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Libano: prove tecniche di conflitto

di Dagoberto Bellucci - 10/11/2009


Il Libano infine ha il suo governo di unità nazionale: dopo cinque mesi di
contrattazioni dalla vittoria che il 7 giugno scorso decretò la maggioranza al
fronte filo-occidentale dei partiti del 14 marzo il paese dei cedri cerca di
voltare pagina con la dichiarazione che ieri a Beirut ha confermato un accordo
tra le fazioni politiche.

Ad annunciare la formazione del nuovo esecutivo, presieduto per la prima
volta dal giovane Sa'ad Hariri in qualità di premier e leader della Corrente
Futura, è stato nella giornata di lunedì 9 novembre il segretario generale del
parlamento, Suhayl Bawji, il quale ha comunicato dal palazzo presidenziale di
Ba'abda l'accordo per la formazione del governo che vedrà partecipare anche i
partiti dell'opposizione nazionale.

Dopo cinque mesi di estenuanti tira e molla sul toto-ministri e negoziati
infiniti tra maggioranza e opposizione nasce infine quello che, sulla carta,
sarà un governo di stabilità destinato a durare nel tempo. Sono diverse le
motivazioni che spingono gli osservatori della stampa libanese e araba a dirsi
soddisfatti dell'accordo raggiunto a cominciare dal premier in pectore, quel
Sa'ad Hariri appena 40enne, riconosciuto infine come il legittimo leader del
raggruppamento filo-occidentale del cosiddetto fronte di Bristol che riprende
virtualmente il passaggio delle consegne dal padre, assassinato nel giorno di
San Valentino di quattro anni fa, dopo la parentesi Siniora.

Altri motivi per ritenere che l'accordo fra le fazioni libanesi stavolta
potrebbe reggere sono i segnali rassicuranti e l'avallo arrivato da tutto il
fronte dell'opposizione: da Hizb'Allah - che avrà due ministeri nel nuovo
esecutivo - al partito della Corrente Patriottica Libera del Gen. Michel Aoun
il quale ha consegnato ad Hariri infine i nominativi dei ministri designati dai
partiti filo-siriani.

"Apriamo una nuova pagina nella storia del paese, una pagina di cooperazione
che dovrà essere un auspicio per tutto il Libano ed i libanesi ad andare avanti
con fiducia" ha commentato Aoun - leader cristiano-maronita ed ex premier
durante l'ultimo periodo del conflitto civile - attualmente principale alleato
del Partito di Dio sciita filo-iraniano.
Al suo partito, la formazione 'orange' che ha marciato compatta al fianco di
Hizb'Allah durante le oceaniche manifestazioni di protesta che occuparono il
centro della capitale Beirut nel dicembre 2006, finiranno un ministero di Stato
ed il portafoglio sul Turismo e sull'Industria.

Anche Hizb'Allah vede riconosciuto il suo peso politico: alla formazione di
Sayyed Hassan Nasrallah dovrebbero andare il portafoglio per l'Agricoltura e
quello per la Riforma amministrativa. E' la terza volta nella sua storia che il
partito sciita entra in un esecutivo dopo la partecipazione a quello presieduto
da Siniora (dal giugno 2005 al novembre 2006) e dopo la partecipazione allo
scorso esecutivo nato dopo i disordini che colpirono la capitale Beirut e le
montagne dello Chuf druso messi a soqquadro dai militanti sciiti come risposta
ad una strage commessa dai milizani delle Forze Libanesi di Samir Geagea.

Il nuovo esecutivo sarà composta da 30 ministri di cui 15 alla maggioranza
filo-occidentale (sostenuta da Stati Uniti e Arabia Saudita), 10
all'opposizione (vicina a Iran e Siria) e cinque infine saranno quelli di
nomina presidenziale direttamente designati dal Capo dello Stato Gen. Michel
Souleiman. Una formula che permetterà una suddivisione dei poteri equa: nessuna
delle due fazioni potrà disporre infatti di diritto di veto e sarà delegato al
Presidente della Repubblica il compito di garantire la normale attività del
governo che si appresta a prendere i voti e la fiducia dell'assemblea
nazionale.

In attesa di conoscere i nominativi del nuovo governo libanese il paese dei
cedri tira un sospiro di sollievo. La situazione rimane carica di tensione per
le indiscrezioni che dalla stampa estera sono arrivate in concomitanza con
l'annuncio della formazione dell'esecutivo Hariri e che vedrebbero l'entità
sionista pronta a lanciare un attacco contro il Libano da quì alla prossima
primavera come ha sottolineato "Observer" quotidiano britannico le cui
rivelazioni sono immediatamente rimbalzate su tutta la stampa araba.

