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Basta personalismi

di Gianfranco La Grassa - 11/11/2009


1. Stando a quanto scrivono oggi, domenica 8, i giornali, dovrebbe iniziare una settimana decisiva
non solo per il governo, ma per l’intera politica italiana. Me lo auguro (ma non ci credo), perché sono
stufo di questa melina, di questa guerra per bande sia nello schieramento di maggioranza che in quello
di opposizione. Come sempre accade, quando la guerra si scatena secondo simili modalità – con
l’intervento di forze eversive che agiscono dietro le quinte, mandando avanti guastatori tipo certi Pm o
ex Pm (spero sia subito comprensibile ciò di cui, e di chi, sto parlando) – le polemiche perdono la loro
valenza politica e diventano puramente personalistiche. Ho rotto o comunque raffreddato i rapporti con
amici e conoscenti di un tempo, proprio perché essi sono stati colpiti dal virus antiberlusconiano, un
vero agente patogeno che rammollisce i cervelli e impedisce di valutare la sostanza delle scelte
politiche effettuate da questo o quello schieramento, senza più guardare esclusivamente le etichette di
destra o di sinistra, di fascismo o antifascismo, ecc.
Considero solo la politica, mentre le persone sono da me ignorate. Certo, posso provare delle
istintive simpatie e antipatie (cosiddette “di pelle”), ma queste non guidano i miei ragionamenti politici.
Sono poi contrario ad ogni e qualsiasi forma di moralismo, che so essere pura ipocrisia; non mi
interessano i sedicenti conflitti di interesse, la corruzione, le tangenti, e tutto l’armamentario in voga
per distruggere chiunque insegua obiettivi differenti e opposti al politically correct, con il suo falso
buonismo verso i “diversi”, che sono consegnati proprio così alla loro diversità. Non mi interessa nulla
che il presidente degli Usa sia un nero né che faccia dichiarazioni pretese miti e distensive. Mi interessa
che abbia criticato l’apparato finanziario per poi proseguire una politica ad esso del tutto favorevole,
nominando Geithner, l’amico delle banche, al Tesoro. Mi interessa che invii altre truppe in
Afghanistan, pur cercando di barcamenarsi (credo con molti nascondimenti delle scelte reali) sull’entità
numerica di tali truppe. Mi interessa che la Clinton sia andata in Israele per avvicinarsi alle “ragioni” di
tale paese, manifestando invece crescente “diffidenza” verso Hamas e la parte maggioritaria dei
palestinesi. E via dicendo.
Così pure, in Italia, la mia attenzione è concentrata sulla politica seguita dal governo e su quella che
sarebbe patrocinata dalla “sinistra”, con le ormai note ed evidenti connivenze di una parte della
“destra”. Della politica interna parleremo meglio in futuro; qui mi limito a dire, in estrema sintesi, che
non mi piace né quella della maggioranza (del resto non sempre compatta e coerente) né quella
propugnata dalla sinistra, colpevole di lassismo, permissivismo, antimeritocrazia, difesa in ogni
occasione dei “lavoratori” anche quando non sarebbe il caso, ecc. Non approvo per nulla il razzismo e
l’anti-islamismo così come la pretesa di accogliere tutti gli immigrati “a prescindere”; ecc. ecc.
Veniamo invece alla politica estera. Non mi lascio ingannare dalle foto – che tanto scandalizzano i
banaloni di “destra” – di D’Alema sottobraccio ad un dirigente Hezbollah in Libano. So bene che
quest’individuo, non come singolo bensì invece quale rappresentante significativo dell’intera “sinistra”,
è il migliore scherano degli Usa e, dunque, di Israele. Conta di più quel che fece aggredendo la
Jugoslava al seguito degli Usa piuttosto che l’andare a braccetto con un dirigente islamico. Conta ancor
di più quel che avvenne nel 1992-93, da cui tutto il resto è seguito. Allora, caduto il muro e dissoltasi
l’Urss, il regime Dc-Psi non godé più la rendita di posizione di un’Italia facente parte della Nato e del
“mondo libero”. Si dovevano trovare servi molto più obbedienti ai voleri degli Stati Uniti – ormai
convinti di un loro lungo periodo di predominio mondiale di tipo imperiale – e degli alleati/subordinati
“strutturali” di questi ultimi, situati nella Confindustria agnelliana, nelle banche e, in generale, negli
ambienti che parteciparono alla riunione sul “panfilo Britannia”, ivi decidendo la disfacimento dei
settori economici “pubblici” da svendere a quelli privati.
