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Una straordinaria vittoria per i palestinesi del Libano

di Franklin Lamb* - 04/11/2009



Campo profughi di Yarmouk, Damasco (Siria) – Conosciuto semplicemente come “il Generale”, Michel Naim Aoun è nato nella pacifica area mista cristiano-sciita di Haret Hreik, oggi roccaforte di  Hezbollah. Cresciuto in povertà, è diventato capo dell’ottavo esercito libanese, creato di nuovo a seguito della battaglia Souq el-Gharb contro le forze palestinesi e druse nel settembre 1983. Sei anni dopo ha ricoperto un mandato, interrotto con la forza, come presidente del Libano. Da quando, nel 2005, è rientrato dall’esilio autoimposto di 15 anni in Francia, in molti ritengono che Aoun abbia intenzione di ottenere quella carica nuovamente.

Attuale membro del parlamento libanese, senza peli sulla lingua, Aoun ha molti sostenitori e oppositori che lo definiscono un uomo brillante, scaltro, onesto, corrotto, ostruzionista, volubile, malato mentale, napoleonico e uno dei più importanti alleati politici di Hezbollah.

Gli ultimi due mesi hanno visto il sostegno popolare del Generale diminuire un po’ e uno dei suoi ultimi colpi a effetto ha portato Hezbollah a palesare la propria preoccupazione visto che i leader della Resistenza venivano attaccati politicamente, cosa di cui non avevano bisogno o che non credevano di meritare.

Questo problema è sorto il 13 agosto 2009 quando l’alleato chiave di Hezbollah e capo ambizioso del Movimento patriottico libero (Fpm) ha cercato e ha immediatamente ottenuto dal più alto tribunale amministrativo libanese, il Consiglio della Shura, un’ingiunzione per bloccare la ricostruzione di campo profughi palestinese di Nahr el-Bared (in arabo: il fiume freddo), che era stato distrutto due anni fa nel corso dei tre mesi di conflitto tra il gruppo salafita Fatah al-Islam e l’esercito libanese. L’ingiunzione, rinnovabile, valeva inizialmente per 60 giorni e aveva bloccato all’istante il progetto di ricostruzione da 445 milioni di dollari Usa dell’Unrwa per la ricostruzione in toto di Nahr el-Bared entro la data di completamento dei lavori, prevista per aprile 2012. L’ingiunzione di Aoun si è aggiunta allo scetticismo verso la ricostruzione da parte di alcuni sfollati, una volta residenti di Nahr el-Bared, che avevano spesso espresso  le loro paure riguardo alla possibile opposizione dello Stato che non avrebbe mai permesso loro di ricostruire il campo, temendo che quest’ultimo subisse lo stesso destino dello scomparso campo Tell Zaatar, raso al suolo nel corso della guerra civile degli anni 1975 – 1990.

In particolare il generale Aoun ha presentato un’istanza alla Shura di Stato per interrompere l’interramento dei resti archeologici nel campo, che consente di ricostruirvi sopra: questo metodo  li protegge e li preserva per future esplorazioni.

Ci sono dei limiti per colpire i rifugiati del Libano?

Aoun ha sostenuto che stava solo cercando di proteggere il patrimonio libanese. Hezbollah non ha immediatamente risposto alle richieste di spiegazioni poste dalla Sabra Shatila Foundation e dagli altri che supponevano che Aoun non avrebbe agito senza il loro via libera.

Alcuni in Libano e nessuno nei 12 campi e nei 10 insediamenti temporanei palestinesi crede a questa sua improvvisa presa di posizione in favore del patrimonio (archeologico), visto che tutti ricordano che quando il Generale era a capo dell’esercito libanese, e durante le battaglie negli anni 1989-1990, distrusse gran parte del patrimonio culturale libanese, comprese rovine antiche, luoghi di culto e musei, quando questi si trovavano nelle zone poste sotto il controllo dei sui avversari.

Alcuni analisti hanno fatto notare che Aoun sa sicuramente che il Libano, per parafrasare Robert Fisk, è un enorme club-sandwich storico, la fetta inferiore di “pane-pietra” è  cananea, risalente a circa 5 mila anni fa, insieme a fette greca, romana, crociata, ommayade, ottomana ed europea [una sopra all’altra]. Ovunque si metta una pala e si cavi di qualche metro, ci sono buone possibilità che oggetti antichi spuntino vicini alla lama.

Molti hanno sospettato che la preoccupazione espressa da Aoun per le antiche rovine mirasse molto più che all’archeologia, poiché la sua petizione - se accolta dal Consiglio di stato della Shura – implicherebbe che l’Unrwa debba ricostruire gran parte del campo in un sito diverso, il che vorrebbe dire che molti degli oltre 31 mila residenti registrati di Nahr al-Bared non faranno mai più ritorno nelle loro case.

I funzionari del governo hanno affermato che sarebbe impossibile ricostruire nell’area adiacente al campo, come proposto da Aoun, perché non vi è terreno disponibile nella zona di Nahr el-Bared.

