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L'ortodosso, il liberale e il tradizionalista

di Luca Ricolfi - 22/10/2009

 

 

E’ andata. C’è voluto un mese di lavoro, ma alla fine abbiamo avuto le risposte di tutti e tre. Non davamo per scontato che rispondessero al questionario della Stampa.

Questo perché un politico ha il diritto di scegliere se, quando e a chi rispondere, così come i cittadini hanno tutto il diritto di giudicarlo in base alle sue eventuali non-risposte. Perciò, innanzitutto: grazie a tutti e tre!
C’è un’altra cosa che non davamo per scontata, e cioè che emergessero differenze significative fra i tre candidati. E invece alcune differenze ci sono, e si vedono a occhio nudo.
Differenze politiche, innanzitutto. Solo Marino è a favore dell’abolizione del valore legale della laurea e punta su una sensibile riduzione delle tasse. E ancora solo Marino ha una posizione netta sul testamento biologico, rigorosamente imperniata sulla volontà del malato. Solo Franceschini dice in modo chiaro ed esplicito che punterebbe su un aumento dei posti in carcere. Solo Marino vorrebbe il salario minimo fissato per legge e uguale su tutto il territorio nazionale, Bersani e Franceschini non lo vorrebbero per legge ma «per via di contratto». Solo Bersani e Franceschini dicono chiaramente che sono contrari alle adozioni da parte di coppie omosessuali, e ancora solo Bersani e Franceschini dicono esplicitamente che le intercettazioni non sono troppe.
Le differenze sono così tante che viene da chiedersi: ma c’è anche qualcosa su cui i tre candidati alla segreteria del Pd sono d’accordo ?
Sì, ma non è moltissimo. Su 12 domande, sono solo due quelle che hanno ricevuto la medesima risposta: sì al voto agli immigrati, no alla separazione delle carriere dei magistrati. Ce ne sono poi altre due, sulle pensioni e sul nucleare, in cui Marino e Franceschini sono d’accordo (sì all'aumento dell’età pensionabile, no assoluto al nucleare), mentre Bersani preferisce aggirare la domanda. Su tutto il resto le opinioni divergono, come il lettore può constatare confrontando le risposte riportate qui accanto. Se avessi a disposizione una sola parola per segnalare le differenze fra i tre candidati li definirei l'ortodosso (Bersani), il liberale (Marino), il tradizionalista (Franceschini).
Ma la scoperta più interessante, almeno per me, non è stata di contenuto, bensì di stile. I tempi di attesa, per cominciare: Marino ha mandato le sue risposte per primo, poi è arrivato Franceschini, infine - giusto in tempo - sono arrivate le risposte di Bersani. E poi, cosa ben più informativa, il modo in cui i tre candidati hanno «preso» l’idea del questionario, in particolare la circostanza che la maggior parte delle domande fossero a risposte chiuse. Franceschini è stato il solo ad accettare il questionario per quello che è: uno strumento imperfetto per capire, all’ingrosso, le posizioni dei vari candidati. Bersani e Marino no, per loro la gabbia del questionario era troppo stretta. È accaduto così che il questionario di Franceschini contenesse 11 riposte «secche» (senza precisazioni) su 12, quello di Marino 4, quello di Bersani 3. Quanto alle risposte che, in un modo o nell’altro, finiscono per eludere la domanda, io non ne ho trovata nessuna in Franceschini, ne ho trovate 3 in Marino, almeno 4 in Bersani. Ma naturalmente il lettore può essere di diverso avviso, e trovare schematiche le risposte di Franceschini, profonde e articolate le riflessioni di Marino e Bersani, riportate integralmente qui a fianco.
Quel che posso aggiungere, a titolo assolutamente personale, è che la lettura del questionario ha modificato la mia immagine dei tre candidati come personaggi pubblici. Sapevo che Bersani era un politico, ma non mi ero reso conto che fosse così politico nel linguaggio e nelle risposte. Quanto a Marino, che erroneamente supponevo un po’ inesperto, ho scoperto che è già diventato un politico a tutti gli effetti. L'esatto opposto di Franceschini, che ho sempre immaginato come un politico navigato, e che oggi invece - dopo aver letto le risposte al questionario - scopro semplice e quasi indifeso, senza la corazza delle precisazioni e dei distinguo. Insomma, non so se lo sceglierei come segretario del Pd, ma almeno credo di aver capito quello che pensa.