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Dopo la guerra, una nuova piaga per Gaza: la dipendenza da farmaci

di Donald Macintyre - 21/10/2009



Abu Ahmed era a Gaza l'inverno scorso, in piena guerra. Era in uno stato confusionario. Malgrado vivesse in un quartiere invaso dalle forze di terra israeliane e caduto sotto attacco, durante il quale furono anche usate bombe a conchiglia al fosforo bianco, non sembrava avere molta paura. Da allora Abu, 45enne disoccupato e padre di dieci figli, aveva iniziato a divorare pasticche di tramadolo, un analgesico, alimentando così un'abitudine pericolosissima. “Naturalmente ci tieni ai tuoi figli ma [assumendo questo farmaco] ti dimentichi di te stesso” ha spiegato. “Ti senti meno spaventato”.

I produttori avvertono che la dose giornaliera massima dell'analgesico oppioide sintetico non dovrebbe mai superare i 300 milligrammi al giorno. Abu Ahmed ne assumeva circa 800 mg, in preda a una dipendenza che si è rapidamente diffusa in tutta Gaza negli ultimi due anni. La popolazione cerca di lottare contro Israele che sta chiudendo i suoi confini al mondo esterno, e subisce le lotte di potere a volte violente tra Fatah e Hamas e le conseguenze dell'operazione “Piombo fuso”. Le pillole di tramadolo – contrabbandate dall'Egitto – hanno quindi fornito una gradita fuga dalla realtà.

I professionisti della salute mentale dichiarano che c'è stato un incremento nell'utilizzo del farmaco  in tutta Gaza dall'inizio della guerra. Le autorità di Hamas hanno provato ad applicare misure più severe, ma i gravissimi sintomi del consumo di questo farmaco sono il segnale che si tratta di un'abitudine difficile da sradicare. Hasan Shaban Zeyada, esperto psicologo del Programma comunitario di salute mentale a Gaza (Gcmhp) è convinto che molti problemi psicologici che stanno alla base della dipendenza sono “la conseguenza del vivere questa situazione: l'assedio, la divisione interna e la guerra”.

Abu Ahmed aveva un buon lavoro da autista. Ma come circa 100 mila altri abitanti di Gaza ha perso il lavoro quando Israele ha imposto il suo blocco, dopo che Hamas ha preso il controllo della striscia di Fatah nel giugno 2007. “Prima della guerra la situazione era molto difficile. Non c'era lavoro, in più ho dovuto prendermi cura di 11 persone, tra cui mia moglie. Tutto quello che le persone potevano fare era sedersi in giro per le strade a bere tè o caffè”.

Depresso e sofferente di emicrania, gli fu offerta una pillola di tramadolo da uno dei suoi amici, molti dei quali usavano già questa medicina per migliorare le prestazioni sessuali. Ma per Abu Ahmed è stato solo un modo per alleviare le tensioni. “Quando l'ho presa, mi sono sentito molto rilassato” afferma.

Una combinazione tra il raddoppio del prezzo di circa 3,40 £ per una confezione di 10 pasticche e un decreto di Hamas (tardivo e lungi dall'essere effettivo), che ha vietato alle farmacie di vendere la medicina senza prescrizione, convinsero Abu Ahmed a mettere fine a questa situazione. “Ho cercato di smettere, ma non ci sono riuscito. Avevo mal di testa, dolore in ogni parte del corpo. Dovevo andare in bagno ogni dieci minuti. Sudavo. Quindi prendevo una pasticca e mi sentivo subito meglio”.

Erano circa sei settimane che Abu Ahmed – che in passato aveva già abusato di farmaci e hashish – si è rivolto, grazie al consiglio di un amico, al Gcmhp, l'organizzazione pionieristica palestinese nata nel 1990 e diretta tutt'oggi dallo psichiatra più importante del territorio nonché portavoce della società civile, il dottor Eyad Sarraj. Il supporto degli psicologi esperti del gruppo, il controllo delle dosi di medicinali alternativi come l'Avitan, hanno aiutato Abu a smettere di assumere tramadolo. A causa della sua forte dipendenza, Abu Ahmed ha digiunato per tre giorni e il suo peso è sceso a 58 chili. Ora è risalito a 85.

“Loro [i medici del Gcmhp] mi ha fatto sentire in buone mani”, spiega Abu Ahmed con gratitudine, aggiungendo che gli stessi hanno provveduto agli aiuti alimentari per la sua famiglia mentre era in cura. “Dimostravano rispetto. E andavano a casa mia a dare alla mia famiglia consigli su come avrebbero dovuto trattarmi qualora mi sentissi nervoso e arrabbiato”.

Per i suoi standard altamente professionali, l'organizzazione può aiutare solo una minoranza di farmacodipendenti. Nonostante alcuni dati officiosi il numero di dipendenti da medicinali vengano stimati in migliaia, il Gcmhp del signor Zeyada, che ha studiato all'Università di Tel Aviv, non può, come medico, azzardare alcuna cifra. Ma dice che la cura della salute mentale è ancora poco sviluppata a Gaza e che “il Gcmhp non può essere responsabile per tutta la comunità”.

