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Afghanistan, imbrogliare paga

di Enrico Piovesana - 21/10/2009





Il mondo loda Karzai, "grande statista democratico", e si prepara a una nuova farsa elettorale

Karzai "grande statista", "leader responsabile", "di gran maturità politica", "rispettoso della democrazia". Un unanime coro di elogi per il presidente afgano si leva in queste ore da tutti i leader mondiali, da Barack Obama a Silvio Berlusconi, da Gordon Browan a Nicolas Sarkozy.
Nemmeno una parola su tutto quello che l'elegante cinquantaduenne pashtun ha combinato e stava per combinare. Tutto dimenticato, tutto perdonato.

Comportamenti da grande statista. Usando gli apparati statali, Karzai ha scientificamente organizzato brogli elettorali che hanno rari precedenti per dimensioni e spudoratezza. Merita ricordare qualche dato: nella provincia di Helmand hanno votato in 38mila, ma i voti per Karzai sono risultati 113mila, addirittura 193mila nella provincia di Paktika, dove a votare c'erano andati solo in 35mila. Alla fine, infatti, la commissione Onu per i reclami elettorali (Eec) ha annullato, perché falsi, un terzo dei voti di Karzai. Di fronte a queste evidenze, il cinquantaduenne presidente ha seriamente preso in considerazione, tra sabato a martedì, la possibilità di rifiutare il verdetto della commissione Onu e quindi il ballottaggio, usurpando il potere come un qualsiasi dittatore e rischiando di far scoppiare una guerra civile (come se quella tra governo e talebani non bastasse), per la gioia degli sponsor internazionali della democrazia afgana, Usa in testa. Per fargli cambiare idea ci sono voluti giorni di fortissime pressioni e pesanti ricatti da parte di Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite.

L'Onu licenzia mezza commissione elettorale. A dimostrazione delle gigantesche dimensioni delle frodi organizzate dal grande statista democratico afgano, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha chiesto al governo di Kabul di licenziare tutti i dipendenti della Commissione elettorale afgana (Iec) coinvolti nelle falsificazioni del voto del 20 agosto, ovvero duecento responsabili di circoscrizione su un totale di 380, nella speranza di evitare nuovi brogli al voto di ballottaggio del 7 novembre.
Un voto sul quale pesano enormi incognite.
Non solo quelle legate al rischio di nuove frodi, ma soprattutto per i timori di una scarsissima affluenza alle urne, ancor più bassa di quella giù infima del primo turno, quando andò votare in media il 30 per cento degli aventi diritto, addirittura tra il 5 e il 10 per cento nelle province meridionali e orientali dove infuria la guerra. Questa volta, a causa delle nevicate invernali, si prevede un crollo dell'affluenza anche nel nord dell'Afghanistan, roccaforte del tagico Abdallah Abdallah. L'elegante imbroglione di Kabul lo sa bene: il meteo gioca a suo vantaggio, al punto da poter fare a meno dei brogli. Abdallah non vincerà, e lui potrà mantenere il potere tutto per sé. Con la benedizione e le congratulazioni della comunità internazionale.