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Medvedev: Russia, abbiamo esagerato

di Debora Billi - 14/10/2009

Secondo il presidente Medvedev la Russia deve abbandonare la politica economica attuata fin ad ora che la vede fortemente legata alle materie prime, soprattutto gas e petrolio. Il futuro? Efficienza, risparmio energetico e sviluppo dell'energia nucleare, portata avanti nonostante il disastro di Chernobyl. Forse Medvedev ipotizza l'esaurimento dei pozzi di petrolio?

 


Medvedev l'ha chiamata "un'umiliante dipendenza", e mi ha ricordato per un attimo le famose affermazioni-fotocopia di Bush, anche se il Presidente russo intende ovviamente una dipendenza alla rovescia. Stiamo parlando del petrolio e del gas: e in un discorso davvero clamoroso ieri Medvedev ha dichiarato che la Russia deve uscire dal circolo vizioso che ha portato la sua economia a dipendere quasi totalmente dalle materie prime, che rappresentano il 70% delle esportazioni e il 30% del prodotto interno lordo.

 

"Tutto andava bene finché il prezzo delle materie prime e del petrolio era alto. Poi il prezzo è crollato, la nostra economia è stata colpita duramente, e i nostri cittadini anche. (...) Devo ammettere che siamo crollati oltre le nostre più pessimistiche aspettative, il danno reale alla nostra economia è stato di gran lunga peggiore di ogni predizione nostra, della Banca Mondiale, e degli altri analisti".

E' dura per un capo di Stato ammettere apertamente una situazione simile, ed è anche molto coraggioso farlo: noi non siamo abituati a sentire simili proclami di fallimento. D'altronde, fa benissimo Medvedev a pensare al futuro: restare vincolati all'esportazione energetica, che durante una crisi economica rende anche meno del dovuto, significa condannare il Paese. E il ricordo del disastro degli anni '90 deve essere ben impresso nelle scioccate menti dei cittadini russi.

L'idea che promuove il governo è allora quella di investire nell'efficienza energetica, nel risparmio energetico, nello sviluppo di energia nucleare, in infrastrutture per l'informazione e per la medicina. Ci vorranno almeno 15 anni.

Sembra più un programma da esaurimento dei pozzi che da crisi economica, ma questo neanche Medvedev avrà il coraggio di ammetterlo.