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Sentirsi tutti eroi e viaggiatori a Mompracem

di Roberto Denti - 15/10/2009

    
 
 
 
Tra gli scrittori che hanno maggiormente influenzato la cultura italiana tra Ottocento e Novecento va sicuramente ricordato Emilio Salgari che, con i suoi romanzi di avventura ambientati in luoghi esotici, contribuì ad arricchire l’immaginario degli italiani.
I suoi libri ebbero uno straordinario successo, sia in Italia che all’estero, seppure furono poco apprezzati dalla critica ufficiale. Le avventure di pirati e principesse, ambientate in luoghi lontani e quasi fantastici, dettero un forte stimolo a una generazione di italiani cresciuta in un ambiente piccolo borghese e bigotto e furono l’occasione di viaggiare, almeno con la mente, oltre i confini dell’ambiente ristretto in cui viveva.

Umberto I di Savoia sale al trono nel 1878. Sarà un regno contrassegnato da una decisa politica conservatrice: la definizione di «Italia umbertina» sintetizza un periodo negativo postrisorgimentale: in quest’atmosfera piuttosto grigia, nel 1887 Emilio Salgari pubblica presso la casa editrice Guigoni di Milano il suo primo romanzo La favorita del Mahdi, già apparso in 124 puntate su “La nuova Arena di Verona” dal 31 marzo al 7 agosto 1884. Il romanzo ha immediatamente successo anche se l’autore è del tutto sconosciuto. Viene così allo scoperto una vasta categoria di lettori, che ha bisogno di vivere in mondi sconosciuti, che caratterizzeranno la lunga serie di opere salgariane: l’ambiente esotico, un amore violentemente contrastato, la rivolta contro l’oppressore (le truppe anglo-egiziane nel Sudan), insidie che coinvolgono senza tregua i protagonisti.
Emilio Salgari (nato a Verona nel 1863) venne sempre considerato dalla critica ufficiale un mediocre scrittore per ragazzi: il suo grande successo invece coinvolse anche moltissimi lettori adulti. (Il caso si è recentemente ripetuto con la serie di Harry Potter). Le infinite edizioni di ogni libro di Salgari sono dovute a un pubblico non discriminato per l’età. Nessuno dei contemporanei se ne accorse, ma i romanzi salgariani rappresentavano il distacco dalla monotonia della vita quotidiana e favorivano sogni di evasione dal moralismo borghese. I protagonisti dei suoi libri hanno sentimenti elementari e ingenuità psicologiche (e questo suscitò la diffidenza dei pedagogisti) ma sono sempre contraddistinti dal senso dell’onore, dall’amicizia, dalla vendetta, dalla protezione dei più deboli. Queste caratteristiche hanno profondamente colpito i ragazzi italiani, penetrando nell’intimo della loro identità e della loro personalità senza però mutarne il comportamento sociale, quasi ci fosse una dicotomia fra il piacere della fantasia e la possibilità di modificare l’esistenza consueta. Pensiamo, ad esempio, alla passione per i viaggi dei giovani inglesi, che pur di girare l’Europa, si adattarono ai mestieri più umili. Negli ultimi decenni dell’Ottocento si stava formando il medio ceto italiano inerte e statico. […] Questo incredibile scrittore, afflitto dal complesso d’inferiorità di una statura al di sotto della media, aveva il dono di una fantasia senza limiti che concretava realisticamente con documentazioni geografiche precise al millimetro.Qualche località era modificata dalla sua immaginazione, come l’isola di Mompracem - regno incontrastato di Sandokan - scomparsa dalle carte geografiche nella prima metà del 1800, perché ridotta a poco più di piccoli scogli. Salgari è stato il cantore di un’isola ormai inesistente, ma le sue parole l’hanno resa assolutamente reale e hanno fatto sognare generazioni di giovani lettori non soltanto italiani. […] I vent’anni di fascismo non hanno contrastato i libri di Salgari: erano considerati innocui per giovani lettori che ufficialmente dovevano essere interessati a letture del genere del Piccolo Alpino. La realtà - anche perché l’ho vissuta personalmente - era ben diversa. Verso la fine del 1930, il ministero della Cultura popolare esaltò Salgari per il suo deciso atteggiamento anti-inglese nel ciclo dei Pirati della Malesia. La lotta ai Maraja sostenuti dagli inglesi era in effetti una lotta contro il sistema di potere.
Emilio Salgari nel 1911 pose fine alla sua vita (ma tutta la sua famiglia, a cominciare dal padre, concluse tragicamente la propria esistenza) con un suicidio, amareggiato dall’indifferenza e dal disprezzo che la critica ufficiale aveva sempre dimostrato per i suoi libri e per lo sfruttamento che dei suoi romanzi facevano gli editori che lo costringevano a una vita al limite della povertà, arricchendosi alle sue spalle. Alla donna che diventò sua moglie, Salgari aveva scritto: «Tutte le follie di cui un uomo è capace io le ho passate: nato in una notte di tempesta, vissuto fra le tempeste degli oceani ove l’anima diventa selvaggia...».