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Montevideo: un tupamaro per l’Uruguay

di Enea Baldi - 26/10/2009

 

 
Montevideo: un tupamaro per l’Uruguay
 


Il mandato del presidente uruguayano Tabaré Vazquez sta per scadere. Questa domenica ci saranno le elezioni presidenziali che vedranno schierati il probabile successore José Mujica (foto), leader del Frente Amplio (FA), per il centro-sinistra e il suo rivale, Luis Alberto Lacalle, alla guida del Partido Nacional (PN), per il centro-destra. Tra gli altri candidati anche Pedro Bordaberry (Partido Colorado) e Pablo Mieres (Partido Independiente).
Il presidente uscente, membro del partito politico Frente Amplio nella corrente Partito Socialista, è stato sindaco di Montevideo dal 1990 fino al 1994, si è candidato alla presidenza alle elezioni del 1994, 1999 e nel 2004. Sconfitto due volte dai candidati del Partito Colorado Julio María Sanguinetti e Jorge Battle alle elezioni del 1994 e 1999, è riuscito a vincere quelle del 2004 con il 51,32% dei voti al primo turno interrompendo l’alternanza Colorado-Nacional e divenendo così il primo presidente di sinistra dell’Uruguay.
Il governo di Tabaré Vasquez oltre ad essere impegnato nel risolvere i gravi problemi economici del Paese, si è subito manifestato intenzionato a non seguire più la politica dell’impunità verso gli esponenti della dittatura militare, come fatto invece dai governi precedenti; ne è una dimostrazione l’arresto di Gregorio Álvarez l’ex presidente uruguayano, incriminato per la sparizione di trenta oppositori politici, uccisi nel 1978, quando era comandante in capo dell’esercito.
L’Uruguay, la piccola nazione sull’Oceano Atlantico, stretta tra i due giganti Brasile e Argentina, dal 1973 al 1985 ha infatti vissuto un periodo di feroce dittatura militare.
A tale proposito domenica gli uruguayani saranno chiamati anche a decidere sulla Ley de Caducidad de la pretensión punitiva del Estado, la legge d’amnistia che ha impedito fino a oggi di celebrare i processi per i crimini commessi da poliziotti e militari durante gli anni della dittatura (1973-1985). La Corte Suprema ha stabilito che l’amnistia è incostituzionale perché viola il principio di separazione dei poteri e perché a suo tempo era stata approvata senza seguire la procedura indicata dalla Costituzione. Stando ai sondaggi il 48 percento degli uruguayani sarebbe favorevole ad abrogare la legge.
Due milioni e mezzo di uruguayani, domenica, a meno di qualche sorpresa, dovrebbero quindi vedere contendersi la poltrona di presidente dell’Uruguay tra José Mujica e Luis Alberto Lacalle.
Mujica, dopo un passato negli anni ‘60 nella guerriglia dei Tupamaros, propone un programma che pone particolare attenzione alle politiche sociali soprattutto nei settori dell’istruzione e della lotta alla povertà. In politica estera l’obiettivo principale sembra essere la volontà di un approfondimento delle relazioni nell’area Mercosur.
In particolar modo Mujica è intenzionato a ristabilire rapporti di collaborazione con la confinante Argentina (dopo che nell’ultimo anno le dispute commerciali si sono intensificate). Per raggiungere tale scopo potrebbe essere avvantaggiato dall’amicizia personale che lo lega ai Kirchner, al potere a Buenos Aires dal 2003. Inoltre, l’esponente del Frente Amplio intende aumentare i rapporti commerciali con il Venezuela, approfittando degli spazi aperti in seguito alla crisi diplomatica di Caracas con la Colombia.
Lacalle al contrario - già presidente dell’Uruguay dal 1990 al 1995 - impronta il suo programma elettorale alla realizzazione nel settore economico di norme liberiste e investimenti privati. In ambito sociale, come risposta all’incremento della criminalità che si è registrata nel Paese, ha proposto misure repressive come l’abbassamento a 16 anni di età per la responsabilità penale. In campo internazionale manifesta il suo impegno dualistico quando afferma di essere a favore di una ripresa dei negoziati nel Mercosur, ma anche di un accordo di libero commercio con gli Stati Uniti.
Anche se il Frente Amplio gode ancora dei favori dell’elettorato, tanto da aspettarsi una vittoria al primo turno delle elezioni, alcuni politologi, in base agli ultimi exit-pool, hanno pronosticato che un ballottaggio tra Mujica e Lacalle sia lo scenario più probabile. I pronostici pubblicati dai media uruguaiani rivelano comunque che il Frente ha al momento più consensi di quanti ne possono vantare i tre principali partiti dell’opposizione, Nacional, Colorado e Independiente.
Nelle file della minoranza il Partido Nacional, anche conosciuto come Blanco, gioca un ruolo fondamentale con il 35 per cento dei consensi, mentre il Colorado raccoglie appena il 7 per cento dei voti.