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Troppo cibo per poter mangiare tutti. Il decalogo "econologico"

di Giuseppe Altieri - 23/11/2009

Oggi al mondo alleviamo circa 45 miliardi di animali, che in termini di
consumo corrispondono ad almeno 10 miliardi di bovini, ovvero più dei SUV oltre a mangiare almeno come 20 - 25 miliardi di persone. Questo mentre 1 miliardo di esseri umani ( la popolazione mondiale si attesta sui 6 miliardi) soffre e muore di fame. Secondo il recente rapporto del
Worldwatch Institute, la CO2 e gli altri gas serra prodotti dagli allevamenti industriali superano il 50% delle emissioni totali delle
attività umane responsabili dell'effetto serra (industria, energia,
trasporti, ecc.). a questo si aggiunge che la maggior parte dei trasporti interessa merci alimentari che girano per il mondo globalizzato. E durante gli stoccaggi, la trasformazione industriale e la distribuzione al dettaglio se ne perde almeno il 20% per deterioramento o scadenza (e un'altra percentuale finisce direttamente nella spazzatura dal nostro frigorifero).
Considerando, poi, che circa l'80% dei rifiuti prodotti dalle famiglie
interessa le confezioni alimentari, forse ci rendiamo conto del disastro
economico, ecologico e tossicologico che sta attentando al futuro della specie umana sulla Terra. Un vero e proprio "suicidiolocausto" che ci vede spesso attori-consumatori inconsapevoli di una realtà oggi drammatica, frutto di un'economia perversa, dove la malattia e la morte rappresentano ormai gran parte del PIL. Sotto l'abile e capillare regia delle multinazionali Nuclearpetrolagrochimicofarmaceuticogm ( suggerisco la visione de "Il Mondo secondo Monsanto", di Marie Monique Robin, Arianna Editrice su youtube.com).
Gli allevamenti zootecnici, senza terra all'interno di capannoni industriali, ad esempio, inquinano con liquami e nitrati, consumando
moltissima energia per la climatizzazione. Gli animali mangiano soia,
mais, residui di colza e cotone, spesso ogm, derivati da coltivazioni
agroindustriali e monocolture che impiegano concimi, pesticidi e
diserbanti chimici di sintesi, medicinali veterianari, ormoni, ecc.,
consumando altro petrolio ed inquinando la biosfera con ossidi di azoto (nella produzione dei concimi), residui tossici non biodegradabili, ogm, che si diffondono ed accumulano nelle catene alimentari. Aumentando ulteriormente gli sconvolgimenti climatici e naturali conseguenti. E provocando il cancro... in campagna come in città.
La carne degli allevamenti senza terra o di allevamenti super intensivi, seppur all'aperto, che mangiano ogm dopo aver distrutto foreste o pascoli naturali, esportata a basso costo, distrugge le economie degli allevatori locali, invadendo i mercati con merci "pericolose", ottenute a discapito della natura, spesso sfruttando gli stessi popoli affamati quale manodopera al più basso costo. Si crea così altra fame, per il conseguente fallimento delle economie agricole "autoctone" e la conseguente perdita delle sovranità alimentari nazionali tradizionali. Partendo dai paesi più poveri, fino ad arrivare a quelli più ricchi.
Vengono colpiti allevatori locali tradizionali, che mandano gli animali a
pascolare in modo equilibrato, facendo mangiare loro ciò che l'uomo non può mangiare direttamente, come l'erba dei prati di montagna, che sopportano costi maggiori. Ma falliscono oggi soprattutto gli allevamenti industriali europei senza terra, dipendenti dai mangimi importati e da elevati capitali di produzione, oggi ormai al capezzale, indebitati fino al collo e tenuti in vita solo dalle flebo della PAC (Politica Agricola Comunitaria) che dissanguano l'economia europea (3 miliardi di euro in sussidi alla zootecnia industriale nel solo 2007, fonte Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione - NEIC-
www.nutritionecology.org).
Lo stessa spirale perversa si realizza per la frutta, gli ortaggi, il
grano, il vino, l'olio, ecc...: l'agricoltura industriale, che accumula
pesticidi (soprattutto nelle carni, nei formaggi, nella frutta, negli
ortaggi e nei vini), è destinata a fallire per la globalizzazione delle
produzioni di cibi "sotto costo", che invadono i mercati locali,
attraverso "Supermercati" ed importatori selvaggi collegati, diffusi
ovunque, ormai anche nei piccoli paesini. Sono loro gli unici che ci
guadagnano da questo sistema infernale, insieme alle ditte produttrici di pesticidi, sementi, mangimi, ogm ed alle multinazionali farmaceutiche che "vivono a spese dei loro clienti ammalati" di patologie degenerative, provocate dall'inquinamento chimico e dalle diete a prevalenza di Proteine e Grassi animali e OGM.
La salute planetaria è minacciata e danneggiata in maniera vergognosa: l'Italia, ad esempio, oggi spende circa l'80% dei bilanci regionali per le malattia nonostante si chiami "Sanità". Sarebbe molto meglio curare i sani con una corretta nutrizione biologica, basata su alimenti di stagione, in prevalenza o totalmente vegetariana.
In un pianeta che assomiglia sempre più ad un lager a cielo aperto, dove si sperimenta ogni sorta di attentato alla salute umana e all'ambiente con il beneplacito degli apparati pubblici preposti alla sicurezza alimentare e sanitaria (EFSA, Food and Drug Administration, ministeri) e le opposizioni di facciata delle cosiddette associazioni ambientaliste "ufficialmente riconosciute", che siedono insieme ai sindacati nei tavoli di concertazione della politica "tossicodipendente e telecomandata".

