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Incenerire è Dannoso e Costoso

di Franco Gottardi - 02/11/2009

Con il sindaco ha il dente avvelenato. Carla Poli, imprenditrice del riciclaggio, titolare assieme al figlio del Centro Riciclo Vedelago, considerato da alcuni come l’alternativa all’inceneritore dei rifiuti, accusa senza mezzi termini Alessandro Andreatta di dire falsità sulla sua azienda e di rifiutare il pubblico confronto. Un confronto che a suo dire metterebbe in luce come il suo sistema sia nettamente da preferire rispetto all’incenerimento perché capace di ridurre al minimo il residuo finale valorizzando i materiali ed evitando rischi di inquinamento. Il tutto a costi inferiori. Ma c’è un ma. Per fare tutto questo secondo Poli bisognerebbe riorganizzare tutto il business del riciclaggio. Perché trattare solo il residuo per un singolo imprenditore non sarebbe conveniente.

 

Ci spiega signora Poli come funziona il vostro centro?

Noi a Vedelago trattiamo quello che serve per la provincia di Treviso. Da sempre sperimentiamo e abbiamo trovato un modo per recuperare il massimo possibile anche dalla frazione secca, quella destinata all’incenerimento o alla discarica. Poi il nostro sistema lo usiamo anche in Sardegna e a Roma.

 

Avete aziende anche lì?

In Sardegna siamo soci di un’azienda mista pubblico-privata con i Comuni. In Sicilia siamo consulenti di un ente pubblico e a Roma siamo compartecipanti in una società privata.

 

Torniamo al sistema.

In tutta Italia si è visto che si può raggiungere l’80% di raccolta differenziata...

 

La interrompo subito perché il presidente della provincia Lorenzo Dellai sostiene invece che oltre il 65% non convenga spingersi perché i costi andrebbero alle stelle.

Dica a Dellai di informarsi. Il presidente della Provincia di Roma, Zingaretti, ha dati molto diversi. Forse è una mancanza di organizzazione o condivisione col cittadino.

 

Diceva di quel che arriva a Vedelago.

Da noi arriva l’imballaggio di 1 milione 150 mila abitanti, lo scarto di 120 aziende che fanno la raccolta differenziata e la frazione residua di un bacino limitatamente alle nostre disponibilità, che ritiriamo per 40 euro a tonnellata. Trattiamo 100 tonnellate al giorno.

 

Cosa fate con tutto questo materiale?

Viene trasformato in una Materia Prima Seconda, MPS, a norma di regolamento europeo. Prima facciamo una selezione. La frazione residua secca per il 75% è plastica, dappertutto. Togliamo i pannoloni, che sono il 20%, e li trattiamo a parte andando a recupero come organico, visto che qui vengono forniti gratuitamente i pannoloni biodegradabili. Poi togliamo quello che è ancora buono da vendere subito all’asta sul mercato europeo. Infine con una tecnica di estrusione, che non è combustione ma è uno scioglimento per cui non si creano nuove sostanze o fumi, viene fuori un flusso sanificato e a norma di legge che è appunto l’MPS, che si usa nei settori dell’edilizia e dello stampaggio delle materie plastiche.

 

Proviamo allora a fare una simulazione. Con le vostre conoscenze tecniche sareste in grado di trattare 103 mila tonnellate di residuo?

Bisogna partire dall’inizio, con la raccolta porta a porta. E non mi dicano che costa di più perché abbiamo dati a bizzeffe che dimostrano il contrario. Arrivati al residuo rimarrebbero dopo il trattamento meno di 10 mila tonnellate di materiale trattato e sanificato, che è ben diverso dalle 25 mila tonnellate di scorie che escono dall’inceneritore.

 

Se dunque si facesse, come qualcuno chiede, non un bando riservato all’incenerimento ma un bando aperto a qualsiasi tecnologia voi partecipereste?

Bisogna che ci pensino gli imprenditori locali. Io non posso arrivare dappertutto. Ma ci sono imprenditori che capiscono queste cose, è solo che non hanno spazio.

 

Dunque lei dice che un imprenditore potrebbe trattare il residuo senza incenerimento, ridurreal minimo il residuo e far pagare 40 euro a tonnellata il conferimento?

Beh, non si può avere solo le ossa e rinunciare alla carne. Bisogna gestire tutti i flussi. Devono fare un piano complessivo perché fare un bando solo col residuo vuol dire andare al suicidio. Va presa un’altra strada. Tutte le aziende che si occupano di rifiuti devono essere correlate. Troppo comodo dare solo il residuo a un soggetto.

 

A meno che non si bruci.

Ma costerà 600 euro a tonnellata. E non mi vengano a dire che si realizza energia perché per farlo si consuma più di quanto si produce.

 

Eppure si farà un bando per costruzione e gestione dell’impianto per vent’anni partendo da una base di 110 euro a tonnellata per il conferimento.

Andrà deserto.

 

Il sindaco dice che c’è molto interesse.

Andreatta è venuto qui e ha visto coi suoi occhi. Ha annusato con le sue narici la frazione residua. Ma non si arrende neanche di fronte all’evidenza. E si sottrae al confronto. Quando vorrà discutere pubblicamente lo dica pure, io sono pronta. Il consiglio provinciale tornerà a discutere lunedì di smaltimento rifiuti in una seduta straordinaria che avrà tra gli argomenti centrali la richiesta delle opposizioni di aprire il bando di gara per l’impianto di Ischia Podetti a tutte le tecnologie, senza limitarsi a quelle che prevedono l’eliminazione del residuo tramite combustione. La stessa richiesta viene avanzata in ambito comunale da una parte della stessa maggioranza e se ne fa portavoce Dario Maestranzi, dei Leali. Questa sera la maggioranza terrà una riunione proprio per discutere del bando, che martedì prossimo il sindaco presenterà in aula, e dell’atteggiamento da tenere nella successiva discussione su altri ordini del giorno presentati in consiglio. Il Pd, che l’altra sera sull’argomento ha avuto una riunione di gruppo, sembra intenzionato a chiedere di inserire nel bando punteggi particolarmente alti alle aziende che saranno in grado di garantire emissioni inferiori al 30% dei limiti di legge. Nicola Salvati chiede limiti ancora più restrittivi, sotto il 10%, convinto che dal punto di vista tecnico sia un traguardo al giorno d’oggi perfettamente raggiungibile.

  

Testo tratto da www.ladige.it.