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La FAO e la fame

di Paolo De Gregorio - 21/10/2009

  
Pochi minuti fa, vedo per la prima volta in TV uno spot a cura della FAO, l’
organizzazione faraonica che da 50 anni afferma di combattere la fame nel
mondo, con l’incoraggiante risultato che gli affamati sono aumentati e ormai
raggiungono il miliardo.
Ecco il testo: “investire in agricoltura significa salvare vite”.
La genericità dell’affermazione mi lascia sbalordito. Oggi il frutto dell’
agricoltura, il cibo, arriva dove ci sono i soldi per comprarlo, ossia agli
obesi dell’occidente, non arriva a chi muore di fame, tanto è vero che le
eccedenze del mercato si buttano, perché sarebbe troppo costoso farle arrivare
ai veri affamati.
Non solo, ma le multinazionali che investono in agricoltura nei paesi poveri,
utilizzando le terre migliori e trattando i dipendenti da schiavi, sottraggono
a questi paesi terre e risorse alimentari importanti, in cambio di salari da
fame.
Il problema, che la FAO non ha il potere di risolvere, ma che potrebbe
denunciare, è quello di fare in ogni nazione un programma di autosufficienza
alimentare, distribuendo le terre ai contadini in piccole proprietà coltivabili
da una famiglia, con metodi e colture tradizionali, per il consumo interno e
non per esportazione.
A questo si dovrebbe affiancare una martellante campagna di contenimento
delle nascite, mettendo a disposizione gratuitamente la “pillola del giorno
dopo” che le donne possono usare riservatamente senza chiedere l’autorizzazione
a nessuno, e istituendo una pesante tassazione alle coppie che generano più di
due figli.
Senza questa strategia, è un cinico inganno parlare di risolvere il problema
della fame.

Se conosceste come me la vita che fanno i dipendenti della sede mondiale
della FAO che sta a Roma, che ho frequentato perché avevo due amici che ci
lavoravano, sareste ancora più scettici.
Ho detto che i miei amici lavoravano ma non è vero (prendevano un profumato
stipendio), passavano il tempo girellando per questa magnifica sede, con un
meraviglioso terrazzo panoramico (sulla passeggiata archeologica e sul circo
massimo), dove è funzionante una imponente e fornitissima tavola calda,
impegnati a prendere il sole e a rimorchiare straniere. Ogni sera uscivano con
grandi buste di cartone portando via gli acquisti fatti allo spaccio interno,
fornitissimo di ogni ben di Dio proveniente da tutti i paesi del mondo.
Il problema della fame la FAO l’ha risolto solo per i suoi dipendenti, a
spese dell’ONU. Vi è anche un altro aspetto, che è notissimo a chi ci sta
dentro, che è un covo di spie di tutte le nazioni, in quanto lo status di
funzionario FAO offre molta libertà di muoversi in ogni paese e dà l’accesso a
informazioni sull’economia e le risorse, cose che è più semplice sapere
infiltrando agenti fra i dipendenti del vecchio carrozzone.