Secondo Ammar Saadedine, un urbanista della commissione di ricostruzione di Nahr el-Bared, Aoun sta cercando di usare la questione palestinese per inviare messaggi politici ad amici e nemici. “Non vogliamo essere coinvolti nelle questioni interne al Libano. Stiamo solo rivendicando i nostri diritti”.

Molti cristiani e altri libanesi temono ancora che la ricostruzione e il riconoscimento dei diritti umani fondamentali dei palestinesi possano promuovere la loro assimilazione, alterando l’equilibrio tra cristiani e musulmani e incoraggiando la naturalizzazione. Inizialmente sembrava che queste opinioni venissero fatte riecheggiare dal portavoce di Hezbollah sulla questione palestinese Hassan Hodroj, che ha spiegato: "La minaccia del tawtin (naturalizzazione, ndt) è autentica. È uno dei modi con cui Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti, sta mettendo in pericolo la regione”.

La lezione che il Libano può imparare dalla Siria sui diritti umani per i rifugiati palestinesi

Secondo il deputato progressista libanese Ghassan Moukheiber, “la nostra politica ufficiale è quella di mantenere i palestinesi in una situazione precaria e vulnerabile per diminuire le speranze di una loro naturalizzazione o di un loro insediamento permanente".

Quello per cui alcuni sostenitori dei palestinesi in Libano stanno facendo pressioni sul prossimo governo è una legge modellata sulla legge siriana del 1956, che garantisce ai rifugiati palestinesi “il diritto al lavoro, al commercio e al servizio nazionale, mentre viene preservata la loro nazionalità di origine”.

Una legge simile in Libano darebbe origine ai diritti civili per i rifugiati, ma non darebbe loro la nazionalità: infatti, ben pochi palestinesi in Libano accetterebbero la naturalizzazione.

Altri accusano Aoun di favorire spudoratamente gli amareggiati residenti di Akkar che hanno perso i loro figli nella lotta contro Fatah al-Islam, così come la maggioranza dei 175 soldati dell’esercito libanese uccisi, che provenivano dalla comunità che si trova di fronte al campo di Nahr el-Bared.

Altri ancora hanno accusato Aoun di cercare di ritagliarsi uno spazio nel sostegno cristiano di estrema destra di Samir Geagea. Geagea, che è additato in alcuni ambienti come l’unico  contatto affidabile rimasto in Libano, come conseguenza dei tre anni di maldestra interferenza israelo-americana nelle dispute politiche interne (bisogna ricordare il 25esimo anniversario dell’esplosione alla caserma dei Marines americani il 24 ottobre 1983, che fu una conseguenza diretta e prevedibile dell’unione tra l’amministrazione Reagan e lo stesso partito della Falange contro la popolazione sunnita, sciita e drusa), si sta muovendo per raccogliere i cristiani libanesi sotto il suo controllo.

L’opposizione su vasta scala all’ingiunzione di Aoun

Oltre 2 mila persone hanno manifestato nel centro di Beirut il 20 ottobre 2009 per esprimere  solidarietà agli sfollati di Nahr el-Bared. Oltre quaranta diverse organizzazioni della comunità, compresa la Sabra Shatila Foundation con sede a Washington DC e a Beirut, si sono unite alla protesta organizzata dalla Commissione per la difesa di Nahr el-Bared.

I bambini palestinesi, provenienti da altri campi profughi del Libano, sono arrivati per la manifestazione e alcuni di loro avevano costruito delle piccole case di cartone per esternare le loro preoccupazioni nel diventare sfollati e rimanere senza una casa.

La maggioranza dei 31 mila rifugiati, che in precedenza vivevano nel campo ormai distrutto, sono ammassati  negli alloggi “temporanei” compresi garage o nei magazzini di metallo, dove in estate le temperature superano i 40 gradi e in inverno scendono sotto lo zero. Alcuni sono stipati a tempo indeterminato sul prato che delimita il campo. Quello stesso prato su cui hanno camminato i combattenti di Fatah al-Islam per mettere in atto la prima carneficina dei soldati libanesi nel maggio 2007.

Il Daily Star di Beirut ha citato uno di dimostranti di Nahr el-Bared: “Fa molto caldo d’estate ed estremamente freddo in inverno”, ha detto uno dei padri dei bambini, Ziad. “Vogliamo vedere che la ricostruzione è iniziata prima di cercare cibo, acqua o qualsiasi altra cosa. Non abbiamo una casa. Io voglio una casa in cui vivere, quindi la prima cosa di cui abbiamo bisogno è questa ricostruzione”.

Per protestare contro l’ingiunzione di Aoun diverse dimostrazioni hanno avuto luogo allo stesso tempo all’interno di Nahr el-Bared, e nei campi di Shatila e Burj al-Barajneh a Beirut, così come nei campi profughi di Ain al-Helweh, Al-Buss e Burj Shemali a sud. Nel campo di Ain al-Helweh, a Sidone, alcuni gruppi islamici hanno discusso animatamente, minacciando dei piani di emergenza qualora il divieto per la ricostruzione non venga tolto.