Benché sia aumentata l'attenzione sulla salute mentale nel territorio, molti residenti della Gaza più conservatrice sono contrari all'idea di curare problemi psicologici. “È molto facile essere etichettati,” spiega. Molti pazienti vanno, invece, dal proprio medico per lamentarsi di problemi quali emicranie, dolori addominali o alla schiena, e i dottori “a causa della mancanza di conoscenza dei disordini psicologici,” prescrivono analgesici senza molti problemi – il tramadolo è un esempio lampante – ed “è bastato poco perché i pazienti cominciassero ad abusarne e, quindi, a diventarne dipendenti”.

Quando l'operazione “Piombo fuso” è terminata, il ritorno ad uno stato d'assedio, con il tasso di disoccupazione al 45 per cento, ha lasciato un senso di impotenza tra i residenti, aggravato dal fatto che non esiste alcuna garanzia che la guerra non possa scoppiare di nuovo.

Le donne, che si sentono di esistere solo per servire i propri figli e i mariti, sono molto vulnerabili alla depressione e usano, dunque, medicinali quali il Valium e lo Xanax. Gli uomini invece sono sovrastati dal senso d'impotenza e dalla perdita della virilità in quanto non si sentono capaci di proteggere i propri figli dalla guerra e garantire loro la pace. “Non è facile per un padre sentire di non riuscire a soddisfare i bisogni primari dei propri figli, in particolar modo in una società come quella palestinese”, dice Zeyada.

Anche molti giovani sono vulnerabili, aggiunge. “Non hanno speranze, non possono pensare al futuro. Sono delusi, depressi, indifesi e impotenti. Non riescono a trovare un lavoro, non possono fare progetti per il futuro, o [permettersi il lusso di] sposarsi”.

Fino a tre settimane fa, il 21enne Mohammed, studente universitario, che aveva assunto il tramadolo occasionalmente nel 2006 dopo non aver passato gli esami a scuola, aveva poi iniziato a prenderne  una dose di mille mg al giorno, allarmando sempre di più la sua famiglia in quanto rimaneva al computer tutta la notte e dormiva di giorno. “Sei in un altro mondo”, ricorda. “Anche quando le persone continuano a criticarti, non ti senti arrabbiato”.

Ora, al suo primo mese di riabilitazione, Mohammed spiega che la sua dipendenza ha raggiunto un punto di crisi quando suo padre, che lavorava a Israele e che crede fortemente all'educazione universitaria per i suoi figli, è stato informato del suo problema. É quindi seguita una discussione il mese scorso durante la quale suo padre lo ha cacciato dalla casa di famiglia a nord di Gaza, dicendogli: “Se vuoi tornare a scuola e impegnarti con l'Islam, allora ti aiuterò a uscirne fuori. Se non vuoi essere aiutato, ti porterò dalla polizia [di Hamas] e basta”.

Zeyada dice che un altro fattore di grande influenza è la profonda spaccatura tra Fatah e Hamas, che appare, ancora una volta, insanabile. Questo non solo divide le singole famiglie, ma molti abitanti di Gaza si sentono espropriati della propria identità nazionale palestinese con una divisione tra fazioni che li rende molto sensibili alle critiche e alle ostilità degli avversari politici. Si sono osservati anche casi di conflitti nelle scuole, tra i bambini che preferivano (per ragioni non-politiche) una maglietta di un colore particolare: gialla (Fatah) o verde (Hamas).

Abu Ahmed è d'accordo: “Anche in una stessa casa puoi avere Fatah e Hamas. Il che è un grande problema”. Ma ora che si sente molto meglio, ricorda la depressione che, lui crede, lo portò al tramadolo. “Guarda”, dice, “anche se una persona uccide qualcuno, può sempre dormire tranquillo la notte. Se una persona esce e ruba qualcosa, può sempre dormire tranquillo. Ma se hai dei figli e non riesci a trovare un lavoro per dargli quello di cui hanno bisogno, allora non riesci proprio a dormire”.

Il tramadolo:

*  Il tramadolo è un potente analgesico dagli effetti narcotici. Una singola dose da 200 mg lascia i consumatori sedati per gran parte della giornata, quindi il tempo sembra scorrere più veloce.

* Un paziente lo ha paragonato a una “coperta che avvolge interamente il tuo corpo” dove i problemi non vengono risolti ma il “volume viene abbassato di una tacca”.

* Ha un effetto simile agli antidolorifici oppiacei , come la petidina e induce sonnolenza, la perdita delle inibizioni e un senso di benessere.

* Siccome non si tratta propriamente di un oppiaceo, non ci sono molti controlli e può essere più facile da ottenere.

* Ci si abitua da subito al farmaco e i pazienti hanno bisogno di dosi sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto. Coloro che ne abusano dicono di dimenticare gran parte della giornata.

(Traduzione di Valeria Nanni per Osservatorio Iraq)
The Indipendent