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Ecco il colore della servitù d'Italia

di Gianfranco La Grassa - 19/10/2009

 

Da quanto tempo sto parlando di una sorta di rivoluzione “colorata” in Italia? Pensavo però ri-manesse nei fatti e non dichiarata. Ormai siamo ad un tale livello di degenerazione della sinistra, e del ceto medio eversivo che la segue, che essa può invece permettersi di esporla in pubblico; è la nuova “rivoluzione turchese”. Che Georgia e Ucraina, le antesignane di tali “rivoluzioni” (ovvia-mente “democratiche”), siano senza più veli mere pedine degli americani non ha alcuna rilevanza. Il “tradimento nazionale” della sinistra può mostrarsi in piena luce perché evidentemente anche dall’altra parte nessuno ha il coraggio di assumere le difese del nostro paese, nemmeno chi ha da temere non tanto la scompaginata sinistra quanto le forze finanziarie e industriali tipo Fiat, Intesa, Unicredit (assieme all’organismo guidato da un ex vicepresidente della Goldman Sachs), da sempre pronte a mettersi per i loro interessi (di settori arretrati e parassitari) al servizio degli Usa.
Pur di non “dispiacere” ai padroni americani, questa destra s’inventa che ci sono ancora i “co-munisti”, che la campagna violenta da “guerra civile” è promossa dalla stampa estera, imbeccata da quella italiana e dal debolissimo, in sé e per sé, partito debenedettiano de “La Repubblica”. Basta menzogne così grossolane: non ci sono più i comunisti, ed è inutile inventarsi un nuovo Uomo Nero che sia il contraltare di quello creato dalla sinistra: Berlusconi. Ci sono solo forze serve dello stra-niero – certamente per il 75% a sinistra, per il 25 a destra – e forze che si difendono solo per salvare se stesse, ma senza dire apertamente al loro elettorato (maggioritario) che il nemico viene da oltre Oceano con al seguito le “quinte colonne” della finanza (di tipologia weimariana) e industria in Ita-lia. Con in più una Unione Europea, i cui burocrati (ad altissimo stipendio per fare danni irreparabi-li) stanno in piedi sol perché retti da Usa e Nato.
Ormai sono talmente arroganti e si sentono così sicuri dell’incapacità dell’avversario a contra-starli, a causa appunto delle sue paure e scarso peso dato agli interessi del proprio paese, che la loro rappresentanza politica (Pd, Idv e scampoli vari) può sventolare il turchese come colore della spera-ta “rivoluzione” in grado di abbattere Berlusconi e di far dilagare una sinistra di traditori quale eser-cito mercenario per conto di Usa e GFeID. C’è un precedente che dà un filo di speranza: quando il fatuo Occhetto, salvandosi con l’abiura dal “crollo del muro”, si mise al servizio degli americani e della Confindustria agnelliana, preso dalla vertigine del potere vicino grazie a “Mani pulite”, lan-ciandosi nei vaneggiamenti circa la “gioiosa macchina da guerra” con cui avrebbe distrutto Berlu-sconi, politicamente ed economicamente. Se i calzini del non meno fatuo Franceschini faranno la stessa fine, saremo salvi un’altra volta.
Tuttavia non bisogna soltanto sperare in mere ripetizioni “miracolose”. Oggi non basta più chiamare a raccolta lo sbandato elettorato Dc-Psi contro coloro che – cambiato il nome da pochis-simo – erano visti come i distruttori dei propri partiti. Qui si deve chiarire che cosa sono le rivolu-zione “colorate” (anche la tentata in Iran, quelle appena accennate in Venezuela, Bolivia o altrove) e dire infine “pane al pane”. Non esistono più, nemmeno come recenti venduti, i “comunisti”. Esiste una sinistra organica agli Usa del “diverso” Obama, contorto complottatore contro tutti i legittimi governi che non siano strettamente filoamericani [adesso si impone anche, per brogli elettorali, il ballottaggio in Afghanistan, sperando di far perdere Karzai non più in odore di santità; ha osato pro-testare contro alcuni massacri di civili effettuato dai colonialisti Usa]. Esistono ampi settori, infiltra-ti nella maggioranza sedicente berlusconiana, che tramano nello stesso senso. Esiste un premier che svolge una politica estera decisamente più autonoma di quella voluta da questi traditori aperti, ma lo fa in tutta evidenza privo di una visione alta e chiara alla De Gaulle o alla Putin.
Questo il quadro. Bisogna studiarlo sempre più da vicino senza perdersi in preziosità culturali che sono in questa congiuntura una diversione, una “scampagnata” mentre “in città divampa l’incendio”. Va comunque rilevato a quale livello di aperta spudoratezza può giungere oggi una for-za politica, come la squinternata sinistra in Italia, nella sua vendita smaccata allo straniero e alle no-stre mignatte industrial-finanziarie. Tutto è fatto allo scoperto; segno di una degenerazione della stessa base sociale di sinistra, ormai esercito di eversori in marcia, che va fermato con gli strumenti definitivi usati contro ogni altra “quinta colonna” in ogni epoca storica. Esiste oggi una “massa” di decerebrati che segue come gregge la sinistra, mentre i vertici sono consapevoli della svendita e del tradimento (lo sono fin dal 1992-93), avendo al suo servizio un ceto intellettuale composto da autentici detriti dell’intellettualità di un tempo ormai lontano. La situazione giusta affinché un paese diventi “provincia” di un altro, se non esiste un potere forte che sradichi infine questa gramigna con i metodi all’uopo adatti.