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I ghiacciai americani sono i più veloci a sciogliersi

di Andrea Bertaglio - 23/11/2009

Oltre ai ghiacciai himalayani si stanno sciogliendo anche quelli sulle Alpi, sulle Ande e in nord America. A conferma del fatto che il caos climatico, lungi dall’essere una barzelletta, riguarda tutti, sia ricchi che poveri. Un recente studio americano commissionato dall’amministrazione Obama lo dimostra.

 

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A seguito del cambiamento climatico oltre ai ghiacciai himalayani si stanno sciogliendo anche quelli sulle Alpi, sulle Ande e in nord America
Quando si parla di effetti devastanti sulle popolazioni a causa dei cambiamenti climatici, siamo abituati a vedere immagini di orsi polari stremati mentre nuotano, enormi pezzi di ghiaccio che si staccano dalle calotte polari, villaggi indiani o africani con bimbi denutriti, coste di Paesi tropicali coperte da onde altissime, pastori e agricoltori in campi in piena, desertificazione di qualche area disagiata. Immagini di posti e persone sempre e comunque lontani da noi, dal nostro vissuto e dalla nostra realtà.

 

Ovviamente, però, gli effetti del caos climatico in corso, seppur causati da una ben esigua porzione di umanità (quella residente nei pochi Paesi industrializzati), non va a colpire l’altra “porzione di umanità” (residente nel resto del mondo). Gli effetti del famigerato “climate change” non sono solo un problema per popolazioni esotiche. Anche chi ne è maggiormente responsabile (Stati Uniti d’America in testa), abitando sullo stesso pianeta di tutte le altre nazioni del mondo, potrebbe avere grossi problemi. Problemi che andranno ben oltre le già terribili esperienze vissute con i vari uragani che si sono abbattuti sulle coste americane in questi ultimi anni.

Un recente studio commissionato dall’amministrazione Obama ha, infatti, dimostrato che i principali ghiacciai americani si stanno sciogliendo a ritmi ancora più elevati di quelli di molte altre parti del mondo, raggiungendo negli ultimi 10-15 anni una velocità allarmante. Ciò comporta un costante aumento dei livelli marini ed il grande rischio di siccità per milioni di persone, proprio come in India, Cina o Africa. La siccità è un problema particolarmente grave ad ogni fine estate in California, lo stato più popoloso dell’unione.

Secondo l’“US geological survey” (USGS), i principali “danni” si stanno verificando soprattutto nel nord-ovest statunitense, particolarmente in Alaska e nello stato di Washington. Ed i più rappresentativi dei ghiacciai presi in considerazione dagli scienziati sono stati tre, “Wolverine” e “Gulkana” in Alaska e “South Cascade” nello stato di Washington.

 

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Un recente studio americano commissionato dall’amministrazione Obama ha dimostrato che i principali ghiacciai americani si stanno sciogliendo a ritmi ancora più elevati di quelli di molte altre parti del mondo
Lo studio ha dimostrato la portata globale dei cambiamenti climatici non solo per ciò che è stato sopra detto, ma anche perché questi tre ghiacciai hanno iniziato ad accelerare il loro scioglimento in contemporanea, seppure i climi delle aree in cui si trovano siano diversi e seppure si trovino a 1500 miglia di distanza fra di loro. Il ritiro del South Cascade, per esempio, è passato da una media di 1 metro all’anno a quella di 1.75-2 metri, secondo le rilevazioni dei ricercatori USGS, i quali stanno tenendo sotto stretta osservazione le suddette aree da oltre 50 anni.

 

Abbiamo capito (quasi) tutti che le analisi degli scienziati di tutto il mondo dimostrano quanto grave sia la situazione, e quanto urgente sia correre ai ripari. Ma oltre alle ricerche ed ai sondaggi, si può iniziare a fare davvero qualcosa ancor prima che a livello politico a livello personale? Se la politica è serva dell’economia e delle lobbies, potremmo almeno smettere noi di esserlo, prima che sia troppo tardi.

Certo quando gli effetti del cambiamento climatico invece di vederli tramite i telegiornali si inizierà a vederli fuori casa, il problema verrà preso molto più sul serio. Ma è sempre necessario aspettare di trovarsi nei guai, prima di agire? Evidentemente si, perché si sa, il più grande nemico dell’essere umano è, ancor più della paura, la pigrizia.