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Quelle putride leggi che soffocano la libertà di parola

di Redazionale (The Sunday Times) - 18/11/2009


Immaginate un paese in cui ai cittadini è proibito leggere i giornali e i libri americani e accedere ai siti web internazionali. Gli scienziati e gli scrittori sono trascinati davanti ai tribunali e minacciati di danni massicci anche se il loro presunto reato è stato commesso altrove e anche se avevano espresso delle opinioni legittime. Sa di regime totalitario repressivo ma è l’Inghilterra del giorno d’oggi. Ed è tutto a causa delle nostre assurde leggi sulla diffamazione e del modo in cui vengono interpretate dai tribunali.

L’Alta Corte di Londra è il luogo dove il mondo viene in cerca di risarcimenti per diffamazione. I casi vengono portati qui quando la diffamazione originaria è avvenuta a migliaia di chilometri di distanza. E’ per questo che giornali stranieri come il New York Times e il Washington Post stanno pensando di sospendere le pubblicazioni in Inghilterra e di bloccare l’accesso ai loro siti web. Se non vi fosse stata pubblicazione in Inghilterra, non vi sarebbe stata diffamazione e gli editori non rischierebbero enormi danni.

Anche questo potrebbe non bastare. Rachel Ehrenfeld, una studiosa americana, ha pubblicato il suo libro, Funding Evil: How Terrorism Is Financed and How to Stop It [Finanziare il male: come viene finanziato il terrorismo e come fermarlo] in America. Solo 23 copie ne sono state vendute in Inghilterra, su internet. In nessun senso razionale del termine si può dire che il libro è stato pubblicato in Inghilterra. Tuttavia, su questa base inconsistente un ricco uomo d’affari saudita ha sporto querela a Londra ed è stato premiato con 130.000 sterline di danni e spese.

Come risposta, il governatore dello stato di New York ha firmato una legge che fornisce ai newyorchesi “maggiore protezione contro le sentenze per diffamazione in paesi le cui leggi sono incompatibili con la libertà di parola garantita dalla Costituzione americana”. Diversi stati americani permettono alle vittime di questo “turismo della diffamazione” di controquerelare per vessazioni. E’ vergognoso per questo paese [l’Inghilterra] che il Congresso stia prendendo in considerazione una legge per proteggere gli americani dalle iniquità della legge inglese sulla diffamazione.

Questo non è il solo tipo di turismo della diffamazione. Peter Wilmshurst, un cardiologo specialista, è stato querelato in Inghilterra da NMT Medical, un’azienda americana di tecnologia medica, per delle affermazioni da lui fatte negli Stati Uniti che vennero riportate da una rivista specialistica americana. La causa contro di lui in America sarebbe stata respinta.

Le restrizioni dell’Inghilterra alla libertà di parola stanno acquistando notorietà. La commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha detto che le nostre leggi sulla diffamazione scoraggiano il giornalismo serio su materie di pubblico interesse legittimo e impediscono agli studiosi e ai giornalisti di pubblicare. Sir Ken McDonald, l’ex direttore dei procedimenti giudiziari, ha detto che “la nostra legge dovrebbe favorire il libero scambio delle idee. Dovrebbe proteggere la ricerca e la scienza…Sfortunatamente, l’ovvia riluttanza del governo ad agire va inquadrata nella crescente tendenza degli ultimi anni a minare la libertà di parola”.

Questo non è solo un giornale che brontola sulla diffamazione. Accettiamo che le storie controverse debbano essere giustificate e che le persone abbiano il diritto di difendere la propria reputazione. Il problema riguarda l’inibizione della libertà di parola, che annichilisce il dibattito e impoversice la vita intellettuale di una nazione.

Neppure rettificare è così difficile. Un mezzo è l’arbitrato, per evitare costi proibitivi; un altro è spostare l’onere della prova dall’imputato al querelante e mettere un limite ai danni (sebbene le spese legali siano spesso un problema maggiore). I tribunali potrebbero respingere le cause in cui in questo paese vi sia meno del 10% della circolazione di una pubblicazione o del traffico di un sito web, e introdurre nella legge sulla diffamazione una solida difesa dell’interesse pubblico. L’Alta Corte sta diventando un’enorme macchina di contanti per querelanti e legali senza scrupoli, ed è ora che tutto ciò finisca.

[1] http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/leading_article/article6917242.ece