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Gli aiuti occidentali ci stanno rovinando

di Dambisa Moyo - Roberto Giovannini - 17/11/2009

Nata in Zambia 28 anni fa, questa brillante economista con un dottorato a Oxford, un passaggio alla Banca Mondiale e alla Goldman Sachs tra Londra e New York, ha scritto l`anno scorso un libro sull`Africa e l`Occidente e il fallimento della politica degli aiuti internazionali - Dead Aid, sottotitolo «Why Aid is Not Working and How There is Another Way for Africa» - che ha sollevato una tempesta di polemiche. Le bordate sono arrivate soprattutto da sinistra e dal mondo liberal. Lei parte da una banale constatazione:il trilione di dollari di aiuti in 30 anni non ha portato sviluppo autonomo e non ha cancellato la povertà, ma ha foraggiato élite politiche corrotte e creato una mentalità di dipendenza. Dunque, meglio abolire gli aiuti ai governi, limitandoli alle popolazioni; meglio puntare sugli investimenti diretti, che creano occupazione; meglio, soprattutto, rovesciare l`approccio pietistico (simboleggiato da Bono e Angelina Jolie) che vede nei «poveri africani» degli «oggetti» di aiuto, passivi simboli del senso di colpa dell`Occidente opulento.

Dove ha sbagliato l`Occidente?

«Basta esaminare cosa ha funzionato e cosa no. Se si guarda alla Cina, all`India, al Sudafrica, negli ultimi 30 anni lì si è verificato un successo: basato non certo sugli aiuti, ma sul commercio, sugli investimenti, sulla crescita dei mercati di capitali, sullo sviluppo del credito, sul sostegno al risparmio e all`afflusso delle rimesse degli emigrati. Un modello completamente diverso dall`Africa, che dimostra che c`è una via maestra per crescere e ridurre la povertà».

Qualcuno l`accusa di offrire un alibi a chi vuole tagliare gli aiuti. Altri obiettano che senza spazzare via le corrotte élite politiche africane la via virtuosa allo sviluppo resterà un`utopia.

«Non ho mai detto che l`Occidente debba abbandonare l`Africa; dico solo che dovrebbe sviluppare commercio e investimenti, e non continuare su una strada sbagliata e fallimentare. E poi, è proprio la politica degli aiuti ad alimentare una leadership politica africana tanto orribile. Se non si cambia, non avremo mai leader politici di qualità. Le persone serie, di valore, i tanti giovani africani preparati e intelligenti, non sono interessati a impegnarsi in politica, che è un gioco fasullo basato su questa cultura dell`elemosina fondata sul senso di colpa del mondo ricco che rafforza i politici corrotti».

Per qualcuno la Cina sta assumendo in Africa un profilo di potenza neocoloniale ma a suo giudizio è un`opportunità.

«Certo, anche i cinesi in alcuni casi sostengono dittatori e politici corrotti, ma in ultima analisi la Cina con i suoi investimenti sta portando sviluppo e migliorando il tenore di vita, che è un prerequisito - attraverso la nascita di una classe media della democrazia e del buon governo. Sappiamo che la Cina sta giocando una sua partita politica, ma per l`Africa è una vera chance di cambiamento. L`Occidente, invece, pare molto più interessato alla sopravvivenza delle dinastie politiche sue clienti».

È in corso una crisi planetaria, pare complicato trovare risorse per l`Africa.

«Un flusso limitato di aiuti dovrà esserci sempre, come sostegno temporaneo e per le emergenze, ma prima o poi vi renderete conto che noi africani siamo come tutti gli altri: ci servono posti di lavoro. Come generarli? Ad esempio, comprendendo che l`Africa è un imponente e giovanissimo mercato, con il 60% della popolazione con meno di 24 anni».

Ma c`è una burocrazia soffocante, continue tangenti...

«Ma è normalìssìmo, dato il contesto economico. Non c`è lavoro, e se ne hai uno non ti pagano per 6-8 mesi, un anno. Se in Italia i dipendenti pubblici non ricevessero lo stipendio da un anno, tutti chiederebbero tangenti! Sarà così, finché non si rimette in moto un processo di sviluppo virtuoso. Negli anni`60, nell`Africa che si affacciava all`indipendenza, c`era fierezza, dignità, avevamo leader con grandi idee. Oggi c`è una pletora di piccoli capetti che vanno ai vertici internazionali a mendicare aiuti e non hanno mai una proposta. Una mentalità che purtroppo si è diffusa in tutta la società».

Molti commentatori liberal hanno duramente criticato le sue proposte. Come si spiega questo atteggiamento?

«Pensano che l`Africa non ce la possa fare. Vogliono «avere cura» degli africani, e sentirsi in colpa per loro. In fondo gli fa comodo pensare che non siamo eguali, che abbiamo bisogno di loro, che ci serve un`elemosina e non posti di lavoro. Nessuno pensa che in Cina e in India ci sono più poveri che in tutta l`Africa. Ma avete mai visto uno spot con un bambino cinese povero e affamato? Mai. Perché i cinesi sono rispettati e sì fanno rispettare. L`Africa per qualcuno è solo la terra della guerra, della malattia, della corruzione, della povertà. A una certa opinione liberal va benissimo così».