Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L’importante è funzionare

L’importante è funzionare

di Stefano Di Ludovico - 12/10/2009

Image

Uno dei tratti caratterizzanti il nostro tempo è il pullulare di movimenti, gruppi e associazioni che si lamentano e si indignano per lo scarso “funzionamento” di questo o quel settore della società. Le associazioni per il commercio equo e solidale si lamentano e si indignano che l’economia non funziona e che la ricchezza non è ben ridistribuita; le associazioni per i diritti umani che la giustizia non funziona, i malviventi restano impuniti e i diritti non vengono garantiti; le associazioni ambientaliste che il modello di sviluppo non funziona e che non se ne trova uno più ecocompatibile; le associazioni dei consumatori che il mercato non funziona e che i prezzi non sono controllati a dovere; le associazioni dei cittadini “attivi” che la sanità non funziona e i malati non vengono curati come si conviene; i comitati di zona che i trasporti non funzionano, le metropolitane sono sempre guaste e i treni sempre in ritardo; i comitati delle mamme di quartiere che le scuole non funzionano e rischiano di crollare in testa ai loro figli da un momento all’altro. Insomma, non funziona niente, non va bene niente.
Migliorare il funzionamento di questo e quello è così l’obiettivo di questo variegato mondo associazionista, la sua ragion d’essere, la sua missione. E si tratta proprio di una missione, visto che per questi gruppi pare non ci siano altri problemi, altri guai, al mondo d’oggi, che tale scarso funzionamento che investe la società nel suo complesso. Il nostro resta certamente “il migliore dei mondi possibili”, il mondo più “civile” che la storia abbia conosciuto, solo che non funziona bene; per molti aspetti, anzi, funziona malissimo; bisogna quindi farlo funzionare meglio. Loro ci sono per questo, ed è per questo che per tali gruppi stare all’opposizione, rappresentare un’alternativa, avere un pensiero non conforme si identificano con loro opera, si riducono alla loro azione volta al miglior funzionamento, alla missione di cui si sentono, con grande orgoglio, i profeti.
A guardar bene, dietro ad un simile fenomeno, ad una simile ansia e fervore di miglioramento universale, si celano null’altro che l’esasperazione, l’estremizzazione della mentalità tecnomorfa, dell’ottica e della visione del mondo proprie dell’epoca della Tecnica, per cui l’unico problema che l’uomo e la società dovrebbero porsi sarebbe il continuo ed indefinito perfezionamento della “megamacchina”, la riproduzione fine a se stessa dell’ “organizzazione” perché divenga davvero “totale” e nessun ingranaggio risulti più fuori posto, funzioni male o approssimativamente. La presunta alternativa che tali gruppi rappresenterebbero rispetto alla realtà in cui si opera maschera in verità il costituire di tale realtà proprio l’avanguardia estrema, l’espressione massima e definitiva, quel “dominio” assoluto della Tecnica che di questa società, ovvero della società moderna, è il fondamento stesso. In essi vediamo in azione quegli “ultimi uomini” delineati dallo Zarathustra nietzscheiano, ultimi inconsapevoli apologeti di un mondo ormai al tramonto che essi si illudono di salvare portandone alle estreme conseguenze i presupposti, aggrappandosi alle sue manifestazioni terminali, quasi in un ultimo sussulto prima dell’implosione finale.
La Modernità non funziona? Ci pensiamo noi a farla funzionare meglio! – ecco il motto, ecco il vero volto della critica “funzionalista”. E perché la Modernità non funziona? Ma è chiaro: in giro ci sono ancora troppi mascalzoni, ancora troppi lestofanti, ancora troppi ignoranti, inesperti, oziosi, perdigiorno e fannulloni che di rigare dritto, di mettersi a lavorare sodo, di dare anima e corpo affinché la macchina funzioni a dovere, sia efficiente come dio comanda, proprio non ne vogliono sapere. Alla fine, ci sono ancora troppi residui di mentalità arcaica, retriva, “antimoderna”. In Italia poi… Il paese dei chiari di luna e dei mandolini, delle serenate e dell’arte di arrangiarsi… I modelli da imitare per i “funzionalisti” sono ben altri, sono la Svizzera , l’Olanda, i paesi scandinavi: là tutto funziona, la ricchezza è ben ridistribuita, i diritti sono garantiti, le case ecocompatibili, gli ospedali superattrezzati, le scuole sicure e i treni sempre in orario (che poi ci sia la più alta percentuale di suicidi per loro è un dettaglio: che ci vuoi fare, è il prezzo della modernità!). Per non parlare del Terzo Mondo: là la macchina in molte zone manco l’hanno ancora avviata! E allora vai con la costruzione di scuole, strade, ospedali: da far funzionare al più presto come e meglio che da noi! Anche questi negri, poi… Pensano solo a ballare e cantare…! Che si “civilizzino”!
Perché il sogno dei “funzionalisti” è un mondo dove tutto sia al suo posto, tutto sia organizzato, pianificato, programmato: la macchina perfetta. Un mondo dove non ci sia più spazio per il caso, per l’imprevisto, quel caso e quell’imprevisto che soli rendono veramente affascinante ed intrigante la vita; dove siano messi al bando l’indefinito, l’indeterminato, quell’indefinito ed indeterminato che sono il presupposto stesso della libertà, della possibilità che ci sia ancora Storia; dove non ci sia più posto per la meraviglia ed il mistero, meraviglia e mistero che per Aristotele sono la condizione stessa del filosofare e per tutte le Tradizioni dell’aprirsi dell’uomo al Sacro.
Ma cosa vuoi che gliene importi ai “funzionalisti” di simili discorsi, di simili sogni di visionari e metafisici sempre con la testa tra le nuvole? Loro hanno ben altri problemi, problemi concreti, pratici, di sopravvivenza quotidiana a cui pensare! E per risolverli, a loro dire tutta la società, tutti i cittadini dovrebbero dedicare più tempo, anzi, tutto il loro tempo, tutta la loro vita a preoccuparsi, ad impegnarsi, ad ingegnarsi; tutto il mondo dovrebbe essere mobilitato in modo permanente per la “ricerca”, al fine di studiare e trovare le soluzioni migliori, i meccanismi più efficienti, perché tutto funzioni al meglio e, dopo, ancora meglio di prima e, dopo ancora, ancora meglio di prima ancora! Perché, per caso qualcuno vuole fermarsi, stravaccarsi al sole e godersi in santa pace quel poco che ci è dato da vivere? Ma non c’è limite al perfezionamento! Non c’è limite ai progressi della “ricerca”! La megamacchina esige il migliore dei funzionamenti possibili… E allora basta con questo dolce far niente! Non vogliamo mica tornare al Medioevo, ai tempi antichi, quando nessuno si preoccupava di far funzionare meglio le cose, quando nessuno si preoccupava di costruire ospedali, scuole, strade, quando nessuno si era accorto di stare male, di essere un becero ignorante, di metterci una settimana per andare da un posto all’altro… Nessuno si era accorto di avere i “diritti umani”! Ma dove stavano con la testa? Meno male che ora ci siamo svegliati, che ora, bene o male, tutto funziona. “Tutto funziona. Questo è appunto l’inquietante, che funziona e che il funzionare spinge sempre oltre un ulteriore funzionare”… (Martin Heidegger)