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Gerusalemme Est, un'altra famiglia palestinese espulsa dai coloni ebrei

di Carlo M. Miele - 04/11/2009



Non si ferma la campagna di “ebraizzazione” di Gerusalmme Est, la parte araba della Città santa, da lungo tempo denunciata da ong e organizzazioni internazionali.

Con un vero e proprio blitz, decine di estremisti ebrei si sono insediati ieri nella casa di una famiglia palestinese, nel quartiere di Sheikh Jarrah.

Sotto lo sguardo della polizia israeliana, che si è detta non autorizzata a intervenire, i coloni, sostenuti da guardie di sicurezza noleggiate per l’occasione, hanno espulso tutti i 29 inquilini palestinesi, compresi bambini e persone anziane, e hanno gettato dalle finestre oggetti e suppellettili presenti nell’abitazione.

All’occupazione, filmata da attivisti internazionali e membri di centri per i diritti umani, hanno fatto seguito violenti scontri tra coloni e palestinesi, terminati con diversi feriti leggeri.

Battaglia tra documenti

L'immobile occupato appartiene alla famiglia al-Kurd, che lo aveva costruito una decina di anni fa.

Sul terreno su cui sorge l’abitazione e su altre 27 proprietà presenti nel quartiere di Sheik Jarrah  sono in corso delle lunghe battaglia giudiziarie tra famiglie palestinesi e coloni ebrei.

Entrambe le parti in causa ne rivendicano la titolarità: le prime citando dei documenti giordani, e i secondi sulla base di atti risalenti all'epoca ottomana.

Di recente, la Corte suprema israeliano aveva stabilito che il terreno fosse di proprietà ebraica, ma che la famiglia al-Kurd avesse il diritto di continuare a vivere nella abitazione a condizione di pagare un affitto ai proprietari.

“Azioni provocatorie”

Il blitz compiuto dai coloni è stato duramente criticato da più parti.

Secondo i palestinesi, quella di ieri è l’ennesima manifestazione di una politica sistematica messa in atto da Israele per costringere i palestinesi ad abbandonare Gerusalemme Est, la parte della città occupata dallo Stato ebraico nel corso della guerra del 1967.

L’occupazione è stata condannata anche dalle Nazioni Unite, che hanno fatto appello al governo di Tel Aviv perché "ponga fine a tali azioni provocatorie" e si attenga alla Road Map del 2003, che prevede, tra l’altro, il congelamento di ogni attività di colonizzazione nei Territori palestinesi occupati.

Il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, ha dichiarato di essere "costernato per le continue azioni compiute da Israele nella Gerusalemme Est occupata, compresa la demolizione di case palestinesi, l’espulsione di famiglie palestinesi e l’insediamento di coloni (ebrei) nei quartieri palestinesi".

Nuove polemiche

Tali atti, ha ricordato lo stesso Ban Ki-moon, “fanno salire la tensione, causano sofferenze e, inoltre, creano sfiducia".
 
Proprio in questi giorni le polemiche sulle colonie israeliane in Cisgiordania sono state alimentate dalle dichiarazioni controverse del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

La scorsa settimana l’inviato di Washington aveva suscitato irritazione tra i palestinesi, affermando il proprio sostegno per la proposta di un congelamento parziale delle colonie da parte di Tel Aviv, definito un passo “senza precedenti”.

Una successiva rettifica della Clinton - secondo cui “la posizione dell'amministrazione Obama sugli insediamenti è chiara, senza equivoci e immutata” - non è stata sufficiente per sedare le polemiche.