Nessun sicario può essere migliore di chi rinnega l’intero suo passato (senza riflessione autocritica
alcuna) e viene, per questo suo misfatto, salvato dal naufragio generale degli altri suoi consimili a
livello mondiale. Un personaggio del genere non può più tornare indietro, pentirsi, perché sarebbe
distrutto in un attimo; è ormai sotto ricatto permanente e, se cerca di sottrarvisi, vengono a galla
pubblicamente alcuni “patti scellerati” (più o meno “oggettivi” o forse anche consapevoli; non sono in
grado di sciogliere tale dilemma) e vari atti compiuti all’epoca in cui l’ex Pci fu salvato dalla
distruzione dell’intero apparato politico italiano (per i dirigenti di questo partito, ad esempio, valse il
principio del “poteva non sapere”, che invece non venne e non viene ritenuto valido per gli avversari
della “sinistra”).
Come sostenni fin dall’epoca (Il Teatro dell’assurdo, Punto Rosso Milano, gennaio 1995, scritto
con Preve), l’entrata in campo di Berlusconi – oggettivamente e indipendentemente da simpatie o
antipatie personali – salvò il paese da un’autentica “dittatura” (pur nelle solite ingannevoli forme
“democratiche” all’americana) da parte degli ormai “venduti” agli Usa e alla Confindustria e finanza
sopra citate. E preservò quei pochi rimasugli di industria pubblica che oggi sono la base di una politica
estera minimamente autonoma; proprio per questo i soliti sicari (con i soliti mandanti) cercano a tutti i
costi di finire l’opera di devastazione iniziata dopo la riunione sul “Britannia”. I tentativi sono ossessivi
e reiterati, tutti provenienti da sinistra; se nessuno di questa ignobile parte politica vuol vederli, è
difficile ormai credere ad una sua qualsiasi buona fede.
Nell’estate 2003, se non ricordo male di ritorno dal nord Africa, Putin si fermò in Sardegna da
Berlusconi. Dopo qualche tempo Mincato fu sostituito da Scaroni alla guida dell’Eni (non faccio
supposizioni d’alcun genere in merito, riporto solo il fatto). Si sviluppò comunque una politica
“energetica” che, senza fare paragoni troppo stringenti, ha comunque seguito un suo iter minimamente
“matteiano” (da Enrico Mattei). Gli attacchi all’Eni da parte della sinistra (e dell’Authority e degli
organismi europei, che hanno così dimostrato da che parte stanno) sono stati da allora continui; sempre
respinti finora, non semplicemente per merito di Berlusconi, ma certamente anche per questo. Circa
due anni fa, il vicepresidente della Gazprom indirizzò al Giornale (fatto assai significativo, direi) una
lettera, in cui manifestava sorpresa per la miopia di certi ambienti politici ed economici italiani.
Sorpresa largamente finta, che mascherava la minaccia di prendere provvedimenti se si fosse
continuato in quest’opera di intralcio e boicottaggio, che danneggia il nostro paese per rispondere agli
interessi Usa e degli organismi europei, ormai largamente dimostratisi longa manus della potenza
ancora più forte (ma in relativo declino). Gli attacchi all’Eni, da parte di gruppi politico-economici
chiaramente “anti-italiani”, continuano tuttora.
2. Poste le questioni in modo molto schematico, sono personalmente favorevole a qualsiasi nostra
politica rivolta ad est e a sud, di sostanziale amicizia verso la Russia e certi paesi arabi (tipo Libia e
Algeria). Una politica che quindi, differenziandosi da quella degli altri paesi della UE, guarda con
minor simpatia Georgia e Ucraina. Ho accolto con favore l’ultimo importante accordo con il
Kazakistan. Così come del resto buone sono le recenti aperture verso la Turchia, in termini economici
che non sono scevri di significati (geo)politici; si pensi all’accordo secondo cui la Finmeccanica
costruirà in quel paese una fabbrica di elicotteri. Fondamentale mi appare il deciso atteggiamento a
favore del Southstream (gasdotto Eni-Gazprom) e contro – perché è contro, malgrado il diplomatico
“c’è posto per tutti” – il Nabucco, che certa nostra stampa, anche di “destra”, tenta di far passare per
europeo (solo perché è suo presidente il verde tedesco Fischer) mentre è chiaramente un gasdotto cui
tengono moltissimo gli Stati Uniti; ancora una volta, non per semplici interessi economici bensì
schiettamente geopolitici.
Su tutti questi punti la sinistra – ivi compresa quella “estrema” che ciancia a volte di
antimperialismo, ma è pronta a sostenere Pd e Idv pur di tornare a contare qualcosa in termini di
posticini ben remunerati per i suoi ambiziosi capetti privi di qualsiasi progetto politico – è
costantemente dalla parte degli Usa, trincerandosi dietro l’ipocrisia che adesso è suo presidente un
“democratico”, un “progressista”, e per di più un “diverso” perché nero. Peccato che non sia anche un
“transessuale” perché allora la “sinistra” sbaverebbe e inneggerebbe ad una “rivoluzione” ancora più
radicale di quella adorata un tempo: la “proletaria”. Il disgusto suscitato da tale schieramento è ormai al
diapason. Non c’è più alcuna possibilità di dialogo con simili dementi (la maggioranza) e mascalzoni (i
vertici dirigenti). La “sinistra” – assieme alla “destra” con essa connivente – rappresenta l’autentica
forza filoamericana, l’equivalente della Repubblica di Weimar, dominata dalla finanza. Questo è il
nemico principale.
