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Mohamed Game e l’istigazione islamofoba

di Antonio Caracciolo - 14/10/2009

  
 
Ero indeciso se dedicare una scheda a chi mi è parso subito un povero infelice, un emarginato di nome Mohamed Game, quali ce ne sono molti senza nome e senza volto che vivono in Italia. Ho subodorato una nuova speculazione razzista ed islamofa. Ripeto senza stancarmi che questo monitoraggio è specificatamente rivolto ad individuare ed evidenziare il modo in cui la propaganda sionista si manifesta nei media, le sue tecniche, le sue astuzie, i suoi inganni. Una scheda su Mohamed Game poteva però essere laboriosa per i dati da raccogliere su un evento con indagini ancora in corso e con un facile rischio di essere equivocati da avversari e nemici che non aspettano altro venga loro offerta l’occasione. Due articoli che mi sono capitati sotto occhio nel giro di ventiquattro ore mi hanno però convinto a seguire il caso. Si tratta di un articolo di Miguel Martinez che riconduce il caso alla sua dimensione umana che merita la nostra pietà. L’altro è l’articolo di un professionista dell’islamofobia che ha creduto di trovare un’occasione succulenta per la sua propaganda sionista. Dirò più sotto dell’uno e dell’altro articolo in due distinti paragrafi. Qui voglio enunciare un dato costante che emerge dal mio monitoraggio. La presenza musulmana in Italia ed Europa è crescente come normale immigrazione. Mentre è in pieno svolgimento una campagna hasbarotica per inculcarci che “Israele siamo noi” e quindi dovremmo fare nostri i crimini denunciati in ultimo nel rapporto Goldstone, diventa impraticabile un simile lavaggio del cervello fatto ad islamici, fatta eccezione per apostati fortunati come Madgi Cristiano ah ah Allam. Ecco che occorre montare l’opinione pubblica italiana, cioè i giornali e le televisioni, contro tutto ciò che è islamico. Ed ogni pretesto è buono. Anche un povero disgraziato come Mohamed, che ci fa paura solo perché ci fa scoprire sempre più ipocriti, sempre più farisei.

1. Un profilo di Mohamed nell’analisi comparata di Miguel ( http://kelebek.splinder.com/tag/oriana+fallaci ) . – In un suo articolo, ripreso dall’aggregatore “Come don Chisciotte ( http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6365&mode=&order=0&thold=0 ) ”, Miguel Martinez mette insieme comparandoli diversi fatti di questi giorni ed al loro interno colloca la vicenda tutta umana a Mohammed Game. Ieri mi ha fatto quasi ridere il ministro Maroni che in televisione parlava di evento “comparabile” al fenomeno dei kamikaze. Sembrava già che le città italiane fossero diventate tante Bagdah. Rischio da non sottovalutare del tutto considerata l’irresponsabilità dei nostri politici e dei nostri ministri. In Afghanistan, se vogliono, ci vadano militari italiani in veste da privati contractors, se lo vogliono e non trovano altro sistema per fare rapidamente soldi, ma non mi sento proprio di concedere a questi soldati il logo della bandiera italiana e quindi di assumermi anche io come italiano la responsabilità di ciò che fanno, solidarietà a parte per tutte le disgrazie e i pericoli cui vanno incontro per colpa dei nostri politici. Che Larussa con la sua barbetta andasse lui a farla la guerra in Afghanistan o dove altro vuole. E magari ci resti. Nel profilo di Miguel l’immagine che viene fuori del fallito attentatore alla caserma è quella di un emargina cui è mancata la nostra solidarietà, la nostra capacità di accoglierlo nel nostro paese. Non emerge altro. Rinvio all’articolo. Il “mostro” non c’è. Mostri siamo forse noi, non lui.

2. Infame speculazione ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=16&sez=120&id=31560 ) . – Manco il nome voglio fare dell’articolista che su “Libero” tenta una speculazione infame, per esser moderati nel linguaggio. Non mi preoccupa il fatto che un libico possa diventare cittadino italiano, ma che mio concittadino ahimé sia il tizio che scrive un articolo razzista su una vicenda umana che richiederebbe tutta la nostra pietà, fatti i debiti scongiuri per la tragedia scampata. Il “nostro Paese” non è poi tanto “nostro” se dobbiamo conviverci io e lui. Se è finita l’epoca del “buonismo”, è bene dunque fare distinzioni e alzare steccati. L’operazione mediatica è quella dell’identità imposta e sovrapposta, di chi appartiene ad una vasta concertazione di interessi antinazionali che ritiene la nuova identità si debba chiamare Auschwizt. Revisionismo storico a parte, ho detto in pubbliche occasioni che respingo nel modo più assoluto questa operazione politico-culturale. Il problema non sono le 650 moschee la cui gestione dovrebbe essere posta sotto tutela, secondo il bello brutto spirito di Carlo l’Islamofobo, ma i centri lobbistici sionisti che hanno irrimediabilmente compromesso l’ebraismo italiano al punto di farci seriamente dubitare della loro italianità.