Il petto mi sorride xverso
E sgridami se ho torto e dopo
Uno a me uno a te
Uno a tutti e due

Su riposa un poco i tendini
Asciugati e riprenditi
Oramai lo sai
Il mio sguardo sa difendersi
Ma è capace anche ad arrendersi
Lo sai…lo sai
Ora su ora giù
Pancia, piedi, fianchi
Ali degli dei
I tuoi occhi
Ridi tanto rido troppo
Sgomitando con il labbro faccio spazio
E ora fammi spazio

Il fatto è che tu sai cosa cerco
Collo spalle mento
Sono un bastardo cronico
Stringimi forte
Il petto mi sorride xverso
E sgridami se ho torto e dopo
Uno a me uno a te
Uno a tutti e due

Cicatrice poi la luce
Brucia e ti si addice
Tutto ha un gioco tutto è vuoto
Tutti dentro al fuoco

Cicatrice…cicatrice
Poi la luce…poi la luce
Tutto ha un gioco…tutto ha un gioco
Tutti dentro al fuoco

Il fatto è che tu sai cosa cerco
Collo spalle mento
Sono un bastardo cronico
Stringimi forte
Il petto mi sorride xverso
E sgridami se ho torto e dopo
Uno a me uno a te
Uno a tutti e due

Cicatrice poi la luce
Brucia e ti si addice
Tutto ha un gioco tutto è vuoto
Tutti dentro al fuoco
Cicatrice poi la luce
Brucia e ti si addice
Tutto ha un gioco tutto è vuoto

Si, però all’ inferno ci vai tu!"

Au revoir





Note -
1 - Fernando Fratarcangeli - articolo "Le canzoni proibite" - dal bimensile
"Emozioni" - Nr. 5 - Settembre/Ottobre 2009;
2 - Gherardo Colombo - "Il vizio della memoria" - Ediz. "Feltrinelli" -
Milano 2003;
3 - intervista a Ettore Bernabei su "Vanity Fair" - 27 luglio 2007;
4 - "Ettore Bernabei - La Rai, la giustizia, la Dc, la fede e i fenomeni
destabilizzatori di ieri (Tangentopoli) e di oggi (il dipietrismo). L'eminenza
grigia della televisione italiana parla a tutto campo" - intervista di Luigi
Amicone  da www.tempi.it ;
5 - perfino il portale (o enciclopedia informatica) di wikipedia non può fare
a meno di rilevare l'ascendenza ebraica della maggioranza degli appartenenti
alla Scuola di Francoforte che così viene pubblicamente 'presentata': "La
Scuola di Francoforte è una scuola filosofica e sociologica neo-marxista. Il
nucleo originario di tale scuola, formato per lo più da filosofi e sociologi
tedeschi di origine ebraica, emerse nel 1923 nell'ambiente del neonato
"Istituto per la Ricerca Sociale" (Institut für Sozialforschung)
dell'Università Johann Wolfgang Goethe di Francoforte sul Meno, in Germania,
sotto la guida dello storico marxista Karl Grünberg. Il nucleo successivamente
si ampliò per numero di studiosi ed ambiti di ricerca. Il primo periodo di
attività della scuola si inquadra nel primo dopoguerra, tra gli anni venti e
gli anni trenta; all'avvento del nazismo il gruppo lasciò la Germania e si
trasferì dapprima a Ginevra, poi a Parigi e infine a New York, dove continuò la
sua attività. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni esponenti (tra cui Adorno,
Horkheimer e Pollock) tornarono in Germania per fondare un nuovo Istituto per
la ricerca sociale.
L'espressione "Scuola di Francoforte" è una denominazione informale usata per
designare quei pensatori che furono affiliati o influenzati dall'Istituto per
la Ricerca Sociale: non fu mai la denominazione di alcuna istituzione, né i
suoi appartenenti la usarono per descrivere sé stessi.
La scuola raccolse studiosi di diverse discipline e ambiti culturali, ma la
linea di pensiero che ha accomunato tutti gli esponenti risiede nella critica
della società presente, tendente a smascherare le contraddizioni del
contemporaneo vivere collettivo. L'ideale di società e di uomo a cui fa
riferimento questa critica è quella utopistica e rivoluzionaria del marxismo;
l'elaborazione di questa filosofia da parte della Scuola è autonoma e
originale, e per alcuni studiosi (come Horkheimer) implica addirittura un
allontanamento da alcuni punti centrali del pensiero di Karl Marx. Nel
complesso questa linea di interpretazione si pone polemicamente in contrasto
con le correnti di pensiero marxiste diffuse all'inizio del secolo, influenzate
o dall'ortodossia sovietica o dalle correnti revisioniste.
Le motivazioni storiche che stavano alla base della reinterpretazione e dello
sviluppo della filosofia marxista da parte dei pensatori della Scuola
affondavano le loro radici nel fallimento della rivoluzione della classe
operaia nell'Europa occidentale, negli sviluppi della rivoluzione bolscevica,
vista come esempio negativo di "rivoluzione fallita", e nell'ascesa dei
totalitarismi in gran parte d'Europa, anche in nazioni economicamente,
tecnologicamente, e culturalmente avanzate come la Germania; essi si
prefiggevano di discernere quali aspetti del pensiero di Marx potessero
effettivamente chiarire quell'evoluzione delle condizioni sociali che lo stesso
Marx non aveva previsto. Dalla Scuola emersero altri filoni di pensiero il cui
obiettivo rimase sempre lo sviluppo critico del pensiero marxista, così da
attualizzarlo e arricchirlo con l'analisi di altre discipline (psicoanalisi,
sociologia). Sotto questo aspetto Max Weber e Sigmund Freud esercitarono
notevole influenza.
L'enfasi sulla componente "critica" della teoria derivava significativamente
dal loro tentativo di superare i limiti del positivismo, del crudo
materialismo, e della fenomenologia ritornando alla filosofia critica di Kant e
dei suoi successori dell'idealismo tedesco, principalmente Hegel; in
particolare con riferimento all'enfasi che questi pose sulla negazione e sulla
contraddizione come proprietà intrinseche della realtà, nonché all'approccio
totalizzante e globale con cui il filosofo tedesco aveva studiato i
collegamenti tra i diversi aspetti del reale. Un'influenza decisiva la esercitò
la pubblicazione nel 1930 dei Manoscritti economico-filosofici e dell'Ideologia
tedesca, che mostrò gli elementi di continuità con l'hegelismo che
caratterizzavano la filosofia di Marx: Marcuse fu uno dei primi ad articolare
il significato teoretico di questi testi.". (da www.wikipedia.org )

6 - Fernando Fratarcangeli - articolo citato;
7 - Fernando Fratarcangeli - ibidem;