Siano chiari alcuni punti essenziali. Intanto, non sono così inebetito da ritenere che una parte, quella
che vede schierata una potenza come la Russia, sia il Bene antagonista del Male rappresentato dagli
Usa. So perfettamente che si sta tornando ad una situazione multipolare, che vede alcune potenze in
lotta fra loro. Tuttavia, per il momento e ancora per un bel po’ d’anni, gli Stati Uniti resteranno, sia
pure declinanti ma in senso solo relativo, la più forte potenza mondiale, con tutto il corteggio di
aggressioni; non semplicemente militari, poiché si dedicheranno subdolamente a continue mene,
agendo “per vie interne”, adoperando forze a loro asservite che in Italia sono quelle già sopra indicate.
Chiunque si opponga a tali forze non può essere trattato con atteggiamento di mera ostilità.
Vi sono nello stesso tempo punti assai oscuri della politica estera italiana, che non approvo affatto.
Le truppe in Afghanistan che agiscono al servizio degli americani, per di più con l’irritante favoletta
che sono state inviate per portare pace e democrazia. Si mandano a morire giovani italiani e si copre
l’ignominia con la solita parolina magica, la “Patria”, mentre invece ci si adegua agli interessi altrui
senza dignità né un minimo di nostro beneficio; salvo il ben noto “pararsi il culo” dalle mene
americane di cui appena detto, che tanto continueranno alla faccia di coloro che scendono a simili
inutili compromessi. Da questo punto di vista, la “furbata” del governo di appoggiare a Ministro degli
Esteri della UE “un uomo per tutte le stagioni” si rivelerà presto, se ottiene successo, un boomerang
clamoroso; ci si augura che, dopo, quelli della “maggioranza” (squinternata) non vengano a recitare la
parte delle “verginelle sedotte e abbandonate”.
Egualmente negativo è l’appoggio smaccato ad Israele, la predisposizione a trattare con il Quisling
palestinese Abu Mazen e con i paesi arabi “moderati” (cioè felloni e voltagabbana, tipo l’Egitto), nel
mentre si aderisce – sia pure in tono minore, appena un po’ minore – alla campagna anti-iraniana e
anti-islamica in genere. Non si ha inoltre il coraggio di guidare infine una vera contrapposizione ad
organismi europei appiattiti sulla potenza d’oltreatlantico, e che stanno mettendo i tasselli per una
nostra meschina subordinazione.
Anche in tal caso, domandiamoci però: i punti oscuri appena segnalati sarebbero rischiarati se al
governo ci fosse la “sinistra”? Assolutamente no, anzi sparirebbero pure le scelte di autonomia sopra
ricordate, quelle che mettono non a caso nei pasticci l’attuale premier. Questi ha però il grave torto di
non parlare chiaro, di continuare con la sciocca critica ai comunisti. Non ce ne sono affatto in Italia;
solo etichette per quanto concerne alcuni gruppetti gracilissimi. Le toghe non sono “rosse”; eversive,
magari, ma ci si domandi perché e a favore di chi, e si dia la risposta corretta che è sotto il naso. E’
ovvio che non si può appoggiare chi continua a ingarbugliare le carte per non prendere netta posizione
contro coloro che stanno veramente manovrando per devastare il paese e rafforzarsi a spese della
maggioranza della popolazione: gli Usa, la Confindustria e finanza parassite, i loro scherani politici, da
15 anni sempre gli stessi. Si tratta di quelli che rinnegarono ogni residuo del loro passato per salvarsi
dal “crollo del muro”, quelli che hanno tradito pure la Resistenza, contrabbandandola per l’opera
“illuminata” (e “democratica”) di un antifascismo attaccato al fascismo fino alla sua sconfitta e poi
vendutosi ai “liberatori”, cioè agli invasori, che ci hanno messo sotto i piedi.
Questo il quadro sinteticamente delineato. In quest’ambito ci si deve muovere. Non si appoggi toto
corde nessuno; si sappia però distinguere tra i puri servi degli Usa e chi manovra alla ricerca di un
qualche spazio di autonomia, essendo però poco sincero e mai rivelando alla popolazione qual è la
reale posta in gioco. Si deve parlare chiaro e netto, senza peli sulla lingua. In primo luogo, fermo sia un
proposito: nessun appoggio alla “sinistra” di tradimento, che sta progettando sovversioni (“colorate”)
nel nostro paese. Poi critichiamo pure i deboli e ambigui sostenitori di una nostra autonomia, che
dovrà, alla resa dei conti, essere perseguita in antitesi agli Usa e alla UE (almeno così com’è oggi
conformata). Sarebbe indispensabile la nascita di tutt’altra forza politica rispetto alle esistenti. Per il
momento, è sufficiente quanto qui detto.