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Lehman, a volte tornano

di Mario Braconi - 21/10/2009

Riferisce il quotidiano Times che in una recente circolare interna, stilata in un inglese esilarante quanto incomprensibile, uno dei grandi capi della banca d’affari giapponese ha ribadito una volta per tutte le regole di etichetta che la Casa impone ai suoi dipendenti (in particolar modo a quelli di sesso femminile). Smalto per unghie di colori accesi, pantaloni al di sopra della caviglia, camicie di tessuto lucido, o con le maniche più corte della metà del bicipite, colpi di sole sui capelli: tutte queste cose sono sintomo di scarsa serietà  e pertanto non  sono coerenti con i rigidi canoni del dress code imposto dal vertice aziendale.

Sembra che i principali bersagli polemici dell'ignoto censore siano i dipendenti di Lehman Giappone, acquistata da Nomura a setttembre del 2008, dopo il fallimento della casa madre: è possibile che alla Lehman, negli USA come nel Paese del Sol Levante, le donne tendessero a godere (almeno in apparenza) di pari diritti rispetto ai loro colleghi maschi, un fatto che ai vertici di Nomura proprio non pare vada giù. La circolare-monstre citata dal Times è solo il caso più eclatante del conflitto intestino, quasi epico, che si sta consumando tra i due segmenti della attuale Nomura giapponese, quello originario e quello ex Lehman. Non si parla (solo) di uno "scontro di civiltà" tra il Medioevo contemporaneo giapponese e la (talora ipocrita e certamente incompiuta) modernità occidentale. Il modo di fare business, le strutture organizzative, i processi decisionali, i metodi di incentivazione del personale delle due banche non potrebbero essere più diversi e  questa grave disomogeneità costituisce un'ipoteca importante sull'integrazione.

Non è un mistero che Nomura abbia fatta propria la visione tradizionalista giapponese, secondo cui la donna deve essere sottomessa al maschio: anche in una sala cambi, le si chiede di interpretare con toni quanto più possibile sobri la sua “naturale” funzione ornamentale e di servizio all’uomo. Gli esempi non mancano: le Risorse Umane di Nomura hanno ritenuto di suddividere i neo assunti per sesso e di far seguire loro corsi separati. Al gruppo delle ragazze, tra cui si contavano anche laureate ad Harvard (assunte da Lehman prima che fallisse) è stata somministrata una formazione un po’ speciale, grazie alla quale le giovani hanno avuto la possibilità di apprendere come sistemarsi i capelli, preparare il tè e vestirsi in modo modesto ed appropriato alla stagione e al contesto, nozioni assolutamente necessarie a fare buoni affari sui mercati finanziari. Ancora: dopo l’acquisizione, gli indirizzi di posta elettronica delle ex dipendenti Lehman sposate sono stati modificati d’ufficio, sostituendo al loro cognome da nubili quello del marito; si dice che lo stesso sia accaduto alle dipendenti di Bear Stearns dopo l’acquisizione da parte della (ugualmente americana) JP Morgan.

Da un punto di vista strategico, Nomura ha sempre avuto un gran bisogno di espandersi all'estero. E’ in quest'ottica che va letta la scelta di spedire fuori dal Giappone due pezzi da novanta dell'organizzazione: il capo del settore Investment Banking Hiromi Yamaji - a Londra - e lo "zar" dell'Azionario Naoki Matsuba, a New York. "Se non guardasse all'estero, la sua natura di casa di brokeraggio indipendente renderebbe Nomura vulnerabile a scalate azionarie ostili, orchestrate da una megabanca giapponese o, se è per questo, anche da chiunque altro abbia un qualche peso nel mercato internazionale", ha dichiarato qualche mese fa al Wall Streeet Journal Takumi Shibata, COO (Chief Operating Officer) di Nomura da marzo 2008.

Il sogno di Nomura è sempre stato quello di conquistarsi un posto al sole negli Stati Uniti. I primi tentativi con le cartolarizzazioni ed i prodotti strutturati sui mutui sono stati dolorosi per il bilancio (perdite per oltre 600 milioni di dollari) e per l'orgoglio. In questi mesi, però, con le banche americane ancora debilitate dal febbrone scatenato dalla crisi subprime, pare che Nomura stia finalmente "sfondando": lo scorso luglio è stata infatti inclusa nella lista ufficiale dei dealer sul mercato primario dei titoli di Stato americani, mentre prosegue con la sua politica aggressiva di assunzioni di persone strategiche da altre banche (Bank of America). Non a caso, i suoi dipendenti negli USA si avvicinano al migliaio, contro i 650 dell'anno precedente.

Un tema delicato è quello delle retribuzioni: mentre un capo della Nomura guadagna 250.000 dollari l'anno, un executive di Lehman era in grado di portare a casa anche decine di milioni di dollari. Nel tentativo di trattenere in azienda gli ex-Lehman, Nomura ha dovuto garantire ai dirigenti della banca USA livelli retributivi simili a quelli cui erano abituati, multipli rispetto a quelli tradizionalmente erogati. Risultato: costo del personale raddoppiato in un trimestre, con effetti negativi sul corso del titolo  azionario, ma anche sul morale dei  dipendenti Nomura, i quali (e giustamente) promettono battaglia.

Con l'arrivo di Lehman, inoltre, Nomura si è spinta a licenziare personale, una misura che per le aziende giapponesi è un vero tabù. Eppure gli ex-Lehman, apparentemente inconsapevoli di rappresentare un modello di gestione marcio e tossico, non contenti di pretendere retribuzioni scandalose che creano imbarazzo e rabbia nei loro colleghi, continuano a piantar grane: si lamentano del fatto che, non avendo Nomura acquistato il ramo USA di Lehman, è difficile fare business laggiù. Non tollerano di essere affiancati da colleghi giapponesi che sono "gli occhi e le orecchie" dei boss di Tokyo; sono talmente spudorati da fare la lagna perché il "processo di approvazione delle operazioni - in cui Nomura mette a rischio il suo capitale per supportare i clienti - è più lento e faticoso di quanto fosse in Lehman" (come se non si fosse visto dove ha condotto la disinvoltura e la velocità con cui in  Lehman si prendevano le decisoni!).

Quando poi più di un cliente è interessato ad un'operazione di M&A (acquisizione e fusione di società), gli ex Lehman si scontrano regolarmente con i loro capi della Nomura: mentre i primi tendono a privilegiare i clienti che pagano le commissioni più elevate, i giapponesi considerano anche altri criteri, ad esempio la lunghezza della relazione. Insomma, sembra proprio che la smisurata arroganza dello stile Lehman sopravviva al fallimento della banca. E che si appresti a fare altri danni.