A partire dai nostri bambini, che ancora oggi in Italia sopportano dosi di "tolleranza di pesticidi", calcolate su un peso di 60 kg (di un adulto), mentre non è stato ancora stabilito un limite per la sommatoria dei diversi residui chimici che si possono trovare negli alimenti, nonostante un referendum nazionale sul tema, nel 1992.
Mentre i supermercati aprono al loro interno farmacie per i propri clienti sempre più ammalati, i Paesi più affamati sono spesso i maggiori esportatori di cibo per animali. Eppure, tradizionalmente, con la vera dieta mediterranea (al 5-10% di proteine, 80% di carboidrati, 10-15% di grassi vegetali, frutta e verdura vive a volontà), si tenderebbe verso un'economia-ecologica. E i consumatori sono sempre più orientati in tal senso e verso il consumo di prodotti biologici.
Cosa fare? Sono almeno 30 anni che diciamo le stesse cose, ma oggi ci sono delle opportunità legislative e finanziarie assolutamente da non perdere, per uno sviluppo rurale agroecologico.


Un decalogo aggiornato di "Econologia per la vita" è, pertanto,
sicuramente utile in tal senso:

1. Non mangiare carne ed alimenti d'origine animale se non di allevamenti biologici ed al massimo una volta alla settimana, o meglio, al mese. In fondo è molto meglio essere vegetariani: si diventa più sereni e, soprattutto in pace con la "coscienza planetaria", si corre di più nello sport e si fa anche meglio l'amore, vivendo più a lungo. Ovviamente con varietà e fantasia, a tavola come in tutto il resto.

2. Trasformare gli allevamenti industriali in biologici, utilizzando i
pagamenti europei oggi stanziati per il benessere animale, ovvero 500 € per Unità Bovina Adulta. L'Europa dal 2007 al 2013 ha investito notevoli risorse, mentre le Regioni, per ora, non stanno erogando in modo adeguato.
Bisogna liberare gli animali al pascolo, riducendone il numero, in
completa autosufficienza alimentare dell'azienda agricola, coprendo i
capannoni zootecnici attuali con pannelli fotovoltaici, investimento,
questo, che rende oggi circa il 15% del capitale investito, sicuro per 20 anni, con il conto energia, esentasse, essendo considerata attività
agricola. Contribuendo in tal modo doppiamente a frenare l'effetto serra.

