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Colombia, Venezuela, e la destabilizzazione del Sudamerica

di Paolo Menchi - 10/11/2009

I rapporti tra Colombia e Venezuela ormai da qualche anno non sono dei migliori ed il fatto stesso di rappresentare, all'interno del Sudamerica, i due diversi poli delle relazioni nei confronti degli Stati Uniti, la prima alleato fedelissimo, mentre la seconda capofila di coloro che ritengono siano finiti i tempi dell'imperialismo americano, non hanno certo giovato alle buone relazioni tra i due paesi.

 

Non sono mancate pesanti e reciproche accuse come quella di definire il Venezuela fiancheggiatore del terrorismo dei guerriglieri delle Farc o quella di accusare la Colombia di aver concesso agli Usa di installare sette basi militari per agevolare una futura invasione nel paese guidato da Chavez.

Nelle ultime settimane la situazione si è ancora aggravata, tanto che da più parti si invoca l'intervento di un mediatore per risolvere una situazione che potrebbe diventare esplosiva con conseguenze difficilmente prevedibili, vista anche la rete di alleanze che ciascuna delle due nazioni ha allacciato nel continente.

Nei giorni scorsi il governo venezuelano ha annunciato di aver dispiegato quindicimila soldati ai confini con Colombia e Brasile per tenere sotto controllo la criminalità, attribuita in gran parte ai paramilitari colombiani lanciando anche l'accusa che questi atti di violenza facciano parte di una precisa strategia statunitense attuata da Bogotà per destabilizzare lo sgradito governo venezuelano e favorire un cambiamento al vertice.

Il ministro degli esteri venezuelano Maduro ha dichiarato che negli ultimi quattro anni sono stati arrestati ben duecento paramilitari colombiani che progettavano l'assassinio di Chavez, sfruttando anche legami con alcuni membri dell'opposizione.

Dalla parte opposta si esprime preoccupazione per la situazione di violenza che è costata la vita a diversi cittadini colombiani e si accusa anche l'esercito del Venezuela di utilizzare metodi troppo sbrigativi e brutali da essere stato, in alcuni casi, responsabile di queste morti.

Difficile dire chi abbia ragione, l'unica cosa certa è che la tensione sta progressivamente aumentando e, in considerazione della totale ritrosia da parte dei due presidenti di incontrarsi per cercare una soluzione, diventa fondamentale l'intervento di un altro capo di Stato che possa svolgere attività di mediazione.

L'unico leader che, per carisma, perché ha alleanze commerciali con entrambi ed anche in virtù di una posizione "intermedia" (buoni rapporti sia con gli Usa che con i paesi "ribelli" guidati da Chavez), pare il presidente brasiliano Lula che si è già dichiarato disponibile.

Lo stesso Lula ha tutto l'interesse che le nazioni più vicine evitino guerre e tensioni che potrebbero avere conseguenze anche all'interno del suo Paese, proprio in un momento cruciale per il Brasile, in forte crescita economica e con la macchina organizzativa già in moto in vista delle due grandi manifestazioni sportive che andrà ad ospitare nel 2014 e nel 2016 (Mondiali di calcio e Olimpiadi) che potrebbero lanciarlo definitivamente tra le nazioni più sviluppate del mondo.

Il presidente brasiliano non ha mancato neanche di criticare Obama, infatti, ha dichiarato che dopo la promessa di un nuovo rapporto con l'America Latina, l'unica cosa concreta che si è vista è stato il golpe in Honduras.