Niente di nuovo nè di particolarmente rilevante se pensiamo che oramai sono
tre anni abbondanti che il paese dei cedri vive sotto il quotidiano e continuo
rischio di una riapertura delle ostilità fra la Resistenza Islamica e i
sionisti dopo la tregua concordata tra le parti, il Libano e le Nazioni Unite
ed entrata in vigore il 14 agosto 2006 al termine di 33 giorni di pesanti
bombardamenti che rasero al suolo le principali infrastrutture del paese
causando oltre 1400 vittime e 3500 feriti in maggioranza civili.

Secondo quanto riferisce "Observer" il Partito di Dio si starebbe preparando
ad un nuovo tipo di guerra, diverso da quello che venne condotto all'epoca, e
all'uso di nuovi dispositivi missilistici capaci di contrastare una eventuale
offensiva israeliana. Hizb'Allah, come riferisce il quotidiano britannico,
sembrerebbe convinto che l'entità criminale sionista abbia intenzione di
lanciare un attacco contro le loro postazioni e contro il Libano prima di
scatenare un offensiva contro le installazioni nucleari iraniane.
A questo proposito Hizb'Allah starebbe rinforzando le postazioni difensive a
nord del fiume Litani mentre si segnalerebbe un riarmo generale in vista di un
conflitto che potrebbe essere scatenato dai sionisti per penetrare in
profondità all'interno del paese.

 Che la milizia sciita si stia preparando a una guerra diversa, più basata a
difendere il settore a nord del Litani (un tempo spartiacque della famosa
fascia di sicurezza istituita da "Israele" alla fine degli anni Ottanta), viene
confermato da Andrew Exum, esperto militare: “Sembra che stiano rinforzando i
villaggi per il prossimo round di combattimenti mentre stanno muovendo le loro
posizioni fisse più a nord rispetto all'Unifil, così da proteggere l’approccio
a Beirut e la valle della Bekaa”.

Dall'altro lato della barricata, sempre secondo quanto riferisce "Observer",
anche i sionisti si starebbero preparando ad un conflitto molto diverso dal
precedente: l'esperienza dell'estate 2006 è stata devastante per il morale
delle truppe e per l'opinione pubblica israeliana uscita a pezzi da
un'aggressione scatenata dal premier Ehud Olmert e dai suoi collaboratori nella
certezza di fare piazza pulita in poche ore di Hizb'Allah. Alla fine dopo oltre
un mese di cannoneggiamenti a tappeto del Libano le truppe israeliane furono
costrette ad un mesto ritiro contrassegnato da pesantissime perdite in uomini e
mezzi e dall'umiliazione di aver sbagliato tutti i calcoli in merito alla
reattività e alla combattività del nemico.

La prossima avventura in terra libanese, che comunque prima o dopo ci sarà
perchè "Israele" non dimentica gli smacchi subiti e da tre anni abbondanti
medita vendetta, dovrebbe vedere l'I.D.F. ('tsahal' = l'esercito d'occupazione
sionista) maggiormente impegnato in scontri terrestri. Gli strateghi militari
ed i vertici della Difesa di Tel Aviv starebbero valutando infatti l'ipotesi di
una riedizione dell'operazione "Pace in Galilea" che nell'estate 1982 portò i
carri armati dalla stella di Davide alla capitale Beirut in meno di una
settimana.

Proprio l'esperienza fallimentare del conflitto di tre anni or sono, quando i
razzi katiusha e le mine anti-carro della Resistenza intrappolarono e causarono
la distruzione di almeno 24 tank israeliani compresi i moderni Merkava di
ultima generazione orgoglio e vanto dell'esercito sionista, avrebbe spinto i
generali israeliani a valutare l'opzione terrestre cercando di limitare i
bombardamenti aerei controproducenti per combattere un nemico invisibile.
Nessuno sembra comunque evitare di 'segnare' una qualche data sul calendario
per l'inizio delle prossime ostilità: da questo momento a metà primavera ogni
momento potrebbe essere quello giusto perchè "Israele" lanci la sua nuova
aggressione.
 Il comandante hezbollah intervistato dal giornale inglese ha affermato: “Ci
aspettiamo che attacchino presto, se non questo inverno la prossima primavera,
quando il terreno non sarà troppo soffice per i loro mezzi cingolati”.
In attesa noi rientriamo nel paese dei cedri perchè l'atmosfera inizia a
'surriscaldarsi'.