3. Nel contempo è necessario interrompere il sostegno agli allevamenti industriali, oggi calcolato sul numero di capi venduti o sulle quote di latte prodotto, che dissangua le finanze europee sostenendo ormai solo il mercato dei mangimi e dei farmaci, essendo gli allevatori in perdita netta. Spostare le risorse sulla Zootecnia Biologica, che in un paese civile dovrebbe essere semplicemente obbligatoria, non foss'altro per la sofferenza degli animali negli allevamenti zootecnici industriale. Chiudiamoli prima che falliscano, portandosi dietro la disperazione degli allevatori ed agricoltori, oggi indebitati fino al collo.

4. Con una moratoria mondiale, a partire dall'Italia, fermare gli ogm e i brevetti sulla materia vivente, che rendono gli agricoltori
"tossicodipendenti" delle multinazionali che vendono semi e pesticidi
collegati, ritirando i raccolti a prezzi da fame. Mentre i commercianti
locali e le banche acquisiscono i terreni degli agricoltori per ripianare
i debiti. (Stiamo andando verso un nuovo latifondismo bancario?).

5. Vietare l'uso di Pesticidi e di concimi chimici che distruggono i terreni, oggi ormai inutili, in quanto sostituibili con tecniche biologiche. Anche in base al Reg. Cee "Reach" ed ai diritti costituzionali inviolabili alla salute, alla salubrità dell'ambiente ed al progresso dell'agricoltura (Art 32, 9, 44 della Costituzione Italiana).
A partire dai Sindaci che possono, in qualità di responsabili della salute pubblica, dichiarare i territori biologici e liberi da OGM (anche nel commercio ed importazioni, oltre che nella coltivazione). Grazie ai
Pagamenti Agroambientali, previsti dalla Comunità Europea nei Piani di Sviluppo Rurale regionali, bisognerebbe, per legge, compensare tutti i mancati redditi e maggiori costi delle produzioni biologiche, quale servizio alla collettività, rendendo pertanto l'agricoltura biologica "conveniente per tutti". Agricoltura biologica che dovrebbe essere controllata e certificata a spese della collettività e non degli
agricoltori (come avviene oggi), con rischi di conflitti di interesse e
che oggi viene rimborsate agli agricoltori dalla Comunità europea
attraverso gli stessi Piani di Sviluppo Rurale, creando una doppia
burocrazia inutile.

6. Mangiare prevalentemente cibo locale e di stagione, così come è
previsto dal nostro organismo vivente, regolato in maniera perfetta dal suo DNA, memoria genetica evolutasi in miliardi di anni di vita sulla Terra. Andando quindi a far la spesa in campagna o, laddove non sia possibile, nelle reti specializzate biologiche, stando bene attenti alla provenienza degli ingredienti in etichetta: "biologici, italiani,
possibilmente locali e rigorosamente al 100% liberi da OGM", ovviamente. Ed organizzando gruppi familiari di acquisto locale, equo e solidale.

7. Aumentare l'Humus dei terreni agricoli, con opportune rotazioni delle coltivazioni, vietando l'uso di disseccanti o diserbanti chimici,
attraverso l'inerbimento delle coltivazioni arboree, le concimazioni
organiche, ecc. La sostanza organica dei terreni fissa quantità enormi di CO2 atmosferica. Negli ultimi 50 anni abbiamo distrutto più del 50% dell'humus agricolo, provocando, di conseguenza, alluvioni e frane, in quanto la terra non trattiene più l'acqua. Il protocollo di Kyoto stabilisce che coloro che dimostreranno dei crediti di carbonio
(fissazione della CO2) e riduzione degli altri gas serra, hanno diritto a
pagamenti per il beneficio sociale complessivo. Per l'Agricoltura
Biologica si aprono, pertanto, prospettive di grande opportunità
finanziarie. Altre centinaia di miliardi di euro che si potrebbero
distribuire a chi dimostra di aver incrementato l'humus stabile nei propri terreni, invogliando in tal modo i contadini all'Agroecologia. Essendo, tra l'altro, gli agricoltori le prime vittime economiche e sanitarie dell'attuale situazione disastrosa, oltreché distruttiva della
biodiversità planetaria.

