La crisi economica planetaria non ferma le emissioni di gas serra: foreste e oceani hanno perso la loro capacità di assorbire anidride carbonica e il surriscaldamento del pianeta non accenna a rallentare. «Se non si troverà subito un accordo per stabilizzare e ridurre le emissioni, l’aumento della temperatura globale non sarà di 2-3 gradi come fin qui ipotizzato, ma arriverà anche a 5-6 gradi entro la fine dell’attuale secolo», avverte la studiosa Corinne Le Quere, presentando l’ultimo studio realizzato da 31 ricercatori di sette paesi. La ricerca dimostra per la prima volta, dati alla mano, quello che molti scienziati avevano previsto: la rottura del ciclo della CO2.

«L’equilibrio fin qui esistente tra le emissioni di anidride carbonica (CO2) e la capacità di assorbimento da parte degli ambienti naturali, soprattutto gli oceani, si è rotto», riferisce il “Corriere della Sera”, riportando i risultati dello studio. Se la direzione non sarà cambiata rapidamente con azioni concrete, la temperatura globale è destinata a crescere senza sosta con un aumento anche di 6 gradi, con conseguenze catastrofiche per tutti.

Lo studio è stato realizzato da 31 studiosi (inglesi, australiani, stratunitensi, francesi, brasiliani, norvegesi e olandesi) ed è stato pubblicato sul sito web della rivista Nature Geoscience. L’indagine è stata condotta nell’ambito del Global Carbon Project, creato nel 2001 per quantificare con precisione le emissioni globali di anidride carbonica e individuarne le cause principali.

La ricerca dimostra che negli ultimi 50 anni la media delle emissioni di CO2 rimasta nell’atmosfera ogni anno è stata pari al 43%, mentre il resto è stato assorbito dal terreno e dagli oceani. In particolare, dal 1959 al 2008 la frazione rimasta nell’atmosfera è aumentata dal 40% al 45%: è la prova, rilevano gli autori dello studio, della perdita di efficienza delle riserve naturali. I “filtri” biologici, inondati di emissioni, non riescono più a smaltirle. «È la prima evidenza di come le riserve naturali stiano rispondendo ai cambiamenti climatici», afferma la coordinatrice della ricerca, Corinne Le Quere, dell’università britannica di East Anglia e del British Antarctic Survey.

«Le emissioni di combustibili fossili – osserva il “Corriere della Sera” – sono aumentate del 41% fra il 1990 e il 2008. Fra il 2000 e il 2008 l’aumento è stato del 29%, pari a circa il 3,4% all’anno rispetto all’uno per cento degli anni Novanta». Nonostante la crisi economica, nel 2008 le emissioni sono aumentate comunque del 2%. Per il 2009 si prevede un ritorno ai livelli del 2007 e poi una nuova crescita nel 2010.

Secondo i ricercatori impegnati nell’indagine, la principale causa è da riscontrarsi nel massiccio utilizzo del carbone per produrre energia. Con il risultato che, attualmente, i Paesi in via di sviluppo emettono più gas serra rispetto ai Paesi industrializzati. In particolare, osservano gli studiosi, a causa della vorticosa crescita economica degli ultimi decenni, le emissioni da parte di Cina e India si sono più che raddoppiate dal 1959.

Secondo Corinne Le Quere, se alla prossima conferenza sul clima di Copenaghen non si troverà un accordo sulla riduzione delle emissioni, dovremo aspettarci un rialzo delle temperature globali anche di 6 gradi, nel giro di 150 anni al massimo. «Il fatto è che, dopo il mancato accordo tra Cina e Usa sulla riduzione delle emissioni – osserva il “Corriere della Sera” – la conferenza di Copenaghen appare già destinata a non produrre nulla di concreto ancora prima di iniziare. E questo studio rischia di diventare l’ennesima previsione inascoltata di Cassandra».

Il cambiamento climatico in atto è una “crisi silenziosa” che sta letteralmente distruggendo il mondo, visto che prova la morte di circa 300 mila persone l’anno e coinvolgendo circa 300 milioni di abitanti del pianeta, secondo l’ultima denuncia del Global Humanitarian Forum. L’organismo delle Nazioni Unite prevede che entro il 2030 le vittime dell’effetto serra potrebbero addirittura quasi raddoppiare, arrivando a oltre mezzo milione, come conferma l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan: «E’ la più grande sfida di emergenza umanitaria dei nostri tempi».

Fonte: www.libreidee.org