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Scandali e politica: dietro l’angolo di questa “Repubblica”

di Giancarlo Chetoni - 27/10/2009

 
 
Da dove vogliamo cominciare tanto per stare agli ultimi giorni?
Dalla Lonardo, da Bassolino, dal prefetto Pansa, da Mastella, da Marrazzo, dagli “amici” e “compagni” collusi con una trionfante delinquenza ad ampio spettro che si annida, che trae forza e impunita legittimità dai Poteri Forti?
Da “Cosa Nostra” dalla Camorra, dalla ‘Ndrangheta, dalla Stidda, dalla Sacra Corona Unita, dai Casalesi o dal beverone salvifico costruito dai media di Saviano?

Vogliamo partire dal Pd o dal Pdl, dall’associazione per delinquere, e tutto il resto, o dai ricatti e dalla frequentazione dei trans alle strisce di coca? Dal generale Mori o dalla mafia di Ciancimino? Dal Nord o dal Sud? E’ vero o non è vero che Feltri l’ha mandata a dire su “ Il Giornale” anche a Fini tanto da costringere la terza carica dello “Stato” a utilizzare il patrocinio preventivo dell’on. Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera dei deputati?
L’avevamo detto e scritto.

I miasmi a ben annusare li si sentiva già da un bel po’ di tempo nell’aria. Nelle chiese davanti alla morte si batte le mani, si avvolge nel tricolore le salme degli scomparsi nel fango delle frane ma non quelle dei terremoti. La Repubblica delle Banane ha ormai la buccia color giallo cadavere. Nella gente c’è malessere, sofferenza, estraneità. Stati d’animo che si macerano, per ora, silenziosi all’orlo. La verità è che gli italiani, non ce la fanno più a sopportare le rapine, i parassiti, i saccheggiatori di tutte le risme, il taglieggiamento, la violenza, l’arroganza, i privilegi di casta, le menzogne, l’arbitrio dei “vip”, la crescente povertà che taglia il fiato e getta alle ortiche la dignità delle famiglie, che brucia l’etica e l’avvenire dei figli. Eugenio Scalfari in un fondo di domenica 25 ottobre sul giornalone di De Benedetti titola così: aria torbida da fine regno… pensando al presidente del Consiglio Berlusconi che non gli va a genio.
Per noi “papi” o “mortadella” pari sono. Le lobbie che tengono in piedi il “Cavalier di Arcore” o hanno sponsorizzato il “professor Nomisma “ nella Corsa a Palazzo Chigi sono le stesse. Le menzogne, le eterne pastette delle riforme, le leggi elettorali truffa, i trasformismi, i rituali, malati, marci della “politica”, il bla bla delle “istituzioni” non bastano più a tenere sotto controllo le metastasi che aggrediscono il Paese.
Se ci mettiamo i delitti di Garlasco a partire da quello di Via Poma, il pastone diventa stordente, avvelenato, capace di uccidere. Il respiro dei Palazzi è corto e affannoso, come quello dei moribondi. La banda suona sulla coperta del Titanic.
Il porno Marrazzo ha avuto l’esplicito sostegno del ministro degli Interni, del leghista, duro e puro, Maroni. Ecco cosa dice l’inquilino del Viminale, lo riportiamo virgolettato, sul governatore del Lazio: “la sfera privata deve essere preservata dalla scontro politico, la vita personale è personale, ognuno può fare quello che vuole. Essendo vittima di un ricatto Marrazzo non credo che debba dimettersi”. Sentito? (Infatti… non si è dimesso, ma sospeso… per restare fino all’ultimo aggrappato alla poltrona).
Ognuno può fare quello che vuole. Più chiaro di così si muore.

Giudizio condiviso dal ministro della Giustizia Alfano, dal capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto rammaricato per le annunciate dimissioni dell’ex conduttore di “Mi manda Rai 3”. A “sinistra” tra gli sponsor e i candidati alla segreteria del Pd la preoccupazione che dilaga è quella che l’affaire, puzzolente come una fogna stagnante, di Via Gradoli tagli le gambe alla “partecipazione popolare “ alla scelta del neo-segretario Pd. Marrazzo, a sorpresa, incassa anche la solidarietà del capogruppo dei senatori del Pdl Gasparri. Papi con Noemi e le sue puttane, pardon … escort, a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli ci fa un autentico figurone, naturalmente lasciando fuori gli amici di Tarantini che hanno gli stessi vizietti afrodisiaci dei (delle?) brasileros Natalina e Brenda, affittate a 3.000 euro a botta da Marrazzo quando milioni di uomini e di donne, disoccupati, precari o pensionati cercano disperatamente di mettere insieme pranzo e cena. Nelle dichiarazioni di Maroni e nelle difese di ufficio della “maggioranza”, affiora, al di là dell’improponibile e del ridicolo, una paura folle: la tenuta del sistema politico e istituzionale dell’ Italietta.

Nella stanza di Villa Piccolomini, sede di rappresentanza della Regione Lazio, accanto alla colossale scrivania dell’ ex (?) presidente della Regione Marrazzo che se la fa con i trans, c’è in angolo la bandiera della Unione Europea e quella del Bel Paese.
Sulla parete damascata di velluto rosso c’è una gigantografia in cornice a foglia d’oro di Giorgio Napolitano, il Padre della Patria, il Comandante Supremo delle Forze Armate e del Consiglio Superiore della Magistratura che per Marrazzo come per Fini ha sempre avuto un debole.

Ci auguriamo, vi auguriamo, che delle gocce di imprevedibile possano far tracimare, oggi, domani, il prima possibile, il bidone di percolato ormai all’orlo, qualunque cosa possa esserci dietro l’angolo.