Decenni di emarginazione ed esclusione hanno spinto alcuni giovani palestinesi a covare idee millenaristiche associate ad al-Qaeda; alcuni di essi stanno organizzando squadre d’attacco: si spacciano per protettori e guardiani dell’Islam sunnita internazionale. Come risaputo, in Libano uno dei dirottatori dell’11 settembre dedicò una poesia ai jihadisti di Ain al-Helweh nel suo testamento-video e decine di combattenti palestinesi, provenienti da quel campo, si sono uniti ad al-Qaeda in Iraq.

Una fonte di Hezbollah mi ha detto quanto riportato, dopo diversi tentativi fatti per spiegare l’opposizione del partito al progetto di Aoun:

“Hezbollah non controlla il Generale, solo sua moglie può farlo!”, ha detto con un sorriso. “Noi, che facciamo parte di Hezbollah, ci consultiamo regolarmente con gli altri membri ma, francamente, traiamo molti più benefici dalla nostra alleanza di quanto faccia lui e ci sono dei limiti su quello che possiamo spingerlo a fare. Personalmente ritengo che Aoun abbia commesso un errore con il caso di Nahr el-Bared ed è sembrato che stesse attaccando i rifugiati palestinesi per dei vantaggi politici personali immediati.

Onestamente tutti i partiti in Libano sono colpevoli di averlo fatto, noi compresi, e mi dispiace, ma insisto nel dire che noi lo abbiamo fatto meno di altri. Questa è la mia opinione che potrebbe essere o meno la stessa della nostra leadership. Ci sono molti pareri che sono portati avanti fermamente all’interno di Hezbollah. Contrariamente alla propaganda sionista e a quello che alcuni in Occidente pensano, siamo molto democratici all’interno del partito e analizziamo e discutiamo sempre ogni evento o idea: se un membro del partito propone una buona idea, c’è una buona possibilità che questa venga realizzata. In questo senso differiamo dal sistema libanese del ziam (il leader della tribù) che è ancora dominante in molte delle 18 confessioni presenti qui. Ma credo che il partito abbia insistito affinché il generale Aoun lasciasse cadere le accuse”.

A seguito dei colloqui, incoraggiati da Hezbollah, tra il Fpm e le fazioni palestinesi poco prima delle dimostrazioni del 20 ottobre scorso, un rappresentante dell’Fpm è stato inviato da Aoun alla manifestazione di protesta per dimostrare solidarietà per la ripresa dei lavori a Nahr el-Bared. Il rappresentante di Aoun ha sottolineato che l’Fpm continua a opporsi alla naturalizzazione dei rifugiati palestinesi in Libano; lo stesso vale per il 95 per cento dei rifugiati che vogliono vivere in Palestina e non il Libano ma fino alla loro partenza hanno bisogno dei loro diritti civili.

Per alcuni dei dimostranti, sorpresi dalla presenza del rappresentante di Aoun, questo è un buon segno. Un altro segnale positivo i palestinesi lo hanno avuto quando Aoun avrebbe potuto presentare un sollecito chiedendo al Consiglio della Shura di prolungare il divieto di ricostruzione ben oltre i due mesi di sospensione iniziali; nonostante in molti si aspettassero che ciò accadesse, Aoun ha lasciato che il divieto scadesse.

Una richiesta da parte del Consiglio della Shura di Hezbollah a quello del Libano?

Questo mi è stato confermato l’11 ottobre scorso, dodici giorni prima del rinnovo dell’ingiunzione della Shura, cosa che in molti si aspettavano accadesse. Durante una conferenza tenuta a Damasco a proposito delle alture del Golan, che sono motivo di preoccupazione per Hezbollah, un caro amico, membro della delegazione di Hezbollah, nonché uno dei cervelli che sta dietro a una serie di scambi di prigionieri riusciti con l’aiuto tedesco, è venuto nella mia stanza. Essendo a conoscenza delle mie preoccupazioni, che avevo spesso espresso, mi ha abbracciato e mi ha detto: “È finita, Aoun abbandonerà i suoi provvedimenti contro Nahr el-Bared”. Senza far pressioni sul mio amico per avere ulteriori dettagli ho concluso che Hezbollah non aveva approvato gli ostacoli alla ricostruzione del campo e aveva ordinato ad Aoun di fare marcia indietro perché la resistenza non aveva bisogno del malcontento.

Quello che è sicuro è che il 23 ottobre 2009 il primo ministro ad interim, Fouad Siniora, ha informato i rappresentanti palestinesi di aver dato istruzioni all’Unrwa di riprendere immediatamente la ricostruzione di Nahr el-Bared, nonostante la possibilità per cui, teoricamente, il Consiglio della Shura potrebbe decidere di bloccarne permanentemente la ricostruzione. Fonti di Hezbollah hanno fatto sapere che non ci saranno ulteriori ritardi da parte di Aoun o altri riguardo a Nahr el-Bared.

Si può sentire il respiro di sollievo della comunità di rifugiati palestinesi in Libano fino all’interno del campo profughi palestinese di Yamouk, a Damasco. Sanno bene che per i loro amici ci sono ben poche opportunità.

(Traduzione di Arianna Palleschi per Osservatorio Iraq)


* direttore della Sabra Shatila Foundation (fplamb@sabrashatila.org)
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