8. Utilizzare immediatamente e al meglio le risorse economiche previste dai regolamenti europei "agroambientali" dell'Unione europea che ha stanziato 200 miliardi di € per lo sviluppo rurale agroecologico,
sufficienti oggi a sostenere la riconversione biologica di almeno il 70%
dell'Agricoltura Europea. Ma le regioni ad oggi continuano a sperperare
enormi risorse, regalandole a chi continua a comprare pesticidi,
inventandosi impropri disciplinari di "Agricoltura Integrata" (in realtà
elenchi di pesticidi ammessi in quantità elevatissima, superiore alle
normali pratiche agricole convenzionali, ndr), mentre erogano una miseria ai coltivatori biologici ai quali invece spetterebbe per legge il compenso  di tutti i mancati redditi e i maggiori costi del metodo biologico, ovvero del servizio reso alla collettività. Compenso oggi ridotto dalle Regioni spesso a meno di un terzo di quanto messo a disposizione dalle norme comunitarie.

E' un vero scandalo. Contro il quale gli agricoltori hanno inoltrato 4
ricorsi ai TAR Regionali, in Umbria, Toscana, Marche e Lazio.
Mentre le acque potabili sono sempre più inquinate di nitrati e pesticidi, diserbanti, ecc., spesso fuorilegge, come denunciano le ARPA. Speriamo che non si aumentino i "limiti di (in)tolleranza", come è già successo in passato, "legalizzando la violazione dei diritti inviolabili" alla salute e all'ambiente...

9. Promuovere campagne di informazione sui temi dell'agroecologia e della corretta alimentazione, a partire dalle scuole dove deve essere
obbligatoria la ristorazione biologica e tradizionale locale, prevalentemente vegetariana.

10. Riportare i giovani in campagna, approfittando della crisi industriale per aumentare la popolazione rurale, almeno al 10% (oggi siamo a meno del 4%). Mettendo insieme la buonuscita, il sostegno alla mobilità, il finanziamento di 50.000 € a fondo perduto per i giovani agricoltori... e le risorse, agroambientali dei PSR per l'agricoltura biologica, esentasse, 100% a fondo perduto (o meglio guadagnato), per il benessere collettivo.
Nel contempo favorendo la distribuzione di terre pubbliche per la
coltivazione di orti familiari e per i pensionati, contribuendo così a
mitigare la fame sociale, oggi drammaticamente presente anche nei paesi "sviluppati".

Inoltre, manca ancora in Agricoltura un'assistenza tecnica capillare
indipendente, che si potrebbe pagare - pensate un po' - solo con i soldi che risparmierebbero gli agricoltori, i quali oggi effettuano almeno il 50% di interventi chimici sulle coltivazioni assolutamente inutili e controproducenti (corrispondenti a circa 500 milioni di euro, ovvero 20.000 posti di lavoro per tecnici). Sotto la guida abile della fittissima rete di commercianti di pesticidi, che imperversano nelle campagne, inconsapevoli responsabili di questo olocausto sanitario ed ambientale.

Commercianti di pesticidi, sementi e cereali, che potrebbero oggi
riconvertirsi al biologico... guadagnando molto di più. Ma la Coldiretti
(socia dei Consorzi Agrari dove i pesticidi si vendono) oggi si oppone,
insieme agli altri sindacati agricoli, nei Comitati di Sorveglianza dei
Piani di Sviluppo Rurale Regionali (le finanziarie Agricole per il
2007-2013), al giusto pagamento agroambientale per gli agricoltori
biologici, i quali mancano di una seria e forte rappresentanza nazionale.

Le statistiche oggi non ammettono repliche: il Cancro aumenta in maniera incontrollata, a partire dagli agricoltori e dai nostri figli, che oggi sempre più perdono il loro futuro. Ma non siamo noi che stiamo perdendo